Ciampi a Vergato – Un riconoscimento a tutta la comunità
2016/12/13, Vergato – Archivio APCS – Da Vergato informa 2/02 Giugno 2002. Il discorso del sindaco;
Benvenuto a tutti voi che avete voluto essere insieme a noi in questa importante occasione e, soprattutto, benvenuto a Lei, carissimo Presidente. Per la Comunità che ci ha eletti come suoi rappresentanti, è un grande onore riceverLa a Vergato.
La Sua presenza oggi, rende ancora più alto l’omaggio che, per Suo tramite, lo Stato ha voluto tributare alla popolazione di tutto il nostro Comune per le immani sofferenze patite durante l’ultimo conflitto mondiale. Le siamo quindi infinitamente grati, per aver voluto, personalmente, consegnare un così importante riconoscimento all’intera comunità vergatese.
Senza nessuna velleità, pur non essendo uno studioso di storia, vorrei brevemente proporvi alcuni tratti della nostra storia e ricordare rapidamente i tragici eventi che hanno dato luogo al conferimento della Medaglia d’Oro.
Le nostre sono radici antiche; nel nostro territorio sono note le tracce di un piccolo insediamento etrusco e di alcune più significative presenze della colonizzazione romana, ma è alla fine del tredicesimo secolo che Vergato e molte località del comune, cominciano ad assumere importanza, sino a quando, attorno all’anno 1414, l’Autorità che governava tutto il bolognese insediò a Vergato il Capitanato della Montagna con ampi poteri sull’intero Appennino bolognese. Tracce di quell’importante
ruolo di governo assunto e mantenuto da Vergato per quasi 400 anni, si trovano sulla facciata di questo
nostro Palazzo municipale, con gli stemmi che i Capitani lasciavano al termine del loro incarico. Il Capitanato della Montagna cessò nel 1796 a seguito dell’arrivo, anche nelle nostre terre, delle truppe e del dominio napoleonico; questo non segnò però la fine delle fortune politiche e amministrative di Vergato, che divenne prima Cantone della Repubblica Cispadana e poi sede di Distretto e sede di Vìceprefettura insieme ad Imola, rango …. Sottoprefettura di Bologna.
Queste, con una sintesi che definirei ingiustamente estrema, le origini dell’importanza di Vergato e che Arturo Palmieri, storico della montagna bolognese, così descriveva poco prima della Seconda guerra mondiale: “ …… la centralità del paese, riconosciuta da tutti i legislatori degli ultimi cinque secoli, Le comunicazioni aperte negli ultimi anni con i principali centri della vallata del Setta, del Reno e della provincia di Modena, fanno di Vergato uno dei più ricchi empori commerciali dell’Appennino bolognese. Le vecchie case sono insufficienti a ricevere la popolazione ogni ora in aumento, e nuove costruzioni sono sorte e sorgono…..”
Con questa situazione di particolare “fortuna” arricchita dalla costruzione, nella seconda metà dell”800, di due importanti arterie stradali e ferroviarie di valico appenninico che la collegavano a Bologna e alla Toscana, Vergato affrontò gli anni della Seconda guerra mondiale.
Come un centro strutturalmente strategico, con una popolazione già fortemente provata da ventanni di regime fascista, che già immediatamente dopo le elezioni del 16 maggio 1921 aveva marcato con forte impronta la vita vergatese, con molti uomini lontani a combattere le tante guerre della folle avventura imperialista del fascismo.
Tante guerre assurde, come quasi sempre è una guerra, che portarono molti cittadini delle nostre terre a combattere e morire in Africa, in Grecia e in Albania, nei paesi slavi e balcanici ed anche nelle steppe russe. Mentre nel nostro paese i più elementari principi di giustizia e libertà erano da tempo calpestati. A questo proposito, non si può dimenticare che a Vergato, forse unico esempio nella regione, si formò anche un battaglione alpino-misto genio da spedire in terre lontane a combattere.
L’8 settembre 1943, anche per Vergato rappresenta una data emblematica, perché è da quella data che la comunità vergatese entrò in totale contatto con gli orrori della guerra; dopo la festa nella centrale Piazza Vittorio Emanuele, la convinzione di tante donne e uomini, fiduciosi che la guerra fosse finita, fu tragicamente smentita dall’invasione dell’esercito tedesco che da nord a sud occupò l’intera vallata del Reno. La violenta occupazione tedesca, spalleggiata da frange particolarmente attive di repubblicani fascisti, avviò così uno dei momenti più bui e tragici per questa terra. Anche nel nostro territorio,
si contano infatti innumerevoli occasioni in cui viltà e violenza dell’esercito occupante e di alcuni facinorosi locali, si scaricarono innanzitutto sulla popolazione inerme, forse amica dei combattenti partigiani e desiderosa di essere liberata.
Si trattava spesso di persone inermi, di donne e uomini, di bambini, di anziani.
A Vergato, sin dal 1946, si celebra con molta attenzione la Festa della Liberazione e ogni anno, in prossimità del 25 aprile, ci rechiamo in molte località del nostro comune per ricordare, appunto, le stragi di Chiusa di Vergato, la strage di Boschi, di Susano, di Tolè, e ogni anno, alla caserma dei Carabinieri di Vergato, rendiamo omaggio al sacrificio di tanti militari dell’Arma schierati a difesa
della popolazione ed al Carabiniere Padulosi a cui la caserma stessa è intitolata. Un carabiniere vergatese morto insieme a tanti feriti in quel di Ronchidoso di Gaggio Montano.
E questa è l’origine della guerra combattuta in questo pezzo della valle del Reno, occupata da un esercito straniero e con la sua popolazione sottoposta ad un regime di privazioni fisiche e morali e di inaudita violenza.
É così che, a partire da quell’8 settembre anche qui, anche nei nostri paesi e fra la nostra gente, si afferma un grande bisogno di giustizia e soprattutto di libertà.
E per la libertà si combatte e si soffre.
Dal 27 novembre 1943 e fino alla m età dell’ottobre 1944, il nostro territorio subisce ben 23 incursioni delle forze aeree alleate, culminate nel bombardamento del 22 agosto 1944, con la distruzione pressoché totale dell’abitato di Vergato, compresi la chiesa ed il municipio.
Nonostante la rabbiosa ritirata tedesca, manifestatasi in tutta la sua ferocia vicino a noi a Marzabotto, e la possibilità di vedere davvero la fine della guerra per tutto il nostro territorio, incredibilmente prima del novembre 1944 il fronte bellico si arrestò sulla famigerata Linea Gotica.
Il nostro Comune era proprio su quel tragico fronte: una parte importante del suo territorio era già liberato e sotto il controllo degli Alleati, mentre i monti che sovrastano la valle di Vergato erano occupati, ad ovest (comprese importanti frazioni come Cereglio eTolè), dall’esercito tedesco e dalle famigerate SS e, a est, dalle truppe alleate.
Quasi sei mesi di combattimenti con il fronte fermo ed un paese ormai cumulo di macerie e praticamente sfollato.
In mezzo al fronte, fin dal giugno 1944, operava finalmente anche una formazione partigiana, la formazione soprannominata Pilota: 120 uomini prima e 50 alla fine ed un comandante che oggi è con noi in questa sala.
Questa formazione agiva in stretto rapporto con gli altri comandi partigiani ed il comando alleato e svolse l’importante funzione di presidiare il lato sud del fronte, assieme a truppe sudafricane, americane e brasiliane.
Quella presenza fu estremamente importante per la liberazione dei nostri territori e io credo che, in futuro, spero presto, sia possibile anche a quella presenza e a quel valore militare poter conferire un riconoscimento; interessero di questo il nostro Consiglio Comunale, affinché anche il sacrificio ed i valore di quegli uomini sia ricordato.
In una ricerca storica condotta alcuni anni fa da una scuola vergatese, il comandante di quella formazione partigiana, dopo aver raccontato le vicende vissute, alla domanda di uno studente che chiedeva quale messaggio un protagonista di quegli eventi volesse lasciare ai giovani, cosi rispondeva: “Penso che la cosa più brutta sia la guerra, p e r i sacrifici e, moralmente, perchè quando si parla di
guerra, si parla d i esseri umani che uccidono altri esseri umani. Penso che con la volontà queste cose si possono evitare.
Quindi, il messaggio che lascio ai ragazzi è quello di cercare di combattere chi vuol fare la guerra”. La straordinaria attualità di questo messaggio da sola meriterebbe un riconoscimento.
Questa, in breve e senz’altro con molte omissioni di cui mi scuso, la nostra storia. Una storia che non può e non deve essere dimenticata o peggio ancora cancellata.
Oggi, a Marzabotto è accaduto un fatto straordinario.
Il gesto così profondo del Presidente della Repubblica tedesca compiuto nel luogo del più vile sterminio di popolo è di enorme importanza e può essere emblematicamente assunto come gesto rivolto a tutto il popolo italiano.
Perdonare è questione che riguarda innanzitutto le singole coscienze di ciascuno di noi. Certamente, il riconoscimento delle tragiche responsabilità dell’esercito tedesco e soprattutto dei suoi corpi speciali, durante l’ultimo conflitto mondiale, che appare essere il fondamento del gesto del Presidente tedesco, oltre a rappresentare un fatto storico, costituisce anche un grande momento di riflessione sul valore della pace che in Europa abbiamo saputo costruire e consolidare in questi anni. Rispettare la verità storica, ricordare con rigore gli avvenimenti di quegli anni non vuole quindi alimentare nuove divisioni
e impedire un comune percorso di progresso, nella pace e nella collaborazione culturale ed economica. Fare questo insegna invece a costruire un forte legame fondato sulla pace e sulla libertà.
La guerra a Vergato e nel suo territorio, fini nei giorni che seguirono il 13 aprile 1945 e finalmente, la popolazione ritornò verso ciò che restava delle proprie case contando danni e lutti con grande dignità e con voglia di ripartire.
Da allora, la nostra comunità ha saputo rigenerarsi, ha saputo ricostruire, ha gettato fondamenta solide per garantire il ripristino della legalità, della giustizia e, soprattutto, di una libera e fruttuosa ricerca e costruzione delle migliori condizioni di sviluppo per tutti i suoi figli.
Questo, nonostante negli anni ’50 e ’60, forte sia stato l’esodo verso la ricerca di un lavoro e di un più dignitoso benessere.
Oggi i nostri territori hanno un ruolo forte nel contesto socio economico bolognese e godono di un processo di sviluppo particolarmente interessante che assomiglia molto ad una nuova e altrettanto importante ricostruzione.
Opportunità economiche e di lavoro accettabili si coniugano con buoni risultati, con la possibilità di essere relativamente distanti dai problemi delle grandi città ed immersi in condizioni ambientali ancora di buona qualità.
Molto ancora dobbiamo fare, m a le opportunità di risolvere i nostri problemi non mancano. Quei valori di generosità e solidarietà, che sono richiamati nella motivazione di conferimento della Medaglia d’Oro, sono ancora sufficientemente radicati nelle nostre comunità e noi che rappresentiamo a livello locale le Istituzioni, abbiamo il dovere m orale e civile di non tradirli. I Comuni, in particolare, rappresentano ancora una Istituzione chiaramente riconosciuta da tutti i cittadini ed il nostro compito è allo stesso tempo molto gratificante e molto impegnativo.
E, traendo giovamento da quegli insegnamenti che la storia ci consegna, vorremmo anche essere sempre più Comuni d’Europa, di quell’Europa che, se realmente unita, può garantire davvero quel bene inestimabile che è la pace. Comuni e comunità di un’Europa libera, solidale e impegnata in tutto il mondo in progetti di diffusione universale di quei diritti su cui fondiamo la vita dei nostri piccoli comuni e della nostra grande nazione. Diritti che vogliamo salvaguardare e diffondere, m a che dobbiamo essere anche in grado di esercitare, vedendo meglio valorizzata la nostra capacità di governo
locale e la nostra autonomia.
A volte, il nostro compito e la volontà di rispondere in modo migliore alle tante domande dei cittadini, subiscono limitazioni non sempre comprensibili. Abbiamo invece bisogno di sentire sempre le Istituzioni nazionali al nostro fianco e attente alle nostre sollecitazioni.
Lei Signor Presidente, nella sua instancabile opera di contatto e confronto con tutta la realtà nazionale, ci sta insegnando questo e forse, da Lei, e da quei tanti cittadini libertà e giustizia, e dopo, tornando alle proprie case dopo anni di distruzione e miseria generate dalla guerra,
si rimboccarono le maniche per costruire un mondo migliore, molto ci rimane ancora da apprendere. Questo vale per noi, ed a maggiore ragione vale per chi, avendo compiti più importanti dei nostri nelle Istituzioni repubblicane, e che, a volte, pare trascurare questa storia e la straordinaria eredità morale che essa ci consegna.
Signor Presidente, grazie quindi a Lei che, con il riconoscimento concesso alle donne e agli uomini di queste terre e con la sua presenza oggi a Marzabotto ed a Vergato, ci ha consentito ancora una volta di riflettere sulla grande im portanza di fondare il nostro agire quotidiano di amministratori e di cittadini su valori di profondo rispetto, innanzitutto, della dignità umana.
Grazie ancora a tutti Voi, Autorità civili, militari e religiose, ed a Voi, associazioni, cittadini, amici, che avete voluto condividere con noi questo straordinario momento.
Grazie davvero.
Pasquale Colombi, sindaco