“C’era una volta a Vergato…l’ospedale!” Un titolo che non vorremmo pubblicare

Vergato – Ospedale 1917

2017/03/14, Vergato – Due temi oltre la sanità a Vergato, questo potrebbe essere un titolo per l’argomento emerso durante l’assemblea del 13 marzo.

Il primo sollevato dalla consigliera Giuditta Uliani, in veste di imprenditrice immobiliarista, la quale ha rimarcato l’importanza della presenza dell’ospedale per chi scegli di venire ad abitare a Vergato. Spesso le persone acquistano l’appartamento proprio perchè hanno una sicurezza in più, l’ospedale vicino a casa.

L’altro tema portato in evidenza da Alfredo Marchi è quello dell’importanza storico-culturale dell’ospedale voluto e creato con comitati e donazioni, oltre un secolo e mezzo di storia del paese sempre gravitata attorno a questo importante punto di riferimento per tutto il circondato. A questo proposito, tra le carenze storico letterarie sul paese manca un libro che tratti questo argomento. Le pubblicazioni che seguiranno cercheranno di porre la base documentaria per una eventuale ricostruzione storica dell’ospedale vergatese con la speranza che il titolo non sia:

“C’era una volta a Vergato…l’ospedale!”

… dalla “Relazione sull’attività svolta dall’Amministrazione uscente, dall’apertura dell’ospedale (1945) a tutt’oggi (1947)” come era stato pubblicato sulla rivista “Nuèter” n° 50 del dicembre 1999.

A cura di Alfredo Marchi

L’ultimo scritto che propongo è una “Relazione sull’attività svolta dalla prima amministrazione uscente dopo la riapertura dell’Ospedale Civile di Vergato, avvenuta il 19/7/1945, al 27/3/1947”. Ne è firmatario l’allora presidente dell’amministrazione uscente: Francesco Marchi, deceduto alcuni anni fa, e porta la data del 27/3/1947.
La guerra ormai era finita, ma grossi problemi rimanevano da risolvere. L’attivazione dell’ospedale fu, giustamente, fra i primi ad essere affrontato.
L’Ospedale di Vergato è stato riaperto il 19 luglio 1946, dopo il suo rientro da Bologna: dove era stato sfollato nel periodo bellico.
Il sottoscritto, dietro incarico del Sindaco di Vergato Sig. Sabatini Giovanni, curò il ritiro ed il trasporto del materiale da Bologna con automezzi messi a disposizione dalle Croce Rossa Americana, sistemandolo alla meglio nelle quattro camere rimaste abitabili al pian terreno.
Su proposta del Comitato di Liberazione, venne poi nominata l’amministrazione (dimessasi colle elezioni Comunali per dare così la possibilità al consiglio, espressione della volontà popolare, di proporre un’amministrazione di completo suo gradimento) che entrò subito in funzione. (…)
Furono ripresi i lavori dello stabile, dietro un deciso intervento del Medico Provinciale, che procurò un finanziamento straordinario dalla prefettura di £ 325.000 quando nel Comune parecchi casi di tifo, anche mortali, fecero sentire la necessità di avere l’Ospedale in efficienza completa.
Molto era stato fatto per volontà del sindaco Sabatini, quale il riassestamento del tetto, la chiusura degli squarci maggiori lasciati dalle granate nei muri esterni ed altre opere di sgombro, usufruendo di mano d’opera pagata nello sgombro delle macerie del paese, e risparmiando così un grave onere all’amministrazione.
Dopo l’elencazione delle varie problematiche affrontate per ottenere i finanziamenti necessari dal Genio Civile, la relazione procede evidenziando che:
Mentre nell’inverno ’45-’46 fu possibile rimediare al riscaldamento dei pochi ammalati con una stufa, non lo fu nel 1946-47 per l’accresciuto numero dei degenti superiore ai trenta. Di fronte a tale necessità occorreva rimettere in funzione l’impianto termico. Si dovette di nuovo insistere presso il Genio Civile, che dopo diverse offerte di ditte bolognesi, scelse e incaricò la ditta Buscaglioni per tale lavoro, che fece bene e in tempo per l’inverno ora trascorso, con piena soddisfazione specialmente dei ricoverati.
Restano così ancora disponibili per lavori da compiersi circa un milione, meno diritti di perizia del tecnico Geom. Faccioli £32.000.

Lavori urgenti richiedenti immediata soluzione sono:
I °) riparazione dell’impianto interno dell’acquedotto.
2°) imbiancatura interna di tutto l’edificio.
3°) dotazione di tutti i vetri mancanti.
4°) ricostruzione della lavanderia.
Molti aiuti sono stati ricevuti oltre quelli già menzionati in principio.
160 coperte imbottite dalla Croce Rossa Americana, 1900 mt. di tela a mezzo Medico Provinciale Assegnazione U.N.R.R.A., diverse assegnazioni di medicinali U.N.R.R.A., veste da camera e camici confezionati U.N.R.R.A., 12 letti con reti materassi e cuscini dal Partito Socialista Sezione Prov. di Bologna.
È in corso una richiesta di materiale sanitario vario, fra cui una autoambulanza all’Alto Commissariato per l’Igiene e la Sanità.
È pure in corso di assegnazione un dono svizzero che dovrebbe consistere nell’arredamento completo della sala operatoria.

IL PERSONALE.
II Direttore Dott. Augusto Fini subito dopo la liberazione trovatasi sfollato a Santa Maria Villiana. Prima ancora che l’Ospedale avesse ripreso a funzionare come tale, il Comitato di Liberazione invitò il Direttore a Vergato per aprire un ambulatorio nei locali dell’Ospedale, onde poter dare immediata assistenza sanitaria alla popolazione che rientrava. Non trovando possibilità di alloggio in paese a causa delle grandi distruzioni, questi limitò la sua venuta a due volte alla settimana, aumentata poi a tre quando l’Ospedale fu riaperto.
Tale situazione continuò quasi tutto un anno, cioè fino a quando resasi un’abitazione libera potè stabilirsi in paese con grande vantaggio dell’Ospedale per la presenza continua del medico.
Il chirurgo, Dott. Francesco Bedogni, è in aspettativa senza assegni fino al 31/3/1947. Nel settembre 1945, dopo la liquidazione degli arretrati, e non potendo far funzionare il reparto chirurgico sostenendo contemporaneamente la continua spesa dello stipendio, si venne ad un accordo col chirurgo stesso, dal quale l’amministrazione avrebbe accettata una domanda di aspettativa senza assegni di sei mesi, e quindi protratta fino al 31/3/1947.
Le suore. Quando l’amministrazione entrò in carica, prestavano servizio sei suore del Cottolengo di Torino, che avevano seguito costantemente l’Ospedale durante i diversi sfollamenti, condividendone le peripezie, i pericoli ed i disagi. Molto esse hanno fatto costruendo e conservando, per quanto loro era possibile, tutto il materiale. Molta parte del merito di ciò che si è salvato, è loro.
Subito dopo la liberazione, la Casa Madre richiamava le suore comunicando all’Amministrazione a mezzo della Superiora. Adduceva tale necessità dal fatto che la guerra avendo causato molte perdita fra le suore di Torino, queste di Vergato necessitavano per colmare tali vuoti. Si domandò insistentemente facendo presente le condizioni del paese. Si fece intervenire il Cardinale Arcivescovo. l’Arciprete Don Pasi, componente l’Amministrazione, andò personalmente a Torino, ma tutto ciò valse solo ad ottenere una proroga. Allora l’arciprete Don Pasi, incaricato a tale scopo, cercò altre suore, e non senza fatica ottenne dalle Minime dell’Addolorata con la Casa Madre alle Budrie di S. Giovanni in Persiceto, n. 6 suore che il giorno 18 marzo 1946 sostituirono quelle del Cottolengo che rientravano. Fra l’amministrazione uscente, e la Madre Superiora Generale delle suore ora in servizio, è intercorsa una convenzione approvata dalla Prefettura, che regola i rapporti reciproci.

L’infermiere. Coll’apertura dell’ambulatorio, rientrò pure immediatamente in servizio l’infermiere Benassi Alfonso, adattandosi e sacrificandosi nel prestare la sua opera nei più svariati ed impellenti bisogni dell’Ospedale. Si è improvvisato elettricista, meccanico, falegname, si è trovato costretto a fare il facchino. Si è preoccupato con buon esito di girare nei diversi rifugi tedeschi racimolando molte porte ed usci asportati dall’Ospedale. Dall’apertura a tutt’oggi è gravato dall’enorme fatica giornaliera di provvedere l’acqua per i bisogni dell’Ospedale. È encomiabile nel suo silenzioso lavoro.
Il segretario, Rag. Pietro Repetti, invitato a riprendere il servizio come è già stato detto, ha assolto il suo lavoro sebbene retribuito sempre come anteguerra. Solo con l’ultima seduta tenuta, gli si è aumentato lo stipendio portandolo a £ 3.500 mensili. (…) Nel lavoro d’ufficio è coadiuvato dal Sig. Umberto Pasi (ndr. papà di don Enzo) che si è offerto gratis dichiarando essere per lui un compenso il poter occupare la sua giornata di pensionato. (…)
In merito alle spese è sempre stata costante la cura di evitare quelle inutili, e ridurre le necessarie al minimo indispensabile. Le trasferte per esempio (lima sorda di molte amministrazioni pubbliche) non sono state concesse che in pochissimi casi. Sulla situazione finanziaria il Segretario fornirà al nuovo consiglio tutte le delucidazioni che richiederà.

 

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