La Storia di Nanni Raffaele Scalpellino, nato a Vergato nel 1874
2017/04/03, Vergato – Nel 5° anniversario di Vergatonews24.it vogliamo rendere omaggio a una persona che ha dato il via alla “Banca della Memoria vergatese” poi Vergatonews24, Umberto Bernardi. Dalla voglia di raccogliere materiale fotografico, documenti, cartoline, al passaggio alle interviste registrate in voce o in video infine il passo più difficile; la divulgazione.
Ecco un suo lavoro a dimostrazione del suo impegno ma contemporaneamente un omaggio a “nonna Linda”, la nonna di Umberto che anche noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare in occasione dei suoi 100 anni.
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Created: 2012-04-03 11:53:18
La Storia di Nanni Raffaele Scalpellino, nato a Vergato nel 1874.
Storia raccontata da Nanni Linda il 31 marzo 2004 al suo nipote Umberto.
(Da la “Montagna terra di emigrazione” di Giorgio Sirgi)
Cattabriga Cesare nato nel 1860, piccolo impresario edile di Campolo, nel 1859, Cesare incontra a Roma un imprenditore inglese che aveva vinto l’appalto per la costruzione di chiuse per le navi, allo scopo di rendere navigabili, in tutte le stagioni, il fiume Nilo. Egitto e Sudan erano allora una vasta colonia inglese e il Nilo rappresentava una grande e importantissima via di comunicazione. Cattabriga Cesare parte da Campolo con una decina di scalpellini, per andare ad aprire una cava in Egitto che presumibilmente, si trovava nei dintorni dell’area archeologica di Abu Simbel, se non addirittura nell’alto Sudan. In breve tempo si arriva a circa 70 scalpellini di Campolo emigrati in Egitto. I lavori per la costruzione delle chiuse sono continuati per 17 anni, dal 1895 al 1912.
Umberto Bernardi intervista nonna Linda.
<Quanti anni hai Linda?
<Novantacinque.>
<Aumentano sempre.>
<Sono del nove.>
<Di che anno sei?>
<“1909” Del 1909. Hai visto quelle vecchie, li in televisione, nel secondo canale?>
<No, cos’hanno fatto?>
<Una aveva 105 anni e giocava a briscola, no a sbarazein.>
<Tuo padre si chiamava?>
<Nanni Raffaele.>
<E tua mamma?>
<Tigli Luigia.>
<Ti ricordi quando è nato tuo padre?>
<Mio padre è nato, il giorno non lo so, però mio padre è nato nel 1874. Mia madre è nata nel 1877. ><Eravamo quattro sorelle l’Angiolina nata nel 1900, la Cesarina 1902, la Tommasina 1906 ed io 1909.>
<Quando sono morti i tuoi genitori?>
<Mio padre è morto nel cinquanta, mia madre nel sessantotto. Te la ricordi?>
<Si la nonna Gigiotta, era casalinga?>
<Casalinga.>
<Ha sempre fatto la casalinga?>
<Si.>
<Mentre Raffaele faceva?>
<Lo scalpellino.>
<Di mestiere ha fatto solo lo scalpellino?>
<Si, ha sempre fatto lo scalpellino.>
<Lavorava per conto suo?>
<No, lavorava assieme ai Cattabriga.>
<I Cattabriga erano i suoi datori di lavoro o erano altri operai?>
<I Cattabriga erano proprietari della cava di Montovolo, da li prelevavano tutti i massi per cotruire le case. Hai capito? Anche il monumemto è stato fatto da loro.>
<Praticamente lui era un operaio di questi Cattabriga>
<Si era un operaio dei Cattabriga e anche dei Vecchi.>
<Lavoravano molti scalpellini per i Cattabriga?>
<Allora tanti, si perché hanno lavorato anche a Suviana, tanto.>
<Alla diga di Suviana?>
<Si, e anche alla diga di Suez.>
<In che periodo?>
<Quando nacque mia sorella Cesarina (Mora) nel 1902 era in Egitto. Erano pagati in sterline d’oro e quando venne a casa comprò la macchina da cucire per mia madre e una bicicletta per lui, quando tentò di pagare con le sterline nessuno le voleva perché non le avevano mai viste.>
<Ha lavorato solo in Egitto?
<Ha lavorato in Sicilia, a Carrara, a San Pellegrino.Lavorava in cava.>
<No, prendevano giù i pezzi che occorrevano, poi facevano i lavori che dovevano fare.>
<Cosa ha fatto a Vergato?>
<A Vergato ha fatto il monumento.>
<Il monumento assieme a chi?>
<A mio zio, che si chiamava Clelio.>
<Suo fratello.>
<Si, e assieme agli altri operai di Campolo.>
<Lui ha fatto anche la fontanina e tutte quelle palle (tonde) che sono nel Pincio.>
<Da una fotografia si vede che stà lavorando anche sulla balaustra.>
<Tua madre poverina, quando si ruppe un pezzo, in fondo alla scaletta del Pincio, andò in comune per farlo aggiustare.>
<Il Pincio fù distrutto durante i bombardamenti?>
<Niente.>
<Non fu toccato?>
<Non fu toccata, neanche quella bella sponda che c’è.>
<Non fu distrutto niente.>
<E’ rimasta una di quelle poche cose che si sono salvate dalla guerra.>
<Si, poi mio padre a Bologna ha fatto un palazzo che ci sono delle sculture, io non mi ricordo in quale piazza. Lo sa la Miranda.>
<E questo Cattabriga?>
<Sarebbe poi il nonno di Gianni (Vecchi). Era un parente di mio padre. Un cugino, non so. Che mi tenne anche a battesimo, fatti idea te.>
<Fece da padrino al tuo battesimo?>
<Si.>
<Raffaele lavorava spesso a Vergato?>
<Lavorava quando c’era il lavoro.>
<Mi hai detto che ha lavorato a Suviana.>
<Si, è stato tanto a Suviana, l’aveva mess sò l’ambrosa.>
<Come?>
<Questa ragazza rimase incinta e fece un maschio.>
<Capitò che la signora Bontà, nonna di Mariarosa, che andava con un carretto a vendere la stoffa al mercato di Castiglione dei Pepoli, incontrò questa donna che le chiese da dove venisse: da Vergato rispose la signora Bontà.>
<Allora donna, tutta felice, le raccontò che avrebbe sposato uno di Vergato.>
<Ma chi spusiv d’Vargà? Chiese la signora Bontà.>
<Rafflein al scalplein. Rispose la donna.>
<Mio padre allora era sposato e aveva già due figlie. La signora Bontà disse: Bemmo sl’è beli spusà con du fioli. Ecco mi peder ai tochè scaper vi co la bizicletta, allora andava a lavorare con la bicicletta fin lassu.>
<Era un giramondo?>
<allora si andava dove c’era lavoro. E’ stato in Sicilia a Messina mi sembra. A Vergato non c’era micca tanto lavoro. Quando stava a casa e si diceva: a per chi faghian un cà la. Sembrava che venisse giù il mondo. Quando si sapeva che qualcuno costruiva una casa tutti gli scalpellini correvano a cercare lavoro, loro facevano di tutto, anche i gradini.>
<Faceva anche da muratore?>
<No, murare no, faceva solo lo scalpellino. L’è stà un biricchin, è stato a lavorare dappertutto, ha guadagnato tanti di quei soldi, con quanti ne ciapeva con quanti ai spendeva.>
<Allora guadagnavano bene gli scalpellini?>
<I Vecchi, con i Cattabriga erano i più signori di lassù, vabbene che loro avevano la cava, ma erano gente che avevano tanti poderi e tanta roba.>
<Mi peder, quand i vendetten la cà che steven denter, la cumprè brisa, sicché, fet pò un idea.>
<Gli piaceva spendere.>
<Lo con quanti ai ciapeva con quanti ai spendeva.>
<E l’avventura africana?>
<Ebbe un avventura con una africana. Alla mateina al dis: bemmo, con chi ha jo durmè sta not?>
<Quando la vide alla mattina, disse che tachè a tirer fora.>
<Cominciò a vomitare.>
<Da gran che era brutta?>
<Sarà stata anche sporca. Li ho voluto tanto bene a mi peder.>
(I villini liberty di Enrico Carboni da VergatoNews24.it)
Nel 1921 a a Vergato avvenne un attentato dinamitardo contro Fulgeri Armando, nato a Vergato nel 1881, segretario del neo costituito fascio italiano di combattimento sorto a Vergato in quegli anni, la colpa dell’attentato fu attribuita agli anarchici/comunisti della Ghiaia (fra i quali Arturo Colombi) che furono subito arrestati e imprigionati per esser poi scarcerati dopo alcuni mesi per l’insussistenza delle prove. Si tratta dello stesso Fulgeri Armando che ritroviamo Sindaco di Vergato nel 1925 in occasione della visita del Principe Reale per inaugurare il monumento ai caduti e che negli anni trenta si rende protagonista di un efferato delitto d’onore uccidendo a colpi di pistola il Dott. Lanzarini Adelmo, reo di avergli insidiato con successo la moglie.
<Dell’attentato dinamitardo a Vergato, cosa ti ricordi?>
<Eh! Voglia! Se me lo ricordo. Arrestarono quasi tutto Vergato. I comunisti e i socialisti, presero anche mio cugino che aveva quattordici anni (Amleto Nanni), poi li misero in prigione.>
<I fascisti si riunivano in quella casa davanti all’ospedale.>
<La casa dove era l’ex dispensario.Li Ecco bravo, in quella casa lì si ritrovavano tutti i fascisti. facevano i complotti per gettare questa bomba.>
<Poi la moglie di questo (Fulgeri) aveva trovato l’amico, che era un parente di Piccinelli, che si chiamava <Benini, che era un dottore.>
<Tu dici che fu un finto attentato?>
<Certo, un finto attentato.>
<Lo fecero per incolpare i socialisti e i comunisti?>
<Si, se succedeva la notte prima, in casa nostra c’era Arturo Colombi, che era fidanzato di mia sorella Tommasina, se capitava la notte prima ci arrestavano tutti.>
<Perchè?>
<Perchè era stato a dormire li, mio padre venne in casa e disse con Arturo: guarda bene che c’è un lavoro giù per Vergato, che tira ua brutta aria, stai qui stanotte.>
In cucina avevamo un bel divano, e stette li a dormire.
La notte dopo scoppiò la bomba, lo presero su lo stesso, presero tanta gente, tanta. Mi ricordo che quando partirono sopra al camion (che li portava in carcere a S. Giovanni in Monte a Bologna) cantavano “Addio Lugano bella o dolce terra mia, partono cantando con la speranza in cor”.>
<Non fu condannato nessuno per questo attentato?>
<Mocchè, scherzi, fu poi il maresciallo che disse no, no. Presero su anche tante donne, mi meraviglio che non arrestarono anche mia sorella.>
<Però quando vennero su i fascisti, tagliarono i capelli a quelle donne e le tagliarono anche a mia sorella.>
<E quel ragazzo di quattordici anni, Amleto Nanni fu liberato?>
<Intervenne mio cognato quello di Roma, il babbo di Eugenio che andò dal pretore e dal maresciallo e garantì per lui. Allora questo ragazzo aveva quattordici anni cosa vuoi che ne sapesse lui.>
<Poi a dir la verità, sia lo zio Clelio come mio padre erano socialisti, però erano gente che erano abbastanza rispettata.>
<Mio padre solo che quando ci fu la sfilata dei fascisti non si tolse il cappello, allora uno con il bastoncino gli butto a terra il cappello, e gli disse: tu non sei un italiano.>
<Mio padre gli rispose: Io non sono italiano?>
<Fammi vedere le tue mani, le mie sono piene di calli da lavoro, fammi vedere le tue.>
<Questo era uno che prestava i soldi, come si dice?>
<Un usuraio.>
<Un usuraio, che quando venne il principe a Vergato la figlia Marina si mise tutto un vestito tricolore.
<Ricordi quando venne il principe?>
<Voglia! Io avevo anche una foto.>
<Allora avevo quindici anni, venne nel 25 all’inaugurazione del monumento c’era un lavoro di gente.>
( Da “Restauro Monumento ai Caduti” a cura del Comune di Vergato)
La collocazione del monumento riqualificò l’area che già era stata Foro Boario e diventava ora il Parco delle Rimembranze. La cerimonia dell’inaugurazione il 12 luglio 1925 fu solenne, nobilitata dalla presenza del Principe Ereditario, con grande partecipazione popolare (vedesi articolo del Resto del Carlino) “ il Principe, fatto segno ad una importante ed entusiastica ovazione appare sul piazzale della ferrovia, dopo aver salutato militarmente l’enorme folla, percorre speditamente l’intero viale Umberto, passando sotto un magnifico arco di festoni, emblemi bandiere con luminarie eretto davanti alla stazione. E’ un momento di gioia idescrivibile. (…)
Giunto davanti al Monumento fra lo stuolo delle autorità, ha preso posto sul gran palco Reale, vengono abbassate improvvisamente le grandi tele che ricoprivano la bella opera d’arte, altare solenne dei Caduti per la Patria.”
<C’era il carnevale prima della guerra, nel periodo fascista?
<Non ricordo sfilate di carri, facevano qualcosa i fascisti. C’erano due o tre che si vestivano con camice da notte impataccati di dietro, facevano delle stupidaggini.>
<Le feste, i veglioni di Carnevale?>
<Prima, prima della guerra facevano della grandi, delle belle feste, bellissime.>
<Nel periodo di carnevale?>
<Nel periodo di carnevale le donne si vestivano benissimo. Tuo nonno andava sempre alla festa del “Gallo”.>
<Il “Gallo” che cosa era una società carnevalesca?>
<Si era una società , le società carnevalesche facevano delle feste bellissime.>
<Dove le facevano?>
<Una volta le facevano dove c’è il Credito Romagnolo (allora albergo la Pace) quando io ero bambina.>
<Raccontami l’ultima cosa, la soria del brigante?>
<Si chiamava Saturnone era un parente alla lontana della mamma di Aldo (Fanini Giulia) tanti anni fa almeno 150. faceva gli agguati al ponte della Luggiola, fu preso in osteria, un suo compare fece un segno alle guardie, che non conoscevano il suo volto.>
<Fece un gesto con la mano e fu arrestato.>
<Ti voglio raccontare questa, c’era il vecchio padrone della tipografia Ferri, che era un ubriacone, feva l’amour con una et Cavac, una sera che andava a morosa arrivato alla Rovina, vicino alla casa di Suppini si fermò per fare i suoi bisogni. In questo posto si diceva ci fossero gli spiriti. Scappo urlando perché i suoi bisogni cominciarono a saltare, in realtà non si accorse che le aveva fatti sopra una botta.>
Intervista, trascrizione, fotografie e impaginazione di Umberto Bernardi.
A Lui un bentornato dopo anni di impegni lavorativi ma sempre vicino agli ideali iniziali.