“Alla ricerca della sorgente perduta” di Achille Lodovisi e Paolo Rossi
2017/09/05, Grizzana Morandi – Alla ricerca della sorgente perduta.
Nel caldo torrido dei giorni scorsi, alcuni abitanti del borgo Fornace di Salvaro, nel comune di Grizzana Morandi, hanno intrapreso un’ammirevole ‘spedizione’ per ripristinare l’antica sorgente di acqua solforosa, rimasta sotterrata da uno smottamento di terreno avvenuto durante lo scorso inverno.
Di questa scaturigine si parlava anche nel censimento delle acque sorgive del nostro territorio effettuato nel 1998. La fonte di acqua puzzola (solforosa) fu catalogata con il numero 31/4 dall’Assessorato all’Ambiente della provincia di Bologna. Le indicazioni su come raggiungere la sorgente erano così descritte:
dalla località Fornace di Salvaro (Trattoria Malvina) in direzione Salvaro, imboccare il sentiero pedonale situato all’altezza della prima curva a sinistra, costeggiare per circa 200 mt il rio Sabbioni, guadarlo, e dopo 100 mt imboccare un altro sentiero a destra. La fonte è a circa 30 mt.
E’ convinzione comune che le acque sorgive siano sicure o addirittura ‘salutari’ per il solo fatto di sgorgare spontaneamente dal suolo. Nonostante tale fama, alimentata spesso dalle descrizioni e sensazioni più o meno leggendarie di chi beve queste acque, non è affatto così, perchè l’idoneità al consumo umano può essere stabilita e certificata solo attraverso analisi chimiche e microbiologiche. Così avvenne nel 1998 per le acque della sorgente di cui si tratta e il risultato si espresse in un giudizio negativo sulla loro qualità: Acqua medio minerale solfato – calcio – magnesiaca. L’interessante assetto ionico viene vanificato dalla presenza di ammoniaca in concentrazione superiore ai limiti di legge.
Il referto parlava chiaro anche in assenza delle analisi batteriologiche: era meglio astenersi dal berle.
Fin qui la pura e semplice dimensione chimico-igienica della questione. A ben vedere, però, questo piccolo episodio di vita ferragostana che ha avuto come protagonisti gli abitanti di Fornace contiene in sè altri aspetti ed insegnamenti.
Il recupero del sentiero che porta alla sorgente potrebbe proseguire infatti in direzione delle località Sabbioni e Casa del Sarto, permettendo agli amanti dell’escursionismo di attraversare una piccola valle verdeggiante ricca di alberi e vegetazione spontanea, generosa di ombra, sovrastata da formazioni rocciose simili per imponenza a quelle della rupe di Calvenzano.
Attualmente le tracce del sentiero descrivono un anello che potrebbe essere percorso facendo scendere i camminatori dalla strada sterrata che conduce alla località Casetta, che si trova subito dopo l’incrocio del ponte della Madonna del Bosco.
Il percorso attraversa luoghi che erano anticamente frequentati prima dell’abbandono di questo territorio e del suo attuale dissesto. Fino agli anni dell’immediato dopoguerra queste aree boscate erano meta di piacevoli scampagnate estive, alla ricerca di refrigerio e di tranquillità, qui si vivevano piccole avventure e nascevano amori. Queste memorie del passato hanno lasciato delle tracce che varrebbe la pena riconoscere e seguire.
C’è da aggiungere, infine, che l’iniziativa degli abitanti del borgo è un segno importante: essi si sono presi cura di una sorgente. Un’azione esemplare in questi tempi di siccità in cui continuamente e giustamente si sottolinea l’importanza di un bene comune come l’acqua e siamo invitati tutti ad averne cura e a non sprecarla.
Achille Lodovisi / Paolo Rossi