UNA STORIA DI MAMME
Nella vita, ormai, siamo abitati a indirizzare la nostra attenzione solo al contingente. Così, quando giunge una festività, la celebriamo in maniera consueta, magari col regalo di rito o gli auguri appuntati sul telefonino. I social, poi, agevolano la cosa: ci ricordano tutto, quasi fossimo degli “smemorelli”, ma forse è così. La seconda domenica di Maggio si celebra la Festa della Mamma, e saranno telefonate (tante) e anche mazzi di fiori. Per un giorno ci ricorderemo di colei che ci ha donato la vita, in un gesto d’amore. Bravi.
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Se però analizzassimo la storia del mondo, forse potremo renderci conto come dietro a ciò che abbiamo studiato esista una storia di madri. Si tratta di una presenza occulta, nascosta; eppure consistente, vera, fattiva. Per i credenti, Maria è al centro della religione: quale madre di un Dio venuto in terra per salvarci. Michelangelo, nella sua pietà romana (opera giovanile – 23 anni -) la raffigura giovane, perché tale è l’affetto di una mamma per i figli. Lo scultore aretino era molto affezionato a quella statua e, dopo il sacco di Roma ad opera dei Lanzichenecchi, andò in Vaticano per vedere se i barbari l’avessero distrutta. Non fu così. L’odio si era fermato davanti all’opera scultorea.
Cambiando argomento, anche la fotografia ci restituisce una mamma dedicata ai figli. Tale è nell’immagine di Dorethea Lange (Migrant Mother) o anche in quella di Robert Capa, dove un bimbo tiene nella mano un lembo di gonna di sua madre.
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Cosa dire poi delle mamme coraggio? Ci vengono in mente le Madri di Plaza de Mayo, quelle dei desaparecidos, ossia i dissidenti scomparsi durante la dittatura militare in Argentina tra il 1976 e il 1983; ma tante altre ne potremmo elencare. Del resto, a ogni evento bellico la TV ci presenta sempre pianti di madri disperate: sono loro che subiscono la storia prima di scriverla.
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La madre, la mamma, diventa così il contrappunto a tutta l’esistenza dell’umanità: lei conosce il pianto, la gioia, il perdono, la vita. E lo sano bene quanti si trovino in difficoltà. “Mamma mia” esclamano, desiderando quell’abbraccio universale che li ha sempre protetti e considerati. Ricordare la donna madre, quindi, non è solo l’occasione per una festività, ma un modo per nutrire rispetto per tutta l’umanità: quella alla quale apparteniamo.
Luciano Marchi |