Ferdinando Petri – Legna nei fiumi: danno o risorsa?

2018/05/02, Vergato – Come ampiamente annunciato, negli scorsi sabati si sono svolte presso la biblioteca comunale di Vergato, a cura dell’associazione Amici Primo Levi dell’Appennino, due conferenze sul sistema idraulico del fiume Reno: caratteristiche dimensionali, storia, morfologia, problematiche. Alle conferenze, ad ingresso libero, non ha partecipato alcun rappresentante dell’amministrazione di Vergato, sindaco o assessori o consiglieri. L’assenza dei governanti locali è oltremodo positiva, perché sta probabilmente a significare che caratteristiche dimensionali, storia, morfologia e problematiche del Reno sono a tutti loro ben note e sarebbe quindi superfluo insisterci sopra. Oppure, in alternativa, che delle caratteristiche dimensionali, della storia, della morfologia e delle problematiche del Reno a tutti loro non importa un fico secco. E invece dovrebbe importargliene, penso io umilmente. E’ il decimo fiume italiano, con un bacino di quasi 6.000 kmq di cui metà in montagna, un fiume che porta benefici ma che all’occorrenza può essere pericoloso, ci passa sotto casa, non è l’altro Reno che corre lontano da qui, in Francia e in Germania…
Bene, durante le conferenze sono state espresse da molti dei presenti lamentele in merito alla mancata pulizia del fiume ed è stato nuovamente sollevato il tema della raccolta dei tronchi e in generale della legna trascinata dalla corrente e accumulata lungo le sponde o a ridosso dei ponti. Si rende quindi opportuno fare chiarezza sull’argomento, onde evitare che qualche zelante e disinformato funzionario p​ubblico sparga notizie inesatte e allarmistiche andando a terrorizzare i cittadini.
Innanzitutto va detto (come ribadito anche dall’Intendenza di Finanza  fin dal 1993, che ai sensi dell’art. 923 del codice civile, “…le cose mobili che non sono di proprietà di alcuno si acquisiscono con l’occupazione”. Perciò la legna trasportata e abbandonata dall’acqua del fiume può essere raccolta liberamente e gratuitamente, senza limiti di tempi o di quantità, previa semplice comunicazione. Infat​ti la Regione, limitatamente all’anno in corso e con esclusione dei tratti arginati di pianura, autorizza per soli usi personali e domestici la raccolta manuale del legname caduto in alveo o trasportato in prossimità delle sponde in aree demaniali, comunque privo di valore commerciale, previa semplice comunicazione scritta indirizzata a:​
Servizio Area Reno e Po di Volano 8, 40127 BOLOGNA
oppure tramite mail a: stpc.renovolano@regione.emilia-romagna.it   o tramite fax al numero 051 5274315
e per conoscenza al Comune territorialmente interessato.
Nella comunicazione va indicato: nome, indirizzo e recapito telefonico di chi intende effettuare il prelievo, il corso d’acqua interessato (e il tratto relativo), il periodo in cui si intende effettuare la raccolta.

Ovviamente questo non vale per gli alberi vivi, ancora radicati nell’alveo o sulle sponde, il cui prelievo dev’essere espressamente autorizzato dall’ente responsabile, cioè dalla Regione.

Altra condizione che è indispensabile osservare nella raccolta della legna caduta in alveo è il divieto assoluto di effettuare lavori o manomissioni dell’alveo come scavo di piste, piazzole di accumulo della legna e movimenti di terra. La raccolta va fatta rigorosamente a mano senza arrecare alcun disturbo alla flora, alla fauna e al fondo dell’alveo.  Il taglio delle piante cadute per ridurne le dimensioni potrà essere eseguito unicamente mediante motosega o altro strumento di taglio manuale. La raccolta del legname dovrà essere fatta in condizioni di sicurezza e dovrà comprendere anche l’allontanamento della ramaglia connessa.
Aggiungo a queste precisaz​ion​i burocratiche una considerazione personale: il prelievo, da parte dei cittadini, del legnale caduto in alveo è un’operazione MERITORIA che contribuisce alla riduzione dei rischi idraulici derivanti proprio dalla presenza di quel legname, che la corrente può nuovamente trascinare e accumulare contro ponti, briglie, prese acquedottistiche e opere idrauliche in genere. Questa raccolta va quindi incentivata in quanto utile misura di prevenzione. Gli alberi lasciati crescere all’interno di fiumi e torrenti sono infatti UN PERICOLO: da vivi sottraggono spazio alla corrente e ostacolano il deflusso dell’acqua, da morti (cioè quando la corrente li strappa via) vanno a sbattere e ad accumularsi contro i ponti e a ridosso degli argini, creando un pericolo grave per le popolazioni che vivono lungo le rive, come hanno più volte dimostrato le esondazioni del Reno, del Savena, del Santerno, del Lamone, del Taro, del Secchia e di tanti altri fiumi letteralmente invasi dalla vegetazione.
Operazione meritoria, dicevo, senza trascurare l’indubbia utilità per l’economia familiare. La legna raccolta, tagliata e lasciata asciugare, è un buon combustibile per stufe e camini  (anche non a 4 stelle) e consente il risparmio di legname più pregiato (quercia, acacia). Non solo: rispetto al pellet più economico (spesso ottenuto dalla macinatura di mobili e imballaggi in truciolare)  non porta a combustione residui di vernici o impregnanti, colle e coloranti. Grande risparmio per l’ambiente, quindi, oltre che per le tasche dei cittadini. Tanti pericoli in meno, un po’ di sicurezza in più, col contributo della popolazione, che rappresenta il valore aggiunto dell’operazione.
P.S. La foto mostra gli effetti della piena e del trascinamento di legname contro il Pontelungo, a Bologna, nell’inverno 2014.
Ferdinando Petri
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