Racconta la Rita…A j’ho da andèr a Bulogna

2019/10/11, Vergato – I racconti di Rita Ciampichetti oggi ci portano a Bologna. Le cartoline provengono dalla collezione di Alfonso Ferri.

Uscita settimanale, la domenica!

Cartoline:Collezione Ferri Alfonso

Rita Ciampichetti  –  Pubblicato il 19 giugno 2019 ·

A j’ho da andèr a Bulogna

Fin dalla notte dei tempi per gli abitanti del “contado” l’andare in città rappresentava e rappresenta ancora un evento legato ad aspetti sia consueti sia particolari della propria vita: affari, lavoro, pratiche, salute, studio, divertimento, compere.

      Penso che il legame che unisce la città di Bologna con la sua provincia sia paragonabile a un cordone ombelicale che permette uno scambio reciproco di elementi essenziali per ambedue le realtà di vita: le risorse economiche e i servizi offerti dalla città, le ricchezze naturali e la qualità ambientale presenti nella campagna e montagna.
Le distanze, con i mezzi oggi a disposizione, si sono notevolmente accorciate, ma ricordo ancora i racconti dei nostri vecchi quando l’affermazione “Dmatéñna a j’ho da andèr a Bulogna”, era proferita con quel senso velato di ansia e timore delle possibili incognite alle quali si sarebbe senz’altro andati incontro. Il reperimento del mezzo di trasporto, la non conoscenza delle vie, la soggezione del nuovo, il rapporto con il cittadino destava una serie di preoccupazioni che avrebbero fatto passare al nostro eroe una notte di ansia alimentata anche dall’angoscia di non sentire suonare la sveglia sul comodino. Tutto ciò salvo che non fosse garantito il provvidenziale accompagnamento da parte del solito personaggio, presente in ogni paese, scafatissimo della vita in città, che con la compiaciuta assicurazione “Sta tranquéll!! Aj pens me a vgnir tec al Catasto!!!” risollevava il povero sprovveduto da cotanta ansia.

Non scordiamo che in un lontano passato per molti giovani sposi del nostro Appennino l’andare a Bologna, magari per prendere la benedizione alla Chiesa della Madonna del Baraccano, costituiva, oltre al “viaggio di nozze”, l’unica occasione nella vita di allontanamento dal proprio paesello.
Ciò premesso anche nella mia infanzia e adolescenza Bologna ha esercitato il grande fascino della città ricca di attrattive, ma avendo frequentato la scuola superiore in paese Bologna non è stata luogo di studio e in seguito, per fortuna perché probabilmente avrebbe perso tutta la sua seduzione, neanche di lavoro. Per tale motivo le circostanze di andare in città si sono limitate nel tempo a episodi occasionali, di cui però uno molto importante: la mia ultima figlia è nata alla Maternità di Via d’Azeglio.

Sono una provinciale al cento per cento, ma completamente presa dall’amore per Bologna…..diciamo che mi considero un’abitante del contado, appena appena “fuori” le mura dell’ultima cerchia”!!!.
Amo andare a Bologna sia per riunioni di lavoro e disbrigo di pratiche che per compere, amo andare a Bologna, anche se devo fare delle visite mediche. Il motivo è il seguente. Queste giornate rappresentano per me l’occasione, con la scusa dell’orario del treno di ritorno, di ritagliarmi del tempo in più che mi consente, alla fine degli impegni, di godere un po’ della mia città.
Sono brevissimi momenti tutti nostri: un giro nel quadrilatero, andare a vedere una chiesa o visitare un museo, farmi un aperitivo in un bar storico del centro, andare a fare spesa in Via Drapperie e Clavature e immergermi in tutti i loro profumi ed aromi, “rifarmi gli occhi” in Galleria Cavour, oppure così in giro in giro senza una meta. Bologna, in queste occasioni, esercita su di me una potente magia: allontana i problemi, ha il potere d’estraniarmi dalla realtà di tutti i giorni e complice delle mie evasioni, mi avvolge nella sua atmosfera un po’ sorniona di città in fondo in fondo godereccia e festaiola anche nei giorni feriali.

Alla fine della magia, come con un amante complice di un incontro clandestino, la saluto dandole appuntamento per la prossima occasione e torno a casa in qualche modo rigenerata e pronta a riaffrontare i problemi di tutti i giorni.

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