La direttissima Bologna – Firenze e la “Linea Madre” Porrettana. Storie di ferrovie 5°: Una Linea Madre

2019/10/17, Vergato – Continua il viaggio “sulla ferrovia” con “Una linea madre”, si ritorna a parlare della Ferrovia Porrettana da Bologna a Porretta e Pistoia, la linea della Valle del Reno. Parte prima.

Esce a puntate il mercoledì.

LA VECCHIA LINEA (Porrettana)
Vogliamo intrattenerci anche sulla linea che della «Direttissima» può in certo modo, considerarsi la «Linea madre», e che di essa resterà fedele coadiutrice, come nella umana vita avviene della vera madre che dà vita a nuova creatura per poi assisterla da vicino o da lontano, anche quando, acquistata libertà di movimento, pienezza di vita e di responsabilità, può avere bisogno dell’esperienza e dell’aiuto materni.
Vogliamo, cioè, accennare alla «Porrettana», che nei suoi 72 anni di vita intensa ed immensamente proficua ha rinserrate e dischiuse tutte le esperienze innovatrici della insonne scienza ferroviaria, tecnica e di esercizio; che ha raccolto e defluito la maggior quantità dei traffici longitudinali del nostro paese, seguendone le alterne fasi di abbondanza e di contrazione; e che, per la vulnerabilità delle linee litoranee, ha vittoriosamente fronteggiato da sola (in un prodigio di possibilità, derivate dalla protesa passionalità patriottica del personale, più che dalle sue risorse) le immense necessità della guerra, silenziosamente avvantaggiando, del suo diuturno sforzo, il quadriennale eroismo dei nostri gloriosi combattenti.

Anch’essa nacque da un combattimento della scienza e del lavoro contro le ostilità della materia; e le sue 48 gallerie che occhieggiano su gole e greppi, e danno piacevole varietà di scenari ed, in quel di Corbezzi, la pittoresca visione della piana Pistoiese, han visto lunghi sforzi, tenacia indomita di tecnici e di maestranze e vittime oscure, che la nobiltà del lavoro eleva a pionieri del progresso ferroviario e civile.
Non a tanto certo pensavano i Plenipotenziari dei Governi Pontificio, Austriaco, Estense, Parmense e Toscano, allorquando, riunendosi il 1° maggio 1851 per stipulare la famosa convenzione per la costruzione di una « strada ferrata dell’Italia Centrale », gettarono la idea base della Porrettana!

Grandemente benemeriti della sua realizzazione si resero, con l’impegnare rapidamente, senza sottilizzazioni di sorta, i rispettivi Governi; i quali, se lungo il corso della colossale opera intrapresa, poterono confortevolmente non constatare che le difficoltà topografiche ed altimetriche (aggravate da frequenti paurose incognite ed incalzanti col progredire dei lavori) venivano sempre vinte e superate con sagaci accorgimenti e coraggiosi apprestamenti, favoriti dalla superba passione, che stringeva, attorno al geniale costruttore Ing. Protche, una varia e vasta moltitudine di menti e di braccia, dovettero anche accorgersi che ogni chilometro, definitivamente acquisito alla loro ferrovia, veniva a costare l’ingente somma di L. 580.000!.

Ma I’enorme spesa, pur gravando sul pubblico, non ne adombrò l’ammirato giudizio, che venne gradatamente formandosi mentre, a tappe, nell’agosto del 1862, nel dicembre del 1863 e nel novembre del 1864 la nuova strada ferrata si distendeva vittoriosamente per trovare il suo compiuto e definitivo allestimento a Pracchia, sull’altitudine massima di 616 metri, col prodigioso svisceramento della Galleria dell’Appennino, la quale parve in allora, coi suoi 2735 metri di lunghezza, un capolavoro della tecnica congiunta all’ardimento… 

Continua, mercoledì!

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    Tratto da; Supplemento speciale della Tecnica Professionale, pubblicato a cura del Collegio Nazionale degli Ingegneri Ferroviari Italiani col concorso dell’Amministrazione delle Ferrovie dello Stato. ANNO XII. Documentazione originale dall’archivio privato di Renzo Moschieri per gentile concessione.