Appennino all’Istituto Rizzoli: opera di Paolo Gualandi in memoria del professor Manzoli

2020/03/12, Vergato – C’è un po’ di Appennino all’Istituto Rizzoli: inaugurata l’opera di Paolo Gualandi in memoria del professor Manzoli

L’artista bolognese Paolo Gualandi, che da alcuni anni vive a Tolè, sull’Appennino bolognese, dove gestisce la collezione permamente “Bologna velata”, ha realizzato un busto visibile nel centro di ricerca dell’Istituto Rizzoli in memoria del professor Manzoli, che fu artefice della sua istituzione

12 marzo –  È riuscito a vedere inaugurata la sua opera proprio prima che l’emergenza coronavirus bloccasse le cerimonie pubbliche lo scultore Paolo Gualandi, che da anni vive e lavora a Tolè di Vergato. La cerimonia infatti si è tenuta lo scorso venerdì 21 febbraio nel centro di ricerca dell’istituto Rizzoli.

L’opera in questione è un busto dedicato al professor Francesco Antonio Manzoli, illustre medico e accademico scomparso nel 2015. Professore emerito dell’Università di Bologna, presidente dell’Istituto ortopedico Rizzoli dal 1982 al 1989 e Direttore scientifico dal 2008 al 2015, fu Manzoli ad acquisire alcuni spazi del seminario trasformandolo nel centro di ricerca dell’Istituto, con le ex celle dei seminaristi che oggi sono occupati dagli avanzati laboratori, una eccellenza riconosciuta a livello internazionale. La scultura è stata realizzata con il sostegno della Fondazione Carisbo e Coswell.

«Ho sviluppato l’opera in terracotta policroma» spiega Paolo Gualandi «richiamando quella che, da Niccolò dell’Arca in poi, è una tradizione emiliana. Si tratta di un’opera abbastanza grande, pensata per essere ben visibile nell’atrio». L’artista spiega di aver cercato in particolare di cogliere lo spirito del professore, più che le sue sembianze esterne, anche perché il lavoro è frutto di un difficoltoso lavoro di ricerca tramite fotografie di diverse epoche, libri, immagini, tanto più diffile quando più si consideri che lo scultore non ha avuto modo di conoscere di persona Manzoli.

«Ho capito di aver fatto un buon lavoro quando i parenti si sono avvicinati al busto del professore: la somiglianza con alcuni nipoti era impressionante, più di quanto avrei potuto sperare» conclude Gualandi. Da un punto di vista figurativo lo scultore si è concentrato, oltre che sul viso, in particolare sulle mani del professore, grandi, metafora di quella straordinaria operosità che ha caratterizzato la vita, professionale e non, del professore.

Paolo Gualandi, per quasi trent’anni (1971-2007) è stato docente di modellazione plastica presso il Liceo Artistico di Bologna. Da quando è in pensione organizza corsi di scultura per grandi e piccoli presso la sede del suo laboratorio “OASI” in Via Mulino del Balone a Tolè, sull’Appennino bolognese. Qui, in un noceto silenzioso dove l’unico suono che si avverte tra le fronde degli alberi è quello del vicino ruscello, spesso ospita artisti italiani e stranieri che partecipano a corsi e seminari di scultura, e organizza mostre.

Da circa un anno il suo opificio ospita inoltre la collezione permanente “Bologna Velata”, curata con Sandro Malossini dell’associazione Felsina Factory: una mostra unica nel suo genere, perché, per volontà dei curatori, raccoglie opere dagli anni sessanta all’inizio del duemila di artisti diversi per tradizione e sensibilità artistica, ma accomunati dal territorio in cui hanno operato, cioè Bologna e dintorni.

Fonte e foto; Ufficio Stampa Unione dei comuni dell’Appennino bolognese

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