Prof. Dario Mingarelli – Alcune riflessioni come contributo per lo sviluppo futuro e diverso del nostro amatissimo Appennino.
2020/04/18, Vergato – Ritorna il prof. Dario Mingarelli con le sue “meditazioni” più che proposte, anche se lui ama definirle... alcune riflessioni come contributo per lo sviluppo futuro e diverso del nostro amatissimo Appennino.
LE EMERGENZE
Lo squilibrio economico e sociale delle nostre montagne rispetto allo sviluppo avanzato che caratterizza la nostra Regione, è sotto gli occhi di tutti, o meglio dovrebbe, anche per coloro che godono di un osservatorio privilegiato dagli scranni di comando della nostra Regione.
Lo sviluppo economico ha favorito i centri maggiori dotati ampiamente di servizi e infrastrutture, mettendo in ombra, da sempre, le aree appenniniche
Gli indicatori statistici, basta leggerli, evidenziano, in modo chiaro, il ritmo e l’intensità degli squilibri territoriali.
La progressiva concentrazione dei servizi, del capitale e delle infrastrutture sociali e civili che si è realizzata nelle zone urbane è conseguenza anche della mancanza di una politica programmata dell’intervento pubblico che ha quasi sempre finito col rispondere ad una logica che non prevedeva una politica di DISTRIBUZIONE EQUILIBRATA e legata alle esigenze del territorio, delle risorse pubbliche disponibili.
Faccio presente come nelle zone lungo la via Emilia e in quelle di concentrazione urbana si verificano fenomeni di congestione, di disgregazione sociale, di deculturazione a dimostrazione che lo sviluppo di tali aree non ha favorito nè l’ambiente nè l’armonia delle comunità.
Le aree collinari e montane rappresentano il 50% del territorio regionale e le statistiche ci dicono che la popolazione appenninica ha avuto un decremento del 40% rispetto al censimento del 51 con un lieve e non rimarcabile recente piccolo incremento.
Lo spopolamento di un area così vasta ha moltiplicato l’esistenza di problemi economici, sociali e disastri geologici.
Il nostro Appennino è un vecchio con i piedi di argilla. I problemi geologici, stante l’attuale politica, porteranno la nostra zona a disastri irreparabili.
Nei comuni della media e alta valle del Reno, esistono oltre 400 movimenti franosi e il rischio idrogeologico coinvolge ormai il 95% della nostra montagna.
Alla crisi demografica si aggiunge LA CRISI NEI DIVERSI SETTORI PRODUTTIVI.
In particolare è preoccupante LA CRISI DELL’AGRICOLTURA caratterizzata da cause, direi, evidenti:
– invecchiamento della popolazione
-l’esodo della popolazione attiva
-una occupazione monosettoriale
-la presenza di infrastrutture insufficienti e strutture aziendali sfavorevoli (parcellizzazione dei terreni)
-scarso associazionismo.
Anche se l’Europa prevede specifici provvedimenti per la montagna, tali provvedimenti sono limitati, limitate le risorse ad essi destinati e in vari casi (vedi i GAL) non hanno avuto una applicazione tempestiva e appropriata. L’industria, essenziale per uno sviluppo equilibrato, presenta insofferenze per mancanza di viabilita’ adeguata. VANNO AIUTATE E SUBITO LE IMPRESE DI TIPO ARTIGIANALE sul piano dell organizzazione tecnologica e della competitività. Per il comparto TURISMO, non si è riusciti ancora a sfruttare pienamente il ricco potenziale delle risorse attrattive dell’ambiente montano sia per i beni culturali presenti che per le bellezze naturali (parchi e loro funzionalità).
Prof. Dario Mingarelli – Presidente del Consorzio Produttori della mela Rosa Romana dell’Appennino