A 100 anni dalla nascita, Vergato ricorda il presidente Ciampi e la consegna della Medaglia d’Oro al Gonfalone del Comune
2020/12/09, Vergato – Centenario della nascita del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Era il 17 aprile 2002 quando il Presidente venne a Vergato (con moglie al seguito) per consegnare la Medaglia d’Oro al Gonfalone.
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INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CARLO AZEGLIO CIAMPI IN OCCASIONE DELLA CERIMONIA DI CONSEGNA DELLA MEDAGLIA D’ORO AL MERITO CIVILE AL GONFALONE DEL COMUNE DI VERGATO
Vergato (Municipio), 17 aprile 2002
Signor Presidente della Regione,
Signor Presidente della Provincia di Bologna,
Caro Sindaco Colombi,
Carissimi cittadini di Vergato,
ho voluto appuntare personalmente questa medaglia d’oro sull’antico gonfalone dei vostri Capitani della Montagna perché ne è degno, perché questo riconoscimento è il suggello più appropriato al termine di una giornata che rimarrà nella memoria e negli animi di tutti noi, come di tutti gli Italiani.
Il Presidente della Repubblica Federale di Germania e il Presidente della Repubblica Italiana hanno concordemente voluto venire insieme su questa montagna a rendere onore alle vittime di barbari eccidi.
Il gesto che, con la sua presenza, il Presidente Rau ha compiuto sarà ricordato dalle generazioni future come il cemento delle fondamenta della nuova Europa: la “nostra” Europa, l’Europa dei valori, della libertà, della giustizia, del rispetto della dignità della persona umana, della solidarietà, della pace, della forza serena di Stati democratici che si riconoscono in una Costituzione comune, in una comune cittadinanza.
Qui, tra Vergato e le colline del Monte Sole, nell’autunno del 1944 era terra di nessuno: un’antica montagna abitata, ingentilita dal lavoro di generazioni di uomini.
Le genti di quei casolari, di quei piccoli borghi, di appezzamenti di terra coltivata fra le asperità della collina vennero aggredite da uomini accecati da una ideologia satanica, che aveva pervertito uno Stato.
Venne lasciata mano libera a criminali per delitti che, oggi, si fatica perfino a descrivere con le parole, e che tutti vogliamo ancora puniti dalla giustizia.
Dall’altra parte della montagna, lungo la valle che volge a mezzogiorno, paesi come Vergato subirono anch’essi gli orrori delle bande delle SS e per di più, trovandosi al centro della linea gotica, vennero distrutti da decine di bombardamenti alleati.
Questi pochi chilometri di terra sono veramente il simbolo del martirio della nostra Patria. E non a caso nel dopoguerra Don Giuseppe Dossetti, uno dei padri della Repubblica, insediò qui la sua comunità di preghiera, e qui riposa.
Le virtù della civiltà italiana rifulsero nel comportamento della gente, nella forza con la quale affrontò tutto questo, nella sua umanità verso i feriti e gli oppressi, nel coraggio di chi prese le armi per difendere la Patria e i suoi antichi valori.
Oggi, che siamo e ci sentiamo cittadini europei, dobbiamo affermare con forza che l’Unione europea si fonda non sul tempo che, passando, affievolisce il ricordo, lenisce le ferite, attenua la rabbia per gli orrori subiti, ma sulla memoria. La memoria deve dare anima alle istituzioni comuni che stiamo creando, superando l’orizzonte della vita di coloro che hanno vissuto quelle orribili vicende e che oggi ancora possono raccontare.
Questo è il senso del mio sistematico pellegrinaggio: un itinerario che mi ha portato da Cefalonia a Sant’Anna di Stazzema, a Marzabotto e a questa montagna, come a Tambov, a Auschwitz e in tanti altri luoghi divenuti simbolo del nostro dolore, del nostro riscatto. Un pellegrinaggio della memoria, della riconciliazione, della costruzione di una società migliore.
Basta con gli odi, con le violenze: nel ricordo del passato, delle vittime innocenti, delle distruzioni, abbiamo dato vita a una nuova società. Non è un’utopia né un sogno. L’Unione europea è già una realtà.
Sono un convinto sostenitore della vostra iniziativa di costruire qui una Scuola della Pace, ad ammonimento e ammaestramento nei decenni e nei secoli. Una testimonianza durevole, che suoni a ricordo di quanto avvenne, perché le fondamenta della nostra costruzione siano ancor più solide.
L’Europa che stiamo edificando è un segno della forza dei nostri valori: una Federazione di Stati Nazione, autorevole perché libera e democratica. Guardiamo avanti con fiducia, pur consapevoli – e ce lo dicono tutti i giorni gli orrori che vediamo in tante parti del mondo – che il cammino è difficile. Sappiamo di dover perseverare: ce lo chiedono i nostri morti, lo dobbiamo ai nostri figli.
Onore ai martiri di questa montagna.
Viva l’Europa.
Viva l’Italia.