Luciano Marchi – Nwl n°120. Amici in negozio

2020/12/20, Porretta – NEWSLETTER DEL 20/12/2020
AMICI IN NEGOZIO  Ci siamo tutti oggi qui in negozio …”.“Eh, già: prima di Natale un saluto a Luciano bisogna dedicarlo”.

I due erano Mosè e Frank, finalmente insieme, seduti nel divanetto del negozio di Luciano; diversi tra loro, ma uniti da una sintonia spontanea, simpatica.
Parlavano già da un pezzo, con parole scandite, ben pronunciate, necessarie.Il tempo? Le stagioni? L’età? No, erano troppo impegnati: l’uno rivolto verso l’altro, con gli sguardi restituiti a vicenda. Erano belli da vedere insieme: Frank magro, longilineo; Mosè più pingue, mediterraneo potremmo dire.“Siamo tutti reduci”, disse Frank.“Cosa vuoi dire?”, subentrò Luciano.
La pandemia è una guerra che sta finendo e ci sembra impossibile che tutto possa continuare come prima”. “E’ lo stesso sentimento che provava chi tornava dal fronte”, ribadì Frank.

 

Scusate, ho gente”, interruppe il fotografo, che subito dopo si rivolse al cliente.“Desiderate?” “Ci piacerebbe ingrandire questa fotografia, e incorniciarla, se possibile”.

Entrava altra gente, ma Luciano mostrò tante cornici: chiare, scure, di legno, metalliche. “Dovrei fare una fototessera, per la patente”, disse un altro cliente. “Anch’io, ma aspetto; intanto mi guardo i libri”, scandì un’altra voce. Frank e Mosè guardavano il via vai quasi stupiti.“La fotografia accompagna le nostre vite”, esclamò Mosè con entusiasmo.“E’ vero, e non ce ne rendiamo conto”, aggiunse l’altro. “Tra l’altro, in questo momento d’incertezza, funge quasi da terapia”. “Osserviamo noi stessi, chi ci sta vicino e comprendiamo il senso dell’esistenza”.

Ne seguì un chiacchiericcio intenso, consapevole, durante il quale i due amici seduti annuivano a vicenda. Si parlò del tempo: di ieri e domani; di come la fotografia rappresenti un atto responsabile da dedicare a chi vedrà e vorrà vedere.

 

Belle le cornici che vendi”, affermò Mosè. Luciano, che si era avvicinato, rispose: “Sono i miei occhi”.“Cioè?”, domandarono all’unisono i due seduti.“Beh, diciamo che sono orgoglioso o, se volete, profondamente soddisfatto”. “So che una fotografia stampata da me verrà appesa a un muro e che tanti ne rimarranno meravigliati”.“La fotografia è come il buon vino, col tempo migliora”, osservò Frank. “Oddio, non sta a me dirlo; sarei di parte”, soggiunse Luciano. “Certo è che io mi perdo quando guardo delle immagini, soprattutto se datate”. “Questo anche se i soggetti non mi riguardano direttamente”.

 

Frank abbassò lo sguardo. Mosè se ne accorse e per un po’ lo guardò in silenzio, poi chiese:“Cosa c’è che non va?”. “Niente, pensavo”. “Dal fronte spesso i soldati spedivano delle lettere imbustate con una fotografia”. “La risposta, quasi sempre, recitava così: <Come sei magro, mangi?>. “Per il militare era importante mangiare, o risultava più pressante la paura?”. Anche qui ne saltò fuori un dialogo serrato. I due seduti spesso gesticolavano, forse perché non erano d’accordo su tutto. Intanto Luciano continuava ad ascoltare i suoi clienti; ed erano stampe, ma anche occhiali, libri, fotocamere, persino rullini. Per tutti i convenuti vi era un bisogno compulsivo di capire, conoscere, come se i loro acquisti avessero cominciato a vivere dopo, domani, forse ancora più avanti nel tempo. “Non c’è un oggi, per una fotografia; bensì un sempre”, affermò Mosè. “Dici?”, chiese Frank. 



Certo, posso guardare mia madre da giovane, o anche mio padre che non c’è più; e lo stesso lusso capiterà alle mie figlie o a tanti altri”. “Non si butta mai via una fotografia, anche se i personaggi sono sconosciuti; al suo interno vi è un frammento di tempo, scelto con cura e responsabilità”. “Ne sei sicuro?”, replicò l’altro. “Ne dubiti?”. “Allora tira dentro la pancia!”. “Tira dentro la tua”. “Io non ce l’ho la pancia”. “Luciano, ti senti responsabile oggi?”. “Cosa?”. “Niente, non puoi capire: facci una foto”. “A voi due?”, chiese Luciano. “Certo, perché no?”. Frank si alzò di scatto, Mosè più lentamente.
I due si sistemarono per come potevano. In effetti, uno cercò di contenere l’addome, senza riuscirci del tutto; l’altro sembrava più arzillo, ma davanti all’obiettivo rimase quasi paralizzato. “Mettetevi alla stregua di due soldati”, suggerì Luciano; così entrambi si posero sull’attenti, come davanti a un ufficiale. Subito dopo finsero di abbracciare un fucile e iniziarono a spararsi per gioco. “Ti ho colpito!” “Ma quandoPrendi bene la mira!” .
Il gioco finì presto ed entrambi compresero come quello fosse un tempo tutto loro, difficile a ripetersi. Si scambiarono un sorriso, legandosi con le braccia dell’uno sulle spalle dell’altro. Il momento era quasi magico, Luciano scattò ancora. Così non li aveva mai visti. 



Faccele grandi, le foto”, suggerì Frank. “Poi incorniciale”. I due quasi non salutarono. “Buon Natale”, azzardò Luciano. “Ah, sì: tanti auguri anche a te”. Mosè e Frank s’indirizzarono verso via Mazzini: ridevano, scherzavano.
Tra loro era nata una nuova complicità, sconosciuta prima. Forse loro stessi si riconoscevano diversi, migliori. Merito dello scatto? Non vogliamo essere presuntuosi, ma davanti all’obiettivo avevano lasciato in dote il loro presente, il resto sarebbe stato futuro: tutto da vivere.                                                                          Luciano Marchi

 

 Nota. Il racconto questa volta è semplice, leggerino. Peraltro riguarda due persone a me molto care, che ho voluto ricordare assieme, davanti a miei occhi. Li ho fotografati? No, non ancora; ma sono convinto che succederà: per desiderio, e anche amicizia. Però è vero: un’immagine ben scattata può renderci migliori. Del resto, già quando inquadriamo, vogliamo un mondo più bello, e non solo esteticamente.

Nei prossimi giorni vi aspetto in negozio, perché desidero salutarvi tutti. Negli anni, spero di aver aiutato ognuno di voi nel conservare ricordi ed emozioni, ma anche a desiderarne altri. Uso una frase spesso pronunciata da Mosè, durante i nostri corsi: “Succedono tante cose, e il tempo spesso ci spaventa; ma la giusta risposta (e sollievo) è in quella fotografia uscita all’improvviso da cassetto buono, pronta a farci ridere, piangere, meravigliare”.                                                     Auguri.                                                                                              

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