Rino Nanni – Buriani Alfonso (sindaco di Vergato), tale era il suo nome, era un uomo di cultura, capace di affrontare i problemi della ricostruzione

2023/03/23, Vergato – Alfonso Buriani, secondo sindaco di Vergato, ex maggiore dei Carabinieri. A Lui è dedicata una strada a Vergato centro ma scarse sono le notizie documentali che raccontano quel periodo, alcune le troviamo qui;

L’ISCRIZIONE AL PARTITO (70-75)

Ai primi di maggio 1945, avevo appena compiuti i 17 anni, mi recai in Sezione per chiedere l’iscrizione al PCI.

La sede allora era in una stanza all’ultimo piano della casa di Varetto, ove c’è il negozio di oreficeria, di fronte al parco delle Rimembranze.

Trovai Quadri Antonio che già conoscevo per i rapporti avuti durante la guerra partigiana, che era Segretario della Sezione e Presidente del CLN. In quei mesi Quadri, sempre a piedi faceva una riunione per sera, passando da frazione a frazione, dormendo spesso nelle stalle e mangiando quando veniva invitato. Il suo punto di riferimento era il povero Bruno Tubertini che seguiva la zona fino a Porretta. In seguito l’incarico fu dato ad Antonio Venturi di Oreglia, giovane con molte prospettive, che poco dopo morì in un incidente presso Marzabotto. Poi avemmo un certo Manaresi che in seguito avrebbe aderito al movimento di Cucchi e Magnani e che finì per vivere in ambienti equivoci, poi lo persi definitivamente di vista.
Andando in Sezione ero convinto di uscirne con la tessera in tasca, ma non fu così. Quadri mi fece una lunga lezione sui diritti e sui doveri (per la verità più sui doveri) di un militante, mi disse che ci volevano due compagni che garantissero per me e che intanto dalla domenica successiva dovevo impegnarmi nella diffusione della “Lotta” settimanale della Federazione. Il lavoro di diffusione non era di mio gradimento. Tuttavia la domenica mi presentai, presi le mie 30 copie, le diffusi e tornai in Sezione per versare il ricavato.

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Oltre a Quadri erano presenti Brascaglia Silvio e Delfini Livio, operaio il primo, bottegaio e calzolaio il secondo, che firmarono il modulo e così ebbi la tessera. Per tutto il 1945 e la prima metà del ’46 continuai a fare il diffusore e a raccogliere le quote mensili (collettore) dal gruppo di compagni a me affidato. Allora si pagava 100 lire per la tessera e i bollini mensili avevano un taglio differenziato, ma in genere erano da 10 lire al mese.
Oltre a queste attività non partecipai molto alle assemblee, alla campagna del referendum istituzionale e poi a quella per le elezioni amministrative. Ricordo il primo comizio di Colombi in piazza , con la gente commossa e i suoi compagni del ’20 che lo attorniavano e poi fecero festa all’osteria dell’Olga Lenzi i cui fratelli erano stati socialisti ancora prima del fascismo.

Questo parziale distacco fu anche dovuto al fatto che non potendo avere ancora lavoro col Comune e per evitare un periodo di disoccupazione, mi misi in un gruppo di taglialegna e lavorammo fino alla primavera inoltrata del ’46, sui monti di Susano. Non era un lavoro leggero: tagliare gli alberi, portarli con un apposito carrettino o con i fili a sbalzo fino alla strada, caricare i camion, erano tutte operazioni molto faticose. Alzarsi presto, camminare oltre un’ora al mattino e altrettanto la sera per raggiungere il posto di lavoro, era il completamento della giornata. Ricordo che durante le primo ore del mattino, pian piano mi mangiavo tutte le provviste che avevo nella borsa, così a mezzogiorno, mentre gli altri pranzavano io dormivo.
Nel frattempo nella Sezione di Vergato erano entrati altri compagni fra cui: Caccini Aldo, operaio gruista milanese che lavorava sul ponte della ferrovia e che ha dormito e vissuto a lungo in casa nostra, mantenendo in seguito un rapporto quasi di famiglia.

Alfonso Buriani sindaco


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Sabattini Lorenzo muratore del vizzero e figlio di “Lenin” con la moglie tedesca. Dante Guernelli e Quadri Tullio che erano stati nominati Segretari e collocatori della Camera del Lavoro (il collocamento era ancora gestito dal Sindacato), Mei Giuseppe, la Fabbri Vittorina, Paolo Sovetti, Primo Melchioni, Tiviroli Augusto, Badetti e molti” altri.
Il nuovo Consiglio comunale eletto nel ’46 aveva nominato Sindaco un ex maggiore dei Carabinieri, siciliano dì origine che in tempi lontani aveva diretto la Tenenza di Vergato sposandosi una vergatese. Buriani Alfonso, tale era il suo nome era un uomo di cultura, capace di affrontare i problemi della ricostruzione che si presentavano terribilmente difficili, ma meno capace di stabilire un rapporto con questa gente semplice, spesso analfabeta, che non conosceva nè Dante nè la letteratura. Aveva aderito al P. nel momento della sua elezione, ma da tutti, tranne che da me, veniva trattato col “lei” e c’era latente uno stato grave di inferiorità nei suoi confronti.

Buriani era anticlericale, forse un pò anarchico, non aveva battezzato i tre figli, aveva rotto con la Chiesa, pur non essendo un marxista.
Credo che dal ’46 al ’51 Buriani abbia ben meritato come Sindaco per quanto riuscì a strappare dalle nuove leggi che affrontavano i danni della guerra.
Nella Giunta Comunale facevano parte come Vice Sindaco un Nannetti (mi sfugge il nome) impresario edile che aveva sposato una iugoslava, Sabattini Umberto proprietario della Trattoria “La Vergatese” ed in origine barbiere, Delfini Livio bottegaio e calzolaio, Quadri Antonio e altri.
La minoranza non era particolarmente aggressiva e faziosa, non eravamo ancora nel culmine della guerra fredda e della discriminazione della caccia al comunista.
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I problemi erano invece fra noi e si rovesciavano sulla Sezione che periodicamente era investita dal malcontento per l’assegnazione degli aiuti USA, dei sussidi ai più poveri, dell’assegnazione delle case popolari costruite dai vari enti assistenziali.
II Comune agiva per proprio conto, respingeva le nostre critiche, non andava a nessun rapporto coi cittadini. Si era creata, già un anno dopo le elezioni, una pericolosa spaccatura nel Partito, tanto che la Federazione era costretta ad intervenire sempre più spesso con i dirigenti più autorevoli: Tubertini, Melloni, Gottardi, Masi Giacomino, Celeste Bergonzoni, Giorgio Scarabelli ed altri. Questa situazione si sarebbe comunque aggravata, anno dopo anno, finché alle elezioni del 1951 avvenne un cambio quasi totale del gruppo dirigente.

Non più Sindaco, Buriani si chiuse in casa ed ebbe contatti sporadici con poche persone. Più tardi battezzò i figli che poi si iscrissero alla DC, anche se hanno sempre mantenuto un atteggiamento corretto ed onesto. Morì negli anni ’60 e volle una cerimonia strettamente privata.
Dopo la metà del ’46 la Sezione mi affidò l’incarico di seguire i giovani. Non c’era ancora la nuova FGCI, ma una commissione giovani nel Partito.

Riuscii a formare un buon nucleo, con altri gruppi organizzati a Riola, alla Carbona e a Marzabotto. Erano le mie prime riunioni e faticavo ad affrontarle anche se non molto numerose, perciò mi preparavo molti appunti ogni volta.
Per quanto riguarda il lavoro, finita la campagna boschiva, mi misi a fare il manovale a Sabattini Lorenzo e ad un altro muratore della Tabina. Lavoravamo a cottimo prendendo in subappalto gli intonaci delle case UNRRA, di parte delle case popolari di via Minghetti e di quelle vicine alla stazione.

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Guadagnavamo qual’cosa di più della tariffa normale, ma le ore erano molto di più di 8. All’inizio del lavoro dovevamo già aver montato i ponti, alla sera preparavano l’impasto per il giorno dopo. Sabattini che era un bravo compagno, attivo e generoso, sul lavoro era quasi insopportabile e così è rimasto anche dopo essersi trasferito a Recco di Genova per fare il pavimentatore. Fu in quel periodo che cominciai a fare qualche lavoro da muratore, anche se limitato alle cose prescritte dai “maestri” che avevano pieni poteri. Lavorare in un cantiere edile per tutto il giorno e a cottimo, poi la sera, a piedi andare alle riunioni nelle frazioni è cosa assai faticosa.
Tuttavia continuai fino a metà 1947, quando un gruppo di compagni decisero di costituire la cooperativa edile, di cui Allori divenne il Presidente. La situazione non era facile: senza soldi nè attrezzature, con molti aderenti come manovali, ma senza muratori perchè avevano poca fiducia e per loro c’era lavoro altrove. Cominciammo prendendo in appalto dei lavori di miglioramento sulla strada Cereglio-Prunarolo, poi sulla Cereglio-Tolè, e in seguito la casa INA di Vergato, una parte del Palazzo Comunale, una casa cantoniera dell’ANAS alla Carboncina.

All’inizio i muratori della cooperativa eravamo io e Brascaglia Silvio.. Credo che Allori non abbia sempre dormito tranquillo in quel periodo. Comunque riuscimmo a darci un minimo di attrezzatura, un camion reperito fra gli scarti dell’esercito e in seguito altri e veri muratori si aggreggarono.
Il battesimo l’avemmo sullo “Spicchio” verso Prunarolo ove lavorammo fino all’inizio dell’inverno, per passare poi alla strada Cereglio-Tolè e infine alla Casa cantoniera della Carboncina.
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Diversi anni dopo la cooperativa si divise in due. Di una restò Presidente Allori, della seconda Delfini Sergio. Il risultato non poteva essere diverso dal fallimento di ambedue. Continua…

Guarda gli articoli precedenti; https://vergatonews24.it//?s=rino+Nanni

Nella prossima puntata: LA MIA NOMINA A SEGRETARIO DI SEZIONE

Tratto dal manoscritto: Rino Nanni – ESPERIENZE E RICORDI DEL PASSATO – Aprile 1945 – Ottobre 1981

© Riproduzione riservata per testo e fotografie – Pubblicazione inedita.

UN’altra foto preedentemente pubblicata;

Enrico Carboni segnala: i due signori sulla destra, rispettivamente Alfonso Buriani sindaco di Vergato, ed il farmacista Corrado Marchi. Sulla sinistra Mario Armati anni 49/50 e sullo sfondo un Giorgio Gardenghi (padre di Amleto, fratello di Franco)