Rita Ciampichetti – La foto nel cassetto: Piccoli uomini crescono

2023/10/17, Vergato – La foto nel cassetto: Piccoli uomini crescono

Nello spulciare il quantitativo notevole di fotografie conservate in album, contenitori e buste disseminate in vari  cassetti, sovente ritrovo in qua ed in là foto aventi lo stesso oggetto e non posso fare a meno di riordinarle assieme.

Ho perciò raccolto le diverse foto di classe di mio marito e, grazie alle annotazioni riportate sul retro dalla sua mamma, sono in grado di mostrarvele in ordine cronologico.

Osservando i dettagli ci si rende conto di tanti particolari di costume degli anni ‘60 quali ad esempio che le classi elementari erano rigorosamente divise in maschili e femminili, i maschietti fino quasi alle classi medie indossavano calzoncini corti in qualsiasi stagione.

Infatti il potere mettere per la prima volta i calzoni lunghi era indice di pubertà e veniva vissuta dai maschietti come un vero e proprio cambio di stato. Al giorno d’oggi la stessa usanza vige solo per i principini reali del Regno Unito.

Era d’obbligo il grembiule, generalmente nero, colletto bianco e fiocco azzurro  per i maschi e bianco con il fiocco rosa per le femmine, anche la maggior parte delle maestre portavano il grembiule,  nero con colletto bianco, quello della mia maestra ricordo che era ornato da bellissimi colletti fatti di pizzo a chiacchierino ben inamidati.

Eccovi la prima foto di questa rassegna che riporta annotate sul retro  la data del 10 maggio 1957 (io avevo appena compiuto 50 giorni), I Classe, Maestra Baracchi

La seconda foto riporta la data del 6 maggio 1958, II Classe, non è indicato il nome della maestra, però a mio avviso è sempre la Maestra Baracchi.

L’Italia iniziava ad attraversare quel periodo di benessere post-guerra ricordato dalla storia come “boom economico”.  In quegli anni le classi erano numerose, in questa foto si contano ben 24 alunni, solo maschietti e fa supporre che la corrispondente classe femminile non sia stata  di certo inferiore di numero. Gli insegnanti di allora, pur essendo soli, riuscivano comunque a “tenere a bada” tutta la classe con una serie di regole e molta disciplina. In aula spesso non si sentiva volare la classica mosca, quando entrava un adulto si scattava tutti in piedi per il saluto, per andare in bagno fuori dall’orario dell’intervallo, si alzava la mano per potere parlare e chiedere il permesso di uscire e solo dopo l’assenso dell’insegnante ci si alzava dalla sedia e si usciva.

Il tempo passa e i nostri  bambini sono già in III Classe, sul retro della foto nessuna iscrizione salvo appunto l’indicazione della classe, possiamo solo pensare che la Maestra Baracchi ha ceduto la cattedra ad un Maestro del quale non sappiamo il nome.

Si contano 27 alunni, in classe siamo aumentati, si può supporre che possano essere entrati dei ripetenti. Già perché allora si ripetevano gli anni anche alle elementari. Se l’insegnante riteneva che non eri abbastanza pronto per proseguire, senza tante storie da parte di nessuno decideva di bocciarti e di farti ripetere l’anno, non esistevano corsi di recupero, insegnanti di appoggio, interventi di psicologi, ripetizioni, aiuti a casa da parte dei genitori, semplicemente ti rassegnavi a fare di nuovo tutto il programma.

Non era certo uno scandalo per nessuno, eri abituato ad accogliere in classe chi ripeteva l’anno come pure a lasciare indietro qualche compagno.

Nella vecchia scuola era presente anche un teatro dove si svolgevano diverse iniziative legate a ricorrenze quali la Festa dei Remigini, la Giornata del Risparmio o la Giornata degli alberi.

Questa foto riportante la data dell’11 Novembre 1958 sempre riferita alla  III Classe testimonia uno di questi eventi.

Chissà che ricorrenza era, non ricordo che si festeggiasse il giorno di San Martino! Sono presenti numerosi alunni  compostamente seduti sulle sedie di legno del vecchio teatro con gli insegnanti, in prima fila le Autorità civili e religiose.

Probabilmente in III Classe erano previsti anche gli appuntamenti importanti della Prima Comunione e della Cresima documentati da questa fotografia commemorativa sul sagrato della Chiesa datata 7 Giugno1959.

I bambini sono in posa con le manine giunte guantate tutti compresi nella solennità dell’evento, capelli freschi di taglio e pettinatissimi.

Da notare l’abbigliamento omologato per tutti completino giacca e calzoncini ovviamente corti, camicia bianca con cravatta in tinta, fazzolettino inamidato nel taschino della giacca, calzini corti. Solo per le scarpe è stato dato spazio alla fantasia del colore: nero, marrone, bianco.

Non c’è esatta corrispondenza nel numero dei bambini con quello della classe, nella foto della comunione sono 18 nella foto di classe 27.

Anche allora per essere ammessi ai Sacramenti si doveva frequentare il catechismo e sostenere un esame, non ricordo più se anche in questo caso era prevista la bocciatura e la ripetizione dell’anno.

Siamo cresciuti e si va in quarta, la foto è stata fatta in classe ed è fantastica per quello che ci racconta.

Innanzitutto l’arredamento tipico delle classi di quegli anni: i vecchi banchi di legno con il piano nero un po’ in pendenza, un pezzo unico con il sedile reclinabile, con in mezzo il  buco per l’inchiostro dove intingere il pennino, sotto al banco il ripiano dove mettere i quaderni e la merenda, piantato di lato un chiodo dove agganciare la cartella. Appesi alle pareti dell’aula  manifesti didattici, quelli della foto sono a tema scientifico oltre ad uno intestato “Costituzione Italiana” e poi rivedo con commozione la  vecchia e robustissima lavagna di ardesia con figure di poligoni, polverosa di gesso con la cimosa per cancellare e risento la sommessa protesta della classe quando inavvertitamente il gesso scricchiolava sulla sua superficie,   la cattedra di legno elevata rispetto ai banchi perché appoggiata su una  predella di legno. Cimosa… predella… termini oramai completamente abbandonati dal linguaggio comune.

Purtroppo non ho trovato la V classe, probabilmente Attilio era assente e quindi ho un buco temporale che mi porta direttamente al 15 giugno del 1962 quando i nostri ragazzi sono a conclusione della prima media.

Come possiamo osservare alcuni di loro possono aspirare ad indossare i pantaloni lunghi, la classe diventa mista e ci sono anche ragazze in numero decisamente inferiore rispetto ai ragazzi.

I ragazzi non indossano più il grembiule, mentre per le ragazze è ancora obbligatorio, naturalmente nero. Il motivo? Era così e basta, oggi ci sarebbe una protesta corale sulla differenza di genere ed il caso diventerebbe oggetto di discussione su social e trasmissioni televisive.

L’insegnante possiede tutte le caratteristiche per meritarsi il titolo di Professore con quella barba e l’atteggiamento austero.

Purtroppo, nonostante le ricerche, non sono riuscita a completare gli anni delle medie, però con un balzo temporale notevole direi ho ritrovato  la foto della II A dell’anno scolastico 1967 – 1968  scattata presso l’I.T.I.S. di Porretta Terme.

Gli studenti provengono dai diversi Comuni della vallata del Reno, lascio ai lettori l’impegno di riconoscerli, di Vergato, oltre ovviamente ad Attilio, ho riconosciuto Paolo Capri e l’indimenticabile Battista Busatta.

In un batter d’occhio i nostri bambini sono diventati uomini e stanno vivendo quel fenomeno socio-culturale denominato appunto con il termine “Sessantotto” che in modo più o meno marcato ha interessato tutti gli Stati del mondo. Sono gli  anni della contestazione giovanile contro gli apparati di potere e le loro ideologie che ha spesso unito nella protesta appartenenti a classi sociali diverse studenti, operai, intellettuali.

Questa sequenza di foto e ricordi di ragazzi ora  settantenni in pensione mi fa riflettere di come il tempo scorre velocemente e di quanto poco ce ne rendiamo conto.

Viviamo giorno dopo giorno occupati più o meno nelle nostre diverse attività, a volte le ore volano, solitamente quando facciamo cose piacevoli, altre sembra che non passino mai, ma ci scommetto che la maggior parte di voi abbia detto alla fine della settimana: “Ma come… siamo già a sabato?”

Ho letto una frase dello scrittore giapponese Haruki Murakami che mi ha molto colpito e che in qualche modo mi conforta: “Non importa quanto il tempo passa, non importa cosa prende posto provvisoriamente, ci sono cose che non verranno mai assegnate all’oblio, memorie che nessuno può rubare”

Rita Ciampichetti, 2023

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