25 Aprile 2024 a Vergato – Le celebrazioni con sindaco, scuole, forze dell’ordine, ANPI e cittadini; I video e il discorso del sindaco

2024/04/25, Vergato – Un 25 aprile diverso nei suoni e nella partecipazione. Non solo per la presenza del novello parroco don Franco Lodi ma per l’entusiasmo dei bambini delle scuole. Entusiasmo nei canti, nel corteo e nel finale della cerimonia presso il Monumento, riservato a loro. Bene! Sarebbe stato contento oggi Padre Antonio a vedere una distesa di persone attorno al monumento. Ricordiamo le parole; Mi aspettavo la piazza piena, la festa della liberazione è la festa di tutti… nessuno escluso. …non è questa una festa di nostalgici di settant’anni fa…

Nel video le parole di don Franco e la lettura della preghiera dall’ex vice sindaco Anselma Capri, presente con un ruolo attivo nella cerimonia presso il cippo delle Scuole Elementari.

Purtroppo ancora tante mancanze ma chissà… il tempo deciderà!

I video; Due operatori che hanno interpretato la giornata e ci permettono di archiviare l’evento con un nutrito gruppo di immagini: Mazzetti Maria Rosa e Massimo Labanti (alla sua prima uscita da videomaker freelance).

Il video di Mazzetti Maria Rosa versione Facebook

Il video di Massimo Labanti versione Facebook

Il video di Maria Rosa Mazzetti versione YouTube

Il video di Massimo Labanti versione YouTube

Il discorso del sindaco Giuseppe Argentieri:

Care Cittadine e Cari cittadini di Vergato,
Eccoci ancora una volta, come tutti gli anni da quell’ormai lontano 25 aprile 1945, a ritrovarci davanti al monumento ai nostri caduti per festeggiare la fine della guerra e la liberazione dell’Italia dalla occupazione nazista e dalla dittatura fascista.
La manifestazione di quest’anno coincide con la fine del mandato elettorale che i cittadini di Vergato ci hanno affidato cinque anni fa.
Come sindaco uscente vorrei ringraziare tutti i cittadini di Vergato, uomini e donne, giovani e anziani, quelli che sono presenti oggi in questa piazza e quelli che non sono riusciti a partecipare, l’Anpi, le associazioni combattentistiche presenti, i ragazzi e le maestre dell’istituto comprensivo di Vergato e Grizzana Morandi, le forze dell’ordine, la parrocchia.
Sono sicuro che tutti condividiamo lo spirito di questa giornata di festa, la festa della Liberazione.
Una festa che è di tutti perché è la festa fondante della nostra democrazia e della nostra Repubblica.
Come abbiamo ricordato in tutte le manifestazioni degli anni precedenti ci ritroviamo qui, in questa ricorrenza storica, prima di tutto per ricordare e onorare i caduti sui vari fronti teatro di guerra, i tanti caduti militari e civili, i partigiani, i martiri, le troppe vittime civili derubricate a danni collaterali di guerra, per impedire che quelle persone, quei bambini, quegli anziani, quegli uomini e quelle donne si trasformino in freddi numeri senza un insegnamento ed un monito che solo attraverso il sacrificio, l’impegno civile e la memoria si possano difendere e mantenere in essere i diritti ed i valori espressi dalla nostra società.
Il 25 aprile 1945 fu davvero la fine di incubo, per l’Italia incarna l’inizio di una stagione straordinaria di democrazia, di libertà e di pace.
Le nostre popolazioni speravamo che finalmente il mondo, dopo la terribile esperienza di quegli anni, potesse entrare in un’era di pace stabile e duratura. Erano certe che quel numero sterminato di morti sarebbe servito almeno a questo scopo. I nostri bisnonni e i nostri nonni hanno lavorato attivamente a questo obiettivo, ricostruendo insieme i nostri paesi distrutti, i nostri territori martoriati, il sentimento di comunità e condivisione senza i quali non ci si può definire comunità, hanno posto le basi per un’Europa unita nei valori della pace, della convivenza e della libertà.
In tutti questi anni questo impegno e questo sentimento è stato disatteso in troppe zone del mondo che sono investite da innumerevoli guerre e conflitti armati, dalla
guerra di Corea degli anni ’50 del secolo scorso fino a quelle oggi ancora in corso tra gli invasori russi e gli ucraini, e a quella tra i terroristi di Hamas e lo Stato di Israele.
Oggi dire che ci troviamo alle soglie di una terza guerra mondiale non è solo una minaccia né una previsione improbabile ma purtroppo una angosciosa realtà, dobbiamo sentirci tutti responsabili e responsabilizzati per impedire questa funesta e disastrosa ipotesi.
Per costruire un mondo di pace non basta un pacifismo generico e spesso unilaterale. Serve una riflessione critica profonda sulla natura degli uomini, sulle logiche del potere, sulla prepotenza degli stati invasori a danno di quelli più deboli. L’educazione alla pace non può ridursi a un modesto esercizio di pedagogia né a qualche manifestazione di piazza. Servono un pensiero complesso e una attività politica costante, organizzata, condivisa ed unitaria.
Festeggiare il 25 aprile qui, in questa piazza, significa per noi ricordare i nostri vergatesi caduti nelle varie fasi della seconda guerra mondiale sui vari fronti e su quello di casa nostra, la linea gotica.
Sono stati davvero tanti.
Ne danno solo una parziale testimonianza i tanti monumenti, i cippi e le lapidi di cui è disseminato tutto l’Appennino emiliano e particolarmente il nostro territorio.
Per onorarli, ma soprattutto per mantenere vivo il loro ricordo, il loro sacrificio, tramandare non solo la loro storia ma anche le loro speranze e la loro forza ai nostri ragazzi, oggi ci rechiamo a deporre corone di alloro nei luoghi più significativi di testimonianza di questi avvenimenti.

25 Aprile significa anche ravvivare quello spirito unitario che rese i nostri cittadini capaci di ricostruire rapidamente il paese distrutto e avviarlo a un nuovo sviluppo, come è ben rappresentato dalla medaglia d’oro al valore civile affissa sul nostro gonfalone.
La memoria va mantenuta particolarmente viva e bisogna ringraziare in modo particolare coloro che morirono combattendo volontariamente per la liberazione del nostro territorio dall’occupazione nazista successiva all’8 settembre del 1943. Fu una guerra contro un esercito straniero che era espressione militare di una idea delirante della politica, così feroce da avere pochi confronti nella storia;
fu anche guerra contro ciò che rimaneva del regime fascista che aveva portato l’Italia alla dittatura, al conflitto mondiale, alla vergogna delle leggi razziali e ad un’ atroce guerra civile, amico contro amico, fratello contro fratello, padre contro figlio.

Se vogliamo analizzare e condividere insieme lo spirito che ha rifondato l’Italia e l’ha fatta crescere in questo lungo dopoguerra, dobbiamo affermare con forza e convinzione unanime che noi siamo e vogliamo essere un paese saldamente ancorato ai valori di fondo della storia politica moderna, che ci accomuna alle altre nazioni europee e al mondo occidentale.
La storia diventa tale quando si traduce in un valore, in un’idea morale che va a costituire le fondamenta di uno Stato, un’idea morale pienamente condivisa da un popolo e da ciò che lo definisce nazione.
I nostri valori, che sono per noi un patrimonio prezioso da custodire, da difendere e da sviluppare, sono riassumibili in tre parole: libertà, democrazia, giustizia sociale.
Le libertà civili, sono la premessa indispensabile dello Stato di diritto e la garanzia migliore per i cittadini contro ogni sopruso ed esercizio arbitrario del potere politico, in una parola contro la dittatura.
La democrazia costituisce la forma politica più adatta a garantire l’esercizio della sovranità popolare e a favorire la pari dignità sociali dei cittadini e la loro partecipazione attiva alla vita pubblica.
La giustizia sociale individua un insieme di scelte dirette a ridurre le disparità economiche, culturali e sociali tra i cittadini e tra le classi sociali che compongono la società civile.
Questa è l’eredità oggettiva che ci hanno lasciato quegli italiani che hanno combattuto e che sono morti nelle tragiche vicende della seconda guerra mondiale e particolarmente nella fase finale degli anni dal ’43 al 25 aprile ’45.

Libertà, Democrazia e Giustizia: questa indivisibile trinità laica costituisce l’eredità che è stata assunta e scritta nei principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale, eredità di cui noi e le generazioni future dobbiamo esserne non solo custodi ma anche guardiani e fieri difensori da attacchi esterni e strumentali.
Chi cerca di rinchiudere questo patrimonio unitario in slogan di parte o funzionali esclusivamente aM’affermazione della propria idea o rappresentanza politica compie una forzatura sterile e divisiva della nostra società e del nostro popolo, non rispondente alla ricerca storica né idonea a rafforzare quello spirito pubblico unitario che unisce un nazione aldilà delle legittime differenze di opinioni politiche.
Si può essere più o meno d’accordo con le scelte politiche di un governo, di quelli di ieri e di quello di oggi, ma la festa del 25 aprile è e deve restare patrimonio fondamentale per tutti, per la nostra Costituzione e per l’Italia intera.


Solo l’assunzione intima in ciascuna persona dell’integrazione dei tre principi fondamentali di Libertà, Democrazia e Giustizia in tutta la nostra vita politica, lavorativa e sociale possono onorare la memoria di chi ha sacrificato la propria vita !
contro la dittatura nazifascista e garantire un futuro di speranza, crescita e prosperità alle generazioni prossime in un continuo passaggio generazionale del testimone della memoria per la difesa dei diritti.
E’ a questi valori che l’Italia è saldamente ancorata, che lo è tutt’oggi, e che lo dovrà essere sempre, al di là delle differenze programmatiche dei governi.
Per avere la pace bisogna essere generatori ed esportatori di pace.
E’ solo sviluppando questi ideali che possiamo guardare a un futuro migliore per tutti
Viva il 25 aprile, viva Vergato e viva l’Italia!

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