Rita Ciampichetti – La Brigida, cap.14: Per farla breve la Cesira restò incinta e Amerigo, messo di fronte alle sue responsabilità, negò di essere stato lui…

2024/09/08, Vergato – Rita Ciampichetti – La Brigida – Vicende di una famiglia dell’Appennino Bolognese e non solo: Capitolo 14 – Segreti di famiglia…ma non troppo

Hai perso le puntate precedenti? Niente paura clicka qui e parti dalla numero uno… un regalo di Rita ad amici e ammiratori!

Vai alle puntate precedenti qui; https://vergatonews24.it//?s=brigida

Capitolo 14: Segreti di famiglia…ma non troppo

Una mattina di inizio marzo in cui il sole aveva riscaldato sufficientemente l’aria per iniziare a sciogliere un po’ i cumoli di neve ammassati nel mese di febbraio, l’Elide, dopo una revisione dello stato delle provviste, comunicò che occorreva comprare lo zucchero, il caffè, l’olio, il sale e i fiammiferi perché ormai erano agli sgoccioli.

Mè aj no pròpi brîsa voja d’andèr só a la butajga dla Peppina, ajo cminzipiè adèsa a fèr al pan, và mò te Elide!” disse sbrigativa la Cesira.

Io sto dando il latte al cinno cla sàimper fâm, se no ci andrei io. Sono ormai due mesi che non mi muovo di casa! A nin pos piò!” esclamò sospirando la Iolanda seduta su una sedia vicino al camino con fuori dal giubbino una “titta” enorme, bianchissima dove traspariva un reticolo di vene azzurre che nascondeva quasi del tutto la testa del suo bambino intento a succhiare a più non posso-

Chèrn ch’crass, mâgna spass” le ricordò la Cesira mentre ammucchiava  non so quanta farina nella “spartûra”.

Così l’Elide si infilò cappotto e scarponi, prese la borsa della spesa e si stava avviando verso il Borgo quando la Brigida iniziò a frignare che voleva andare pure lei: “Io via mammaaaa!”, “No Brigida c’è ancora tanta neve, torno subito e ti porto la chicca” “Nooo chicca, io via mamma!”, alla fine intervenne Adolfo che la convinse ad andare con lui a controllare se le galline avevano ripreso a fare le uova.

Quando l’Elide entrò nel piccolo e stipatissimo negozietto del Borgo c’erano la Peppina con la Fernanda, la Giulia e la Maria immerse in una accesa discussione, all’apertura della porta cessarono di parlare per voltarsi all’unisono a guardare chi era il nuovo arrivato.

Mo guarda te che sorpresa stamattina, ma chi si aspettava di vedere l’Elide, mo cos’è sta novità… è forse ammalata la Cesira?” esclamò la Peppina

No, no è dietro ad impastare il pane e quindi sono venuta su io, il tempaccio appena trascorso ci ha impedito di venire su più spesso e abbiamo dato fondo alle riserve” rispose l’Elide mentre abbracciava e baciava la sua amica Fernanda.

E già … è stato veramente un febbraio terribile… e che freddo, non ci si scaldava con niente, era talmente freddo e con delle bufere di neve che per ben due domeniche Don Basilio ha detto la  messa praticamente da par sè, chi veniva fuori di casa? Il Signore perdonerà tutti, vista la circostanza!” commentò mestamente la Giulia.

Dicono che anche della gente è morta dal freddo oltre alle bestie… ce lo ricorderemo questo inverno, ah se ce lo ricorderemo!”, rimarcò la Maria.

Ma raccontaci un po’ delle novità di casa vostra Elide, allora la Iolanda ha avuto il bambino ed è vero che la Natalina è riuscita ad arrivare su dal paese con la camionetta dei Carabinieri?” domandò curiosa la Peppina.

L’Elide confermò quello che era successo ringraziando il cielo che tutto si era concluso nel migliore dei modi e che sia la mamma che il bimbo stavano bene.

La Iolanda è stata più fortunata di voi… non capita tutte le volte che si partorisca in anticipo di quasi due mesi un bambino di quattro chili!” rimarcò ironica la bottegaia.

E a voi chi l’ha detto che è di quattro chili?” chiese l’Elide

Sò mèder, la Gaudenzia, la se stémma  cumpàgn un pavan! Quand l’è vgnò in negozi  al dè dåpp l’èra int al cåulum dla śghirigâja! “Un mâsti ‘d quâter chillo a òt mes ‘d gravidanza”, la dgeva con tott! Me, al póst sô a starè zétta” replicò la Peppina.

As vadd che l’è al Destén che in cà d’ Veggett totti ch’al donn i an da parturir prémma ….” disse quasi sottovoce la Giulia

Quell’affermazione, anche se appena sussurrata,  non sfuggì all’Elide che stava parlando con la Fernanda chiedendole se aveva dei cartamodelli nuovi da prestarle, “Tutte le donne di casa Veggetti? Ma chi oltre a me e alla Iolanda?” , pensò fra sé e sé.

Diede la lista  della spesa alla Peppina che le preparò la borsa, fece segnare il conto sul libretto e salutando tutti uscì velocemente, voleva seguire la Giulia che aveva già lasciato la bottega qualche minuto prima.

Riuscì a raggiungerla sulla porta della canonica e fermandola le chiese in modo molto diretto “Giulia posso chiederle cosa intendevate quando avete detto che è destino che tutte le donne di casa Veggetti partoriscono prima del tempo?”.

La Giulia la guardò negli occhi e le rispose cantilenando: “Oh Elide mé a sånbrîsa ‘na braghiråána, am piè pôc fèr dal ciâcher…. in tla mi pusiziån pò … s’al savess Don Basilio… e po’, s’an saviv  gnint l’è mej acsè!

Giulia mi conoscete, pure io non amo le chiacchere e non andrò certo a dire in giro che mi avete fatto questa confidenza, sono solo curiosa di sapere perché pure io sono una donna di  casa Veggetti anche se solo da qualche tempo mi sento più accettata dalla Cesira” le disse l’Elide

Pròpi cla bôna!” replicò con voce ferma la Giulia, poi rassegnata: “Qui fuori è ancora troppo freddo e poi non voglio che qualcuno ci veda. Venite in casa, intanto Don Basilio è andato giù in paese con gli altri preti delle frazioni per il raduno dal Signor Arciprete di Vergato, non ci disturberà nessuno”.

Entrarono nella grande e disadorna cucina della canonica, dove però ardeva un bel fuoco nella stufa economica che rendeva confortevole la stanza, la Giulia prese dalla credenza un piccolo bricco di smalto blu dove conservava tre dita del caffè avanzato dalla colazione di Don Basilio e lo mise su un lato del piano della stufa a riscaldare, intanto l’Elide si era tolta il cappotto e seduta alla tavola, la Giulia tolse il bricco dal fuoco, diede una veloce passata con uno straccio umido sulla tovaglia cerata e versò un po’ di caffè in una piccola tazzina che offrì all’Elide: “E’ già zuccherato, è quello avanzato da stamattina, ma spero che lo gradiate ugualmente, se metto su del caffè fresco poi Don Basilio se ne accorge e chi lo sente più!” disse mestamente la Giulia.

Anche troppo, non dovevate disturbarvi, ora se volete raccontare perché non ho molto tempo per restare, non voglio sentire le brontolate della Cesira se faccio molto tardi!” rispose l’Elide.

La Giulia spostò dal tavolo un’altra sedia impagliata, si sedette di fianco all’Elide per maggiore confidenza e iniziò sottovoce a raccontare o meglio a ricordare “An so brîsa in che mod cuntèrla…mò sé … l’è mej dal prinzéppi! Elide dovete sapere che i Veggetti sono stati da sempre contadini del prete e quindi prima di Adolfo c’erano i vecchi. Erano in tanti, i nonni, suo padre e sua madre ed una fila di figlie femmine non ricordo più se erano in quattro o cinque sorelle, poi solo due maschi Amerigo e Adolfo, vostro suocero, il più giovane.

La madre si chiamava Cleofe e stravedeva per il maschio primogenito Amerigo e non lo nascondeva di certo. Come Adolfo l’era bàn cumpagn al pàn, suo fratello era di tutt’altra pasta: prepotente, voleva avere sempre la ragione e sua madre lo difendeva, molto più bello di suo fratello, al parèva un artéssta,  con quel fare da maschio strafottente attirava l’attenzione di tutte le ragazze dei dintorni che gli sbavavano dietro.

Fra le tante spasimanti c’era anche la Cesira.

Adesso voi la vedete sformata dall’età e dalla fatiche, ma a sedici anni l’era ‘na bèla ragazôla, piena di gioia di vivere e con un carattere completamente diverso rispetto ad ora. I due fratelli Veggetti iniziarono a farle il filo, Adolfo in modo riservato, Amerigo più intraprendente e quando vostro suocero si accorse che la Cesira preferiva di gran lunga il fratello maggiore si ritirò in buon ordine senza dire nulla.

Per farla breve la Cesira restò incinta e Amerigo, messo di fronte alle sue responsabilità, negò di essere stato lui ed anche questa volta la Cleofe lo supportò dicendo che se la Cesira aveva aperto le gambe significava che era una poco di buono e suo figlio faceva bene a non rovinarsi la vita con ‘na putanaza acsè. Il padre invece voleva costringere Amerigo a sposare la Cesira e lui cosa pensò di fare? Scappò di casa e si andò ad arruolare nell’esercito, stavano cercando volontari per un corpo di spedizione che partiva per la Libia per combattere i ribelli della Tripolitania. Se non ricordo male era il ‘22, Amerigo aveva venticinque anni e dopo nemmeno un mese dalla partenza arrivò la notizia che era caduto là in mezzo al deserto. Lascio a voi immaginare la disperazione della famiglia, ma soprattutto della Cesira, a quei tempi le famiglie non erano molto indulgenti con le ragazze che rimanevano fregate e i genitori le avevano già detto che non la volevano più vedere e che si arrangiasse da sola. A questo punto si fece avanti Adolfo che si addossò la colpa della paternità e disse che avrebbe sposato lui la Cesira. Così la Cesira sposando Adolfo andò a vivere dai Veggetti, ma sua suocera non la poteva vedere né in scrittura né in pittura, la riteneva responsabile della morte di Amerigo, se lei non lo avesse incastrato il suo figlio preferito sarebbe stato ancora vivo. Iniziò per la Cesira una vita d’inferno in quella casa, la bambina nacque a termine, anche se per coprire la cosa tutti dissero che era nata di sette mesi, purtroppo non visse che tre soli mesi. A quei tempi succedeva e si sentivano spesso le campane suonare a festa perché un angelo era volato in cielo.

Tutte queste disgrazie avevano indurito il cuore della Cesira e prima che le nascesse un altro figlio passarono ben sette anni.

Però le chiacchere dicono che fu un tempo tanto lungo perché la Cesira si negava ad Adolfo e non voleva fare all’amore con lui. Alla sera facevano finta di ritirarsi a dormire assieme, poi piano piano Dolfo scendeva ed andava a dormire da solo nella stalla.

Ci pensate Elide, sette anni …. non sono bruscolini! Adolfo le doveva volere  proprio un gran bene alla Cesira, però è anche  vero che la goccia a lungo andare scava la pietra, perché  si vede che una notte poi fu la Cesira che andò a cercare il marito nella stalla e nel giro di qualche anno nacquero tutti e tre i ragazzi Veggetti.

Al primo decisero assieme di chiamarlo Amerigo per ricordare il fratello morto. I nonni e i genitori di Adolfo sono morti da un pezzo, una sorella fu portata via da giovane dalla spagnola, due si sono sposate a Castello, mentre credo altre due dopo aver preso marito  sono emigrate in Belgio. La famiglia della Cesira, passato qualche tempo, si riconciliò con lei specialmente quando, alla morte della Cleofe per polmonite, diventò l’arzdora della casa ed iniziò ad avere gli stessi modi prepotenti della suocera.

E’ questa la storia della vostra famiglia per questo ho detto che i bambini a casa Veggetti nascono prima. A m’arcmand Elide non dite niente nemmeno a vostro marito di quello che ho raccontato, rimanga un segreto fra noi due, me lo promettete?” supplicò la Giulia .

Cara Giulia state sicura sul mio silenzio, adesso comprendo tante cose, forse l’atteggiamento della Cesira nei miei confronti è una rivalsa per tutto quello che ha patito all’inizio, la sofferenza, invece di renderla più comprensiva e compassionevole, l’ha indurita e resa impermeabile ai sentimenti, la compatisco

Vi posso assicurare che da giovane non era così, per un certo periodo siamo state amiche, era allegra, spiritosa, piena di energia ed anche generosa, purtroppo ha avuto la sfortuna di perdere la testa per quella bóna lèna di Amerigo Veggetti” sentenziò la Giulia

“O l’attuale Amerigo Veggetti non ha certo niente a che spartire con lo zio! Questo ve lo posso assicurare io!” e così dicendo l’Elide si alzò, indossò il cappotto, mise il fazzoletto di lana in testa, si caricò le borse della spesa e si avviò alla porta salutando e ringraziando la Giulia.

Sulla strada di ritorno ripensò molto a quanto le aveva raccontato la Giulia, adesso riusciva a comprendere molti aspetti del caratteraccio di sua suocera, particolari che all’inizio l’avevano fatta tanto soffrire, allo stesso tempo sentì aumentare in lei la stima nei confronti di suo suocero Adolfo, che animo sensibile e soprattutto nobile aveva e capì da chi aveva preso il suo Amerigo, mio Dio quanto era stata fortunata ad incontrarlo e quanto lo amava sentendosi ricambiata.

Si sentiva felice, non le importava quello che era stato, ogni famiglia dopotutto ha i suoi scheletri nell’armadio, l’importante è riuscire a guardare avanti.

Costeggiando le siepi, che delimitavano in alcuni punti la cavedagna che portava al podere dei Veggetti, si accorse che i primi tepori avevano fatto ingrossare le gemme del biancospino e del pruno selvatico, attorno si sentiva il gorgoglio dell’acqua prodotta dalla sciogliersi della neve che scorreva nei fossetti.

L’aria era ancora fredda, ma ad osservare alcuni segnali della Natura si capiva che l’inverno stava per finire, l’Elide inspirò forte l’odore del terreno bagnato e allungò il passo perché ormai il campanile suonava il tocco di mezzogiorno  e pensò felice: “Forse il peggio è passato e finalmente è in arrivo la Primavera!”.

Entrò in casa e la Brigida le venne incontro felice abbracciandole le gambe, la Cesira aveva appena terminato di fare l’impasto del pane, lo stava riponendo nella “spartûra” per la lievitazione, con un rito antico tramandato da madre in figlia si era tolta la “vargatta” e lo stava segnando con una croce tenendo la fede tra il pollice e l’indice della mano destra pronunciando sotto voce la formula: “Pan crass, fa quall che Dio at déss, vén èlt cómm una muntâgna, savuré cómm una castâgna”. Il mattino dopo le belle pagnotte lievitate sarebbero state cotte nel forno a legna e la scorta di pane per una settimana sarebbe stata riposta nella credenza.

La Cesira si voltò soddisfatta per il lavoro fatto, ma cambiò espressione quando vide che l’Elide era rientrata e stava sgomberando le borse della spesa, come da previsioni brontolò: “L’é l’åura ‘d turnèr a cà.? A j êra tanta zänt dla Peppina?A sî stà lónga cunpâgna la mèśna d såtta!”

Si c’era un po’ di fila, poi considerando che era da un bel po’ di tempo che non andavamo hanno voluto sapere notizie di casa e della nascita di Diego…” le rispose l’Elide.

Al sòlit ciâcher ‘d don, al san tótt  che i  fât i én mâsti e al ciâcher i én fammen e che tótt i càn scôsen la có e  tótt i minción vólen dîr la só!” commentò sarcastica la Cesira.

Mentre riponeva  gli acquisti fatti nella dispensa L’Elide sorrise tra sé e sé pensando a quello che le aveva confidato la Giulia e realizzò in quel momento che il timore iniziale che provava nei confronti di sua suocera si stava trasformando in una sorte di compatimento non accompagnato però da un senso di disprezzo, ma solo da una indulgente e femminile comprensione.

…..continua

Rita Ciampichetti, 2024

Vai alle puntate precedenti qui; https://vergatonews24.it//?s=brigida

Vuoi contattare Rita Ciampichetti? La trovi qui; https://www.facebook.com/rita.ciampichetti

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella privacy policy.<br>Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera,<br>acconsenti all'uso dei cookie.<br> Maggiori informazioni

Dati personali raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi

  • Statistica - Wordpress Stat
    Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
La privacy policy completa può essere consultata alla pagina dedicata.

Chiudi