Rita Ciampichetti – La Brigida, cap.27:  L’Elide si coprì il volto con le mani e scoppiò in lacrime. Cunclusiån (l’era ora!)

2024/10/28, Vergato – Rita Ciampichetti – La Brigida – Vicende di una famiglia dell’Appennino Bolognese e non solo: Capitolo 27: Addio o arrivederci?

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Capitolo 27Addio o arrivederci?

Era la prima sera di quel mese di aprile che si sentiva nell’aria l’odore della primavera, tant’è che dalla porta lasciata aperta entrava una piacevole brezza.

Avevano appena finito di cenare con una  insalata di radicchi di campo arricchita da striscioline di pancetta fritta e uova sode, non essendoci ancora frutta di stagione l’Elide aveva messo a tavola le noci e un vaso di ciliegie sciroppate preso dalla dispensa.

La Iolanda le chiese: “Oh Elide, stasera anche il dolce! Cosa dobbiamo festeggiare?

L’Elide le rispose: “Ho pensato che doveva esserci qualcosa per addolcire un po’ la notizia che sto per darvi

La Cesira, intenta a riporre nella credenza alcune stoviglie, si voltò allarmata e chiese: “Cusa l è capità?

L’Elide li guardò tutti ad uno ad uno e disse: “Fra un mese io e la Brigida andremo ad abitare in Paese

La Cesira tornò a mettersi a sedere alla tavola: “Elide csa giv? Andèr via da què.. e po’ csa fev a Vargà? Al savì che nó sän la vostra fameja… no….no…. an si dscorr!

L’Elide iniziò a spiegare: “E’ da qualche mese che ci penso e prima di prendere questa decisione mi sono confidata con la Natalina che mi ha aiutato a trovare una abitazione….per me e la Brigida va più che bene: due sole stanze, camera e cucina, c’è anche il gabinetto sul pianerottolo in comune con l’altro inquilino e l’affitto è molto modesto.

La Signora Lola, la sarta del paese, ha bisogno di una lavorante e quindi avrei trovato già anche una occupazione…. ho la mia macchina da cucire e penso di cavarmela abbastanza bene con il mestiere. Per prendere qualcosa in più nel fine settimana e al lunedì in occasione del mercato la trattoria Olga ha bisogno di qualcuno che le dia una mano in cucina e a servire ai tavoli. La voglia di lavorare non mi manca di certo e penso proprio che riuscirò a mantenere dignitosamente me e la Brigida

La Iolanda scuotendo la testa le chiese: “Ma perché te ne vai? Non stai più bene qui con noi? Ti abbiamo fatto qualche sgarbo?

L’Elide le sorrise mestamente e le rispose: “Assolutamente no, nessun sgarbo, ma purtroppo non ce la faccio più.. ogni angolo di questa casa, ogni pianta, ogni situazione non fanno altro che ricordarmi Amerigo e quei ricordi mi straziano. Poi la Brigida quest’anno ad ottobre inizierà ad andare a scuola ed io e suo padre….” e qui la voce si incrinò non rendendole possibile di parlare se non dopo avere bevuto un sorso d’acqua.

Ripreso il controllo continuò: “…io e suo padre avevamo deciso di farla studiare e quando dicevamo studiare non intendevamo solo fino alla quinta elementare, ma mandarla anche all’Università, questo era il grande desiderio di Amerigo ed intendo rispettarlo. Da quassù diventa troppo faticoso e quindi è meglio, fin da subito, che ci trasferiamo in paese”

A questo punto Berto, che molto raramente faceva sentire la sua voce, esordì dicendo: “Mò la Brigida l’è ‘na dona! Che bi’såggn aj’ è ‘d studièr …e po’ fin all’Universitè? ‘Na dutåuressa cla sta drè al puler?”” e finì con una grassa risata.

Fu zittito immediatamente da sua moglie: “Csa vólel dîr? Parchè la Brigida l’è ‘na dona l’an pôl brîa studier? Am agriva Berto ma té t î un bel inbezéll!”

Aloura mè avâg in branda!” le rispose Berto avviandosi verso la scala.

Ecco, bravo… fa mò acsè e tò teg anc Diego e Ermes!” concluse la Iolanda mollandogli i bambini.

L’unico a non avere ancora aperto la bocca fino a quel momento era Adolfo, si accese la pipa, diede due o tre boccate e fece sentire la sua voce: “A dire la verità mi aspettavo che prima o poi tu Elide saresti arrivata a prendere questa decisione. Ti confesso che sono molto dispiaciuto, ma capisco le motivazioni che ti hanno costretta a fare questa scelta. Però non è che andando via tu perdi il nostro affetto né tantomeno il nostro aiuto perché per te e nostra nipote rimaniamo sempre  la vostra famiglia, quindi potrai contare sulla legna per l’inverno e sui prodotti del podere, ti aiuteremo a far studiare la Brigida, questo lo dobbiamo ad Amerigo… e poi non è che il paese è così distante dal Borgo… la porta qui per voi è e sarà sempre aperta!”.

Gli adulti nel loro conversare non si erano accorti che erano attentamente osservati da due paia di occhi azzurri che ormai stavano virando al blu notte per la rabbia e la stizza

Si voltarono simultaneamente quando dall’altro capo del tavolo una vocetta sibilante gridò: “Io non vado da nessuna parte, io rimango qui con i nonni e gli zii! Tu mamma sei cattiva come una strega e con te non ci vengo proprio per niente!”

L’Elide le rispose: “Credo proprio di no Brigida, sono tua mamma e fai come dico io quindi, prima che tu inizi la scuola, andremo ad abitare giù in paese! Lo avrebbe voluto tuo babbo!

Con aria di sfida la Brigida le si avvicinò e guardandola fissa negli occhi le rispose: “Lo dici tu… il babbo è volato in cielo e non dice più niente… non me lo hai nemmeno fatto salutare quel giorno…. e poi devo lasciare tutti i miei amici, non li posso portare con me…”

Pazientemente l’Elide cercò di tranquillizzarla: “Tutti certo no, però puoi portare con te Fufi e la Gigia, gli altri li vedrai quelle volte che verrai a trovare i nonni”

La Brigida, mantenendo la posizione di sfida con le mani sui fianchi, le urlò con quanto fiato aveva in corpo: “Io ti ho detto che rimango qui! Va via tu …   qui cosa ci fai? Non ti voglio più..hai capito sì o no che non ti voglio più bene! Sei sempre triste, non ridi e non canti più… non sei più la mamma di prima!” e così dicendo corse fuori dalla porta.

Fuori iniziava ad imbrunire.

L’Elide si coprì il volto con le mani e scoppiò in lacrime.

La Cesira mollò una pentola sulla tavola e corse dietro alla Brigida urlando: “Sa la ciap a j dag un piò fat smataflàn cla prélla dû or dintond! Acsè l’impèra d’avair rispèt ‘d so meder!”, ma rientrò dopo una decina di minuti con il fiatone perché non era riuscita a raggiungerla.

La Iolanda intanto stava cercando di tranquillizzare l’Elide: “Si sarà andata a nascondere in uno dei tanti posti che sa lei, vedrai che appena viene più scuro ritorna con la coda tra le gambe!

Passò un’ora e la Brigida non era ancora tornata, fuori ormai era buio profondo e Adolfo disse che sapeva di sicuro dove si era nascosta e che l’avrebbe convinta lui a rientrare, ma purtroppo dopo un quarto d’ora rientrò con l’espressione preoccupata, non aveva trovato la Brigida nemmeno nel nascondiglio segreto del vecchio fienile.

Iolanda, và a ciamer Berto, cal vègna zò sobbit!” disse Adolfo alla nuora.

Iniziò quella notte la ricerca della Brigida, prima da parte dei suoi famigliari nel perimetro del podere, poi Berto salì al borgo ed allertò gli amici che a quell’ora aveva trovato all’osteria, nel giro di poco tempo tutti si mobilitarono per ritrovare la bambina, ma sembrava sparita nel nulla.

L’Elide era disperata e quando vide uno calarsi dentro il pozzo esclamò: “Se è successo qualcosa alla Brigida mi ammazzo pure io così possiamo stare di nuovo tutti assieme!”

Dopo diverse ore di infruttuose ricerche qualcuno iniziava a proporre di avvertire i Carabinieri e la Forestale giù in paese.

L’Elide girava inebetita nell’aia consolata dalle vicine accorse dai dintorni quando il suo sguardo si soffermò su Reno, il bracco di Amerigo, che uggiolava e andava in su e in giù trascinando la catena a cui era legato sul filo arrugginito.

Un pensiero le attraversò la mente ed iniziò a gridare: “Slegate il cane, slegate il cane…. e andategli dietro….. lui sa… lui deve sapere!” e sottovoce tra sé e sé aggiunse: “Deve averglielo detto!

Berto slegò Reno dalla catena che dopo avere fatto un paio di giri con il naso a terra attorno all’aia parti di corsa inseguito anche dall’Elide.

Reno imboccò la strada verso il borgo e dopo un po’ prima di raggiungere il centro della frazione deviò in un viottolo delimitato da un muro e fu  allora che l’Elide capì dove si era nascosta la Brigida.

Disse al gruppo di lasciarla entrare sola, spinse il cancello e vide finalmente la sua bimba, era seduta sullo sgabello accanto alla tomba di Amerigo, la Gigia passeggiava nei vialetti cercando grilli e cavallette, mentre una volpe si dileguò velocemente alla vista della donna e soprattutto del cane.

L’Elide si avvicinò e l’abbracciò, la Brigida ricambiò l’abbraccio e tra i singhiozzi disse: “Sono stata cattiva, scusa mamma, se il babbo vuole che io vada a scuola lo farò. Non è vero che non ti voglio più bene, vengo con te dove vuoi andare…. però tutte le volte che io voglio tornare qui tu mi dici di sì!”

Sì, sì tutte le volte che vuoi tornare puoi farlo e poi ci sono le vacanze d’estate e puoi starci per tanti giorni. Vedrai Brigida che ti piacerà vivere in paese, ti farai tanti amici…. e poi potrai portare con te la Gigia e se vuole venire anche Fufi o un altro dei suoi gattini. Di più non possiamo perché la casa è piccolina…ma ci faremo l’abitudine” le rispose la mamma.


Ora salutiamo il babbo e torniamo a casa…. sai ci sono tante persone che ti stavano cercando e ci hai fatto prendere uno bello spavento! Ma come hai fatto da sola ad arrivare fino a qui e poi con il buio!” le chiese l’Elide.

L’ho chiesto alla Chicca, alla sera viene sempre a trovarmi, io le dò un po’ di pane così non prende le galline della nonna, mi ci ha accompagnato lei dal babbo” rispose la Brigida.

Sì, sì…ma non dirlo a nessuno mi raccomando!” la pregò l’Elide.

Finalmente ognuno rincasò felice per la conclusione positiva della vicenda che il giorno dopo  costituì l’oggetto principale delle chiacchiere e dei discorsi arricchendosi con il passare del tempo dei più improbabili particolari.

Don Basilio, a dire la verità sollecitato dalla Cesira, aveva provato a parlare con l’Elide per convincerla a cambiare idea e a rimanere in famiglia, ma la determinazione che mostrò la donna fu tale che alla fine sospirando concluse dicendo: “Beh parlerò con il Signor Arciprete giù in paese per raccomandarvi, se anche una pecorella cambia pastore l’importante è che rimanga nello stesso gregge! Vero Elide? Ora siete ancora un po’ smarrita, ma ritornerete all’ovile del Signore, me lo promettete?”.

La donna chinando la testa non rispose e sospirando Don Basilio non insistette più di tanto accontentandosi del fatto di non avere ricevuto una più palese negazione.

Nelle settimane precedenti il trasferimento l’Elide con l’aiuto di Berto e dei suoi amici aveva portato nelle due stanze prese in affitto in paese la  sua camera e dei mobili che aveva acquistato con i pochi risparmi per arredare la piccola cucina: una tavola con il ripiano in marmo, quattro sedie, un mettitutto color bianco e la stufa economica che le avrebbe scaldate durante la stagione invernale, per fare da mangiare quando la stufa era spenta aveva acquistato un fornello a gas con tre fuochi che aveva appoggiato su un mobiletto al cui interno andava collocata la bombola a gas. Avrebbe provveduto in seguito all’abbellimento di quel piccolo nido con quei semplici accorgimenti che solo la sensibilità femminile può inventare.

Al Borgo la notizia che l’Elide sarebbe andata a stare in paese con la Brigida si diffuse rapidamente in tutte le case sia del centro che in quelle sparse ed oltre alimentando chiacchiere, pettegolezzi e supposizioni.

Na vôlta mort Merigo l’era da dir che sò mujèr l’an steva piò in cà con cla caråggna dla Cesira cl’è ‘na bruntlåna cme na pgnâta d faśû e  quall zarvel da galénna inamurè ‘d so cugneda!” commentò la Nóccia della Ca’ Nova un giorno in bottega dalla Peppina

O par quall in cà aj è anc Adolfo e Berto…” soggiunse la Pia

Adio! Dolfo l’è un bàn òmen cal stà semper zett e Berto …. lâsa perder… l’è trop ocupà a pinser al såu côren” rispose la Nòccia

Invezi ne brîsa acsè…l’Elide la catà la quedra con la Cesira e la và d’acord anc con la Iolanda. La và via parchè la vôl fer studièr la Brigida, la vôl cla dventa ‘na dutåuressa!” intervenne la Peppina mentre stava componendo la spesa nella borsa della Nòccia

“Bän mo da bån? A sî zerta?” esclamò la Giulia dalla solita seggiolina in fondo alla stanza tra il sacco dello zucchero e quello della farina gialla.

Só, anca mé, l’ha cunfidà l’Elide a mî fiôla la Fernanda!” rimarcò la Peppina

Zert che l’Elide l’è stà semper un po’ anbiziåusa…l’ha semper avò cal ché da sgnoura ‘d Bologna, l’ha un po’  la pózza såtta al nè’s”  commentò nuovamente la Nòccia.

Mo chiiii? L’Elide? Povra patoza… in tla sò vetta la suportà såul dal disgrazi! L’é sfortunè cómm i can in cîa! Se giv acsè Nòccia vó avî l’ânma cativa cómm e loj” per dire ad alta voce questo la Giulia si era alzata in piedi dalla sedia ed era andata di fronte alla Nòccia con l’indice alzato della mano destra e quella sinistra su un fianco e la donna per lo spavento aveva fatto un salto all’indietro andando a inciampare nella pila dei barattoli di latta  che con tanta precisione la Peppina aveva sistemato a piramide e che iniziarono a rotolare per tutto il negozio.

Oh atenti alla Gióllia ai é vgnó só la fótta par la prémma vôlta da quand l’è al mand !” commentò la Pia.

La Nòccia rimase senza parole, prese la sua borsa della spesa e si affrettò verso l’uscita, ma, arrivata sulla soglia, volle dire comunque la sua e voltandosi le guardò e disse: “Aho, savì cussa i è d nôv? Che al mand l é bèl parché l é vari e parché ognón la peinsa com ai pèr! A v salût”

Venne il giorno dell’addio con grande commozione da parte di tutti.

All’alba la Brigida aveva fatto il giro di stalla, pollaio, conigliere, piccionaie, porcilaia e aveva salutato uno ad uno tutti gli animali che nel seguito della giornata non emisero più nessun verso per la disperazione della Cesira che non capiva cosa poteva essere successo.

Poi raggiunse nell’aia l’Elide che assieme al resto della famiglia aspettava l’auto pubblica di Romagnoli che le avrebbe portate giù in paese, da quella sera avrebbero dormito nella loro nuova abitazione.

A terra due valigie e un grande cesto con dentro varie derrate alimentari, per la prima volta la Cesira aveva dato fondo alla dispensa,  sopra i bagagli la Gigia, mentre seduto impettito di fianco il gatto  Fufi.

Sembrava che il micio facesse la guardia in realtà era pensoso perché suo malgrado, dopo molte insistenze, aveva accettato di seguire la Brigida alla condizione che se la vita di appartamento non gli piaceva avrebbe preso la porta e sarebbe tornato di gran corsa al podere.

Arrivò l’auto pubblica e l’Elide con la Brigida fecero il giro dei famigliari abbracciandoli.

La Iolanda le disse: “Suvvia Elide non vai mica in America…. lunedì sono giù al mercato e passo da te a prendere il caffè!”

La Cesira abbracciò forte la Brigida e le disse: “Oh amarcmand quand i nasen i pipién vèn sò che a j ò bsogn!”.

Adolfo invece la prese da parte e le disse sottovoce: “Brigida ascolta bene il nonno! Non dire a nessuno che parli con gli animali, è qualcosa che le persone non riescono a fare e quindi non lo capiscono e potrebbero essere gelose, è un tuo segreto che conosciamo solo io e la tua mamma. Sei una bambina forte e intelligente e sento che diventerai importante e che riuscirai a fare tante cose buone. D’altra parte quella voglia a forma di cuoricino che hai sul viso ti porterà tanta fortuna!” e l’abbracciò forte.

Lo so bene… è l’impronta di un bacino forte forte che mi ha dato il mio babbo quando ero piccolina, lui è in cielo, ma mi ha lasciato il suo cuore!” gli ricordò la bimba.

La Brigida li guardò tutti e disse: “Intanto un giorno ritornerò qui …. e per sempre, solo qui nei campi, nel castagneto, nel bosco, nella stalla sto bene perché questa e solo questa è casa  mia!”.

Intanto Romagnoli aveva caricato le valigie, l’Elide e la Brigida salirono sull’auto che partì sollevando un gran polverone, la Brigida si voltò a guardare dal lunotto posteriore l’aia di casa che si stava allontanando sempre di più, le quattro grandi oche bianche inseguivano starnazzando il veicolo, Reno ululava impazzito, non distolse lo sguardo fino a quando vide le sagome dei suoi parenti rientrare in casa o avviarsi alle abituali occupazioni.

La bambina sospirò profondamente, un velo di malinconia annebbiò lo splendore dei suoi occhi azzurri, si voltò verso il finestrino alla sua destra  e sorrise alla Gigia che volava bassa accanto all’automobile.

Cunclusiån (l’era ora!)

Da quel giorno iniziò per la Brigida una nuova tappa della sua esistenza.

Sarebbe stata in grado di vivere serenamente nel Paese?

Come avrebbe affrontato la scuola e gestito i rapporti con gli  altri bambini lei che era cresciuta selvatica con la sola compagnia dei  suoi amici animali?

L’Elide, ancora così giovane,  si sarebbe rifatta una nuova vita?

La vita al podere dei Veggetti e al Borgo avrebbe continuato a svolgersi tranquillamente al ritmo della stagionalità dei lavori agricoli?

Di lì a qualche anno sarebbero stati aboliti i contratti di mezzadria, lo sviluppo industriale avrebbe richiesto sempre più forza lavoro sottraendola alla terra, Berto e la Iolanda si sarebbero trovati anche loro di fronte ad una scelta di vita?

Cusa vût ch’at dégga…và té a savair…

Rita Ciampichetti, 2024

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FINE della Serie della Stagione 1. L’inverno in arrivo ci porterà alla Stagione 2 puntata 1?

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Dite a Rita che Vergatonews24.it ha pagine vuote da riempire e … fazzoletti di carta per asciugare le lacrime dei lettori… grazie!

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