Erasmo da Rotterdam – Part. 4: Erasmo a Lovanio, Basilea e indotto a scrivere contro Lutero

2025/01/18, Vergato – La Pace in Erasmo da Rotterdam: Commento all’adagio ” Dulce Bellum Inexpertis” e alla “Querela Pacis”

La storia si ripete? Guerre, morti, distruzione… pace! Leggiamo la quarta parte dell’introduzione a un percorso che viene dal passato ma parla del presente.

In questa puntata la sua vita prima di entrare nel suo pensiero che conosceremo nella prossima…

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Holbein il Giovane, Ritratto di Erasmo
Holbein il Giovane, Ritratto di Erasmo

4° – Puntata – Erasmo a Lovanio

Nel 1517 Erasmo si trasferì a Lovanio e vi restò quattro anni dove fu ben accolto dai teologi dell’università. Per Erasmo i gravi problemi della Chiesa dello stato e della società erano semplicissimi. Bastava tornare alle fonti originarie del cristianesimo. Tutto doveva essere ricondotto a Cristo e al Vangelo. Le forme le cerimonie le speculazioni dovevano cedere il posto alla vera religiosità.

Il mezzo per giungere a ciò era la cultura e collegata a questa l’educazione dei giovani.

La sua edizione del Nuovo Testamento e di S. Girolamo dovevano servire a questo scopo.

Non tutti però accettavano la sua verità ripulita ed Erasmo che avrebbe voluto essere in pace con tutti si trovò coinvolto suo malgrado in una serie dei polemiche. 

Ma in fondo i suoi avversari non si ingannavano, quando vedevano con sospetto il fatto che il giudizio filologico di un singolo erudito potesse decidere dell’interpretazione di un testo. Erasmo di questo non si rendeva conto. E questo gli impedì di comprendere il vero motivo della resistenza della ortodossia cattolica.

Durante il 1518 ebbe troppo da pensare ai fatti suoi per occuparsi della questione di Lutero. 

“La misura del sostegno che Erasmo aveva dato a Lutero e le evidenti analogie fra i loro programmi, condusse con sufficiente naturalezza, al giudizio che Erasmo aveva deposto l’uovo covato poi da Lutero. Erasmo fece del suo meglio per allontanare da se tale imputazione.”[1]

Il 28.3.1519 Lutero scrive ad Erasmo per convincerlo ad appoggiare la sua causa. Questo tentativo fu per Erasmo un motivo in più per tirarsi subito indietro. La sua condotta giudicata da molti ambigua fu dovuta da un lato alla sua personalità e alla sua avversione a legarsi ad un partito o ad una persona; ma dietro a ciò vi fu sempre la sua profonda convinzione che nessuna delle due opinioni in contrasto potesse esprimere compiutamente la verità e che l’odio restringe la visuale ed acceca gli spiriti. A quelle convinzioni si aggiunge l’illusione che fosse possibile salvare la pace con la moderazione la saggezza e la benevolenza.

Erasmo non conosceva Lutero e non aveva dato che una rapida scorsa ai suoi scritti, ma apprezzava l’austerità della sua vita. Condannarlo recisamente non si accordava con la mansuetudine teologica e per di più di fronte al volgo incapace di giudicare. Nell’estate del 1520 apparve la bolla papale che, fondandosi sul materiale d’accusa raccolto  dalla facoltà di Lovanio, proclamava Lutero eretico e lo poneva al bando della Chiesa se egli non ritrattava prontamente.

“Che Erasmo in quei giorni fosse in dubbio se rinnegare o approvare Lutero  non è cosa che torni a suo disonore . E’ il tragico fondamentale difetto del suo temperamento non voler e non poter trarre mai le ultime conclusioni. Se fosse stato semplicemente un calcolatore o un egoista, pauroso per la propria pelle, avrebbe già molto tempo prima abbandonato   del tutto la causa di Lutero. La sua disgrazia di fronte al tribunale della storia fu che egli mise sempre in mostra le sue debolezze, mentre la sua grandezza rimase celata nella profondità del suo animo[2]

Nell’aprile 1521, nella dieta di Worms, Lutero tiene ferme le sue opinioni contro la massima autorità dell’impero. In Germania il giubilo è grande tanto che per un momento sembra che l’autorità imperiale sia in pericolo.

“Se io ci  fossi stato –  scrive Erasmo – avrei fatto del mio meglio per placare questa tragedia con consigli di moderazione, in modo che non avesse mai potuto divampare a maggior danno del mondo”[3]

Il clima si fa sempre più rovente ed Erasmo decise di partire per Basilea. Erasmo cercò fino all’ultimo di restare indipendente.

– Erasmo risiede a Basilea

A Basilea Erasmo, finalmente lontano dai partiti che lo volevano attrarre a sé, circondato da amici con spirito affine al suo, lontano dalle corti dei principi e dalle protezioni dei grandi, vive  quella vita che aveva sognato.

Egli credette per un istante di essere l’iniziatore di un grande movimento di rinnovamento. Ma quando vide la lotta che si era aperta preferì restare in disparte senza rinunciare al suo ideale.

 Era perciò un uomo deluso nei suoi ideali rispetto alla società e al mondo,  anche se non li aveva abbandonati.

Concordia, pace senso del dovere e benevolenza , ecco le virtù che Erasmo apprezzò  ma non così il secolo in cui visse.

“Invano aveva scritto numerose opere in favore della pace: La Querela pacis , l’adagio  Dulce bellum inexpertis, l’Oratio de pace et discordia  ed altre ancora.

 Teneva  in gran pregio questa sua attività pacifistica : “quel fecondo scrittore che non cessa di perseguitare la guerra con la sua penna”, si fa chiamare da Caronte, che teme di essere defraudato da Erasmo del suo carico di ombre.   Melantone  ci racconta che papa Giulio, avendo saputo quanto Erasmo andava predicando sulla guerra, lo aveva fatto chiamare per dirgli di non occuparsi delle cose dei principi: “Tu non capisci queste cose!”[4]

Erasmo, pur biasimando  i principi come nell’Adagio  Dulce bellum inexpertis non aveva intenti rivoluzionari come  Moro, l’autore dell’Utopia.

“E’ assai dubbio che le diatribe di Erasmo  contro i principi  abbiano esercitato una reale influenza sui suoi contemporanei.

 Farebbe certo piacere credere  che il suo sincero amore della pace e le sue aspre accuse contro la follia della guerra  avessero  avuto qualche effetto.  Senza dubbio essi diffusero dei sentimenti favorevoli alla pace nella vasta cerchia degli intellettuali che leggevano Erasmo, ma la storia del XVI secolo non ci dimostra che questi sentimenti abbiano effettivamente recato qualche frutto.”[5]

– Erasmo indotto a scrivere contro Lutero

Erasmo avrebbe voluto fermare l’impeto di Lutero ed evitare  il dramma della Riforma.

 Ora però che si era tutto compiuto avrebbe preferito rimanere spettatore della tragedia “Se, come il grande successo della causa di Lutero pare voglia dimostrare, Dio ha voluto tutto ciò – così egli ragionava – e se per  la corruttela di questi tempi egli ha giudicato necessario un rude chirurgo come Lutero, non spetta a me opporgli resistenza”[6]

Egli fu costretto a scrivere poiché si insisteva su questo principio  “ Finchè Erasmo si rifiuta di scrivere contro Lutero, siamo in diritto di crederlo un luterano. “che tu passi per luterano, è certo” gli scrive Vives nel 1522 dai Paesi Bassi”.[7]

Tutti lo incitavano a scrivere contro Lutero,  monarchi ed anche il papa Adriano VI, suo antico protettore, che si rivolse a lui prima di morire.

 Erasmo ritenne di non poter esimersi dal farlo.

Il 15.4.1524 gli giunse una lettera di Lutero in cui egli lo pregava di rimanere quello che aveva sempre detto di voler essere: un semplice spettatore della tragedia.

 Per poter combattere Lutero egli scelse un punto in cui fosse sicuramente in disaccordo con lui.

 Cioè il problema eterno della colpa e della costrizione, della libertà e della servitù di Dio e dell’uomo.

“ De libero arbitrio diatribe” uscì dunque nel settembre 1524.

Egli sostenne che come la Bibbia insegni i dottori confermino i filosofi dimostrino e la ragione attesti la volontà dell’uomo è libera. “ Se non si riconosce la libertà del volere la giustizia e la misericordia di Dio sono termini privi dei senso.

 Perché la Scrittura dovrebbe ammonire e censurare, se tutto avvenisse per necessità?

 E perché dovrebbe essere apprezzata l’obbedienza se nell’agire bene o male noi non fossimo che uno strumento nelle mani di Dio? E se fosse proprio così sarebbe pericoloso svelare questa dottrina alla folla, perche la morale dipende dalla coscienza della libertà”.[8]

Ho pensato un poco a questo punto e ritengo ci sia un solo modo per risolverlo e cioè che  noi siamo sì liberi, ma nello stesso tempo strumenti poiché Dio ha vie che noi non conosciamo dice infatti il salmo “ le mie vie non sono le vostre vie e i miei pensieri non sono i vostri pensieri”

Sembra questo anche il punto di vista di Huizinga dove dice: a pag 239 “ Il contrasto fra Erasmo e Lutero si svolgeva di là da quel punto in cui  il nostro fragile giudizio ha da fermarsi e da accettare l’equivalenza, anzi la possibilità della coesistenza del si e del no”

Lutero accolse con disappunto lo scritto   e rispose con “De servo arbitrio” dove per confutare l’indeterminismo ricorse ad una fede fanatica che vuole esprimere l’inesprimibile.

 Molte persone però si allontanavano da Erasmo da ambedue le parti, c’era però ancora chi la pensava come lui.

  Fra questi il vescovo di Basilea, Cristoforo di Utenheim che cercava una riforma interna alla Chiesa e aveva chiamato eruditi cercando all’interno del suo vescovado di riformare il  clero prima che la grande contesa iniziatosi andasse molto al di là di quanto sia lui che Erasmo desiderassero.

 Sulla maggior parte delle questioni controverse egli teneva una posizione intermedia che gli potesse consentire di rimanere fedele alla Chiesa senza rinnegare le sue più profonde convinzioni.

 Raccolse poi le sue opinioni in “De amabili ecclesiae concordia”.   A Basilea scrive nel 1526  l’”Institutio christiani matrimonii”, dedicato a Caterina d’Aragona , regina di Inghilterra. Scrisse poi il “De vidua christiana” dedicato a Maria d’Ungheria.

Fu il fulcro di un grande gruppo spirituale di cui non si poteva valutare la forza perché non compariva come partito.

“Il modo come era odiato, come erano spiati tutti i suoi gesti e tutte le sue parole  era di quelli che toccano solo a chi è notoriamente grande. Il coro dei nemici che gettavano su di lui tutta la colpa della  Riforma non voleva tacere [….] Erasmo vedeva con dolore sempre nuovi esempi di un sistema di lotta meschino malvagio e stupido. […]  Nel suo intimo soffriva acutamente dei essere attaccato.”[9]

– Erasmo contro il paganesimo e l’esagerato classicismo – Partenza per Friburgo

Erasmo riuscì ad essere sempre indipendente anche nel campo degli umanisti  egli lottò contro coloro che riteneva troppo legati al  classicismo in modo tale da portare ad un ritorno del paganesimo “ Accanto a quelli che odiano gli studi classici perché li ritengono contrari alla fede – scrive Erasmo – un’altra specie di nemici e da poco uscita fuori dai suoi nascondigli, quasi che non potesse essere elegante se non ciò che è pagano […] credono che sia maggior vergogna non essere ciceroniano che non cristiano. […] Che vuol dire questo odioso vantarsi del nome ciceroniano? Te lo dirò io in breve, ed in un orecchio: con quella vernice coprono il paganesimo che è loro più caro che la gloria di Cristo”.[10]

Nel 1529 a Basilea la riforma prese il sopravvento  poiché si  diceva che se egli non fosse stato un riformatore se ne sarebbe andato da molto tempo, Erasmo per mantenersi indipendente si recò a Friburgo anche se questo spostamento gli costò,  a causa della vecchiaia e della malattia, soffriva di calcoli renali, che gli procuravano grandi dolori.

A Friburgo fu ben accolto gli fu messa a disposizione una grande casa e un professore di teologia  gli offerse un giardino.

 La città gli piacque e nel 1531 vi comprò una casa.

 Qui lavorò alacremente ed all’opera dei Padri della Chiesa aggiunse nuove edizioni di Crisostamo e Cipriano; la serie degli autori classici si arricchì con le opere di Aristotile.

 Rivide ancora per tre volte i Colloqui; ancora per una volta gli Adagi e il Nuovo Testamento.

“Alla causa della riforma era ormai estraneo […] ho preferito attirare su di me l’odio di tutta la Germania piuttosto  che uscire dalla comunione della Chiesa”[11]

Secondo lui non bisognava dare troppa attenzione ai gesti di Lutero e non sarebbe successo questo grande  incendio.

 Egli invitava i teologi a lasciare da parte le piccole questioni e rivolgersi alle fonti della scrittura. Ma ora era troppo tardi.

– Inasprimento generale dei contrasti – Morte di Erasmo

I contrasti divennero più aspri e minacciosi negli ultimi anni di vita di Erasmo.

 A Basilea, nel 1529, mentre Erasmo  si preparava a partire  una forte maggioranza di cattolici ottenne che solo i luterani potessero conservare ciò che fino ad allora avevano ottenuto; mentre gli zuigliani e gli anabattisti non avrebbero dovuto godere di alcuna tolleranza.

 A ciò seguì la protesta dei principi riformati e delle maggiori città evangeliche, da cui derivò il nome di protestanti per designare gli anticattolici (19.4.1529).

 Non solo fra cattolici e protestanti divenne completa la scissione nell’impero: infatti la questione dell’eucarestia si rivelò un ostacolo che si frapponeva all’unione fra zuigliani e luterani.

Lutero si separò da Zwingli.

 In Svizzera era scoppiata una guerra civile fra cantoni cattolici ed evangelici che fu interrotta solo per breve tempo dalla pace di Cappel.

I trattati di Cambrai e Barcellona del 1529 ristabilirono per qualche tempo la pace nella cristianità. Ma un mese più tardi i turchi erano dinnanzi a Vienna.

Erasmo, pur essendo addolorato da   tutti questi  eventi vi rimaneva estraneo.

 Con la dieta di Augusta del 1530 si cercò invano di porre pace nella cristianità.

 In Germania la grande lotta sembrava prossima a scoppiare.

 Nella lega di Smalcalda si riunirono tutti i paesi e le città protestanti  della Germania in lotta contro l’imperatore.

 Nel 1531 morirono Zuinglio e  Ecoalmpadio, il primo nella battaglia di Cappel contro i cantoni cattolici e il secondo a Basilea.

In Svizzera si era stabilito un certo equilibrio e un armistizio. “ L’imperatore comprese che se voleva combattere i protestanti tedeschi doveva convincere il papa a convocare un Concilio per abolire i riconosciuti abusi della Chiesa.

 La  pace di Norimberga sanzionò questo atteggiamento della politica imperiale”[12]

Poteva sembrare che  riuscisse ancora a vincere un atteggiamento moderato e di compromesso.

 Erasmo però era già anziano e non desiderava prendere parte attiva alle decisioni.

 Nel 1533 scrisse una dissertazione “ Sull’amabile concordia nella Chiesa”.

 Nello stesso anno scrisse sulla  preparazione alla morte. Ma ormai il suo stile non era più vivace come un tempo.

 Erasmo aveva incentrato la sua attività  nella stesura di un’opera che trattava dell’arte di bene e convenientemente predicare: l’Ecclesiastes.

In quest’opera egli  ritiene che l’umanità potesse migliorare ascoltando prediche condotte con intelligenza e buon gusto e conformi alla purezza del Vangelo.

 L’opera avrebbe dovuto essere dedicata a Giovanni Fisher vescovo di Rochester.

 Moro e Fisher furono decapitati per ordine di Enrico VIII  perché non avevano riconosciuto nel re il capo supremo della Chiesa inglese. Morirono per conservarsi fedeli alla Chiesa cattolica.

 Questa sorte commosse certamente Erasmo perché si trattava dei suoi più nobili amici. Ma non ci sono pervenute le manifestazioni del suo animo.

 Erasmo ritornò a Basilea nel maggio del 1535 dove le lotte religiose si erano calmate, era però ancora in dubbio se ritornare a Friburgo. Ma in agosto decise di rimanere a Basilea non usciva più dalla sua camera se non raramente. “ Benché il lavoratore appassionato che era in lui si aggrappasse alla vita e al lavoro, la sua anima era preparata alla morte. Felice non si era mai sentito e negli ultimi anni cominciava a desiderare la fine”[13]

Egli si sentiva sempre più solo perché quasi tutti i suoi migliori amici erano morti.

 Nell’ottobre 1534 Paolo III cominciò ad occuparsi del concilio in cui molti vedevano l’unico modo per salvare ancora l’unità della Chiesa. Erasmo nel 1535 inviò al Papa uno scritto augurale in cui si diceva pronto a collaborare e  consigliava un atteggiamento conciliatore.

Il 31 maggio giunse la risposta:

“Dotato da Dio di un così prezioso ingegno e di tanta dottrina  – scriveva il  Papa – tu dovrai collaborare con noi in questa pia opera, così consentanea a te, difendere con la parola e con la penna la fede cattolica prima e durante il Concilio, conchiudendo così con quest’ultima opera di devozione, che sarà la migliore delle tue azioni, una vita spesa al servizio della religione e  dello studio, confondendo i tuoi accusatori e suscitando le lodi dei tuoi ammiratori”.[14]

Roma era veramente ben disposta verso Erasmo e il suo nome era stato fatto tra i cardinali da nominarsi in previsione del Concilio. Ma egli pregò i suoi amici di non interessarsi per lui.

 Erasmo che ormai non usciva quasi più dalla sua stanza aveva mezzi sufficienti per vivere  quel poco che ancora gli restava. L’ultimo suo scritto un commento al Salmo XIV De puritate ecclesiae christianae lo dedicò ad un doganiere conosciuto durante uno dei suoi viaggi e col quale era diventato amico scoprendo che, pur essendo una persona umile, era un lettore dei suoi libri ed un uomo colto.

 Si chiamava Cristoforo Eschenfelder.

Il 12.2.1536 Erasmo scrisse il suo ultimo testamento, che dimostra due cose: i suoi legami con la ditta Froben e il suo bisogno di amicizia. Ad ogni amico lasciò una  cosa preziosa che testimoniava la considerazione in era stato tenuto dai grandi del suo tempo. Nel marzo 1536 pensava ancora di partire per la Borgogna e parlava della necessità di farsi nuovi amici.

 Secondo Beato Renano negli ultimi tempi della sua vita avrebbe desiderato recarsi in Brabante.

Morì il 12 luglio 1536. Le sue ultime parole, riportate dagli amici che lo assistettero furono: “O Jesu misericordia; Domine libera me; Domine miserere mei” ed in olandese: “Lieve God” ( Dio amato).


[1] Bainton, Erasmo della cristianità, pg. 154 – [2] Huizinga, Erasmo, pg. 217 – [3] Huizinga, Erasmo, pg. 219 – [4] Huizinga, Erasmo, pg. 225 – [5] Huizinga, Erasmo, pg. 227 – [6] Huizinga, Erasmo, pg. 235 – [7] Huizinga, Erasmo, pg. 236 – [8] Huizinga, Erasmo, pg, 238 – [9] Huizinga, Erasmo, pg. 245-246 – [10] Huizinga, Erasmo, pg. 249 – [11] Huizinga, Erasmo, pg. 256 – [12] Huizinga, Erasmo, pg. 261 – [13] Huizinga, Erasmo, pg, 266 – [14] Huizinga, Erasmo, pg. 267

…continua….

Maria Rosa Mazzetti, 2025

Nella 5° puntata; Cap. 3 – Adagio “Dulce bellum inexpertis” (Dolce è la guerra a chi non  l’ha provata)

Indice; 1 – Introduzione 2 – Vita, Tematichie fondamentali della Filosofia Erasmiana e Percorso del Pensiero 3 – Adagio “DULCE BELLUM INEXPERTIS” 4 – Il lamento della pace 5 – Conclusioni – Bibliografia

Immagine copertina – https://it.wikipedia.org/wiki/Hans_Holbein_il_Giovane

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