Rita Ciampichetti – La Brigida, cap.15: “Mò basta, a nin  pòs piò… l’è pròpi ‘na stasàn ‘d mérda” esclamò sconsolata la Iolanda

2024/09/08, Vergato – Rita Ciampichetti – La Brigida – Vicende di una famiglia dell’Appennino Bolognese e non solo: Capitolo 15: Par San Bandatt as’agnóss al vàird dal sacch

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Capitolo 15: Par San Bandatt as’agnóss al vàird dal sacch

Dopo l’ondata di gelo che aveva attanagliato uomini, animali e Natura nel mese di febbraio,  il tempo sembrava che avesse imboccato con decisione la strada della Primavera tanto da invogliare l’inizio dei lavori agricoli tipici di quel periodo dell’anno con particolare attenzione alla preparazione dell’orto per la semina e messa a dimora delle piantine che in estate avrebbero fornito gli indispensabili ortaggi, la concimazione dei terreni e delle piante da frutto, finire le ultime potature degli alberi da frutta prima che le gemme incominciassero  a schiudersi, impiantare le nuove viti ed i nuovi alberi

Allora ed anche ora se non fosse stato sostituito con tanti prodotti chimici, il miglior concime era il letame prodotto dalla stalla, quell’insieme delle deiezioni solide e liquide delle mucche, mescolate alla paglia usata come lettiera che veniva scaricato ogni giorno a seguito della pulizia nell’aldamèr, il letamaio.

Il letamaio andava coltivato e di questo se ne occupava Adolfo perché non era sufficiente ammucchiare un giorno dopo l’altro il letame in un unico posto, ma per garantire un omogeneo processo di fermentazione ed ottenere quindi un buon concime, con un giusto rapporto azoto carbonio, occorreva separare quello fresco da quello più vecchio fino a quando, completato il ciclo di fermentazione, non si otteneva un letame “maturo”, ideale per essere sparso nei campi, nell’orto e nel frutteto per una  efficace concimazione.

Non era un lavoro profumatissimo, ma a quei tempi non si faceva molto caso a quegli odori che oggi vengono classificate “puzze”.

La Cesira quindi iniziò a sollecitare gli uomini affinché si armassero di zappa ed iniziassero a prepararle il bell’appezzamento di terreno destinato da sempre ad orto che avevano già vangato in profondità nell’autunno, lei avrebbe poi provveduto a concimarlo.

L è bèli ora ‘d sumnèr l’âi, la zivålla, la pistinega, i radécc, l’insalè, i prassò, stegna da stèr a piantèr i pundôr, i zucatt, i fasulén, i fasù… “ elencò tra sé e sé una mattina la Cesira che già stava disegnando nella sua testa la disposizione e la composizione dei quadrati del futuro orto.

Fu interrotta da Amerigo che le ricordò che si doveva prima preparare il grande campo per la semina delle patate.

“Bsogna vàdder la lóńna, i al san tótt che quall c’al cress sŏtta tèra al vol sumnà con la lóńna ch la câla e tótt  quall c’al stà såura quand la lóńna la crass. Iolanda tira fòra dal casatt al lunèri ‘d Barbanera c’avden la lóńna ‘d mèrz!”

 Nelle case dei contadini non esistevano biblioteche molto fornite, a guardare in qualche cassetto potevi trovare il messale delle preghiere, a volte il Vangelo, un libro di lettura o il sussidiario scolastico  dei bambini che il più delle volte avevano frequentato solo le scuole elementari, però potevi essere certo che non mancava mai, in termini di carta stampata, il lunario.

A volte era il semplice calendario attaccato ad un chiodo in cucina  che indicava le fasi lunari, spesso invece erano quei piccoli libretti venduti in occasione delle fiere, veri e propri almanacchi che oltre a riportare i cambiamenti della luna e del cielo indicavano con più o meno precisione le previsioni del tempo, i lavori dell’orto, del giardino e della cantina ed altre amenità.

In casa Veggetti l’almanacco non mancava mai, la Cesira ci teneva in modo particolare a quella guida che le indicava in ogni mese dell’anno la cosa giusta da fare al momento opportuno seguendo i ritmo delle stagioni e l’armonia dell’universo, consultava il suo lunario e sapeva sempre se c’era  lôńna nôvalóńna ch’crass, lóńna ch la câla, fånnd dla lóńna, lóńna in śgåzzel, tanto da venire interrogata anche dai vicini.

E’ ormai una credenza consolidata dalla notte dei tempi ad oggi che il nostro satellite ha il potere di influire e di conseguenza dettare i tempi delle principali attività agricole e casalinghe e se una tale tradizione è giunta fino ai nostri giorni un fondamento di verità deve pur esserci anche se comprovate evidenze scientifiche non lo hanno mai certificato…. misteri dell’Universo.

Così prima di eseguire semine, potature, travaso dei vini, taglio della legna fino ad arrivare alla preparazione della passata di pomodoro e a pronosticare la possibile data del parto occorre prima di tutto stabilire se la luna è buona.

Però nessun almanacco riferito a quel 1956 aveva riportato nelle sue pagine la previsione di quel terribile Inverno che, non ancora soddisfatto dei danni provocati in febbraio, proprio quando si iniziavano a intravedere i primi segnali della Primavera anzi proprio qualche giorno prima dell’equinozio diede l’ultimo inaspettato colpo di coda con nuove e copiose nevicate e crollo delle temperature.

Ân bisèst, ân funèst, ân bisèst, ân malèster! Al dgeva me che n l’è brisa finè!” profetizzò la Cesira scossando la testa.

Mò basta, a nin  pòs piò… l’è pròpi ‘na stasàn ‘d mérda” esclamò sconsolata la Iolanda mentre sul tavolo della cucina stava cambiando le pezze a Diego che ad un solo mese sembrava averne compiuti già tre da tanto che cresceva bene.

Accanto alla zia in piedi su una sedia la Brigida la osservava con attenzione chiudendosi il nasino con le dita per gli effluvi emanati dalla “cacca santa” del cuginetto, mentre la Iolanda apostrofava il bimbo: “Dî só Mardochéo, mo cum’èt fât a immardèret acsé?” e poi rivolgendosi alla nipote:  “Guarda, guarda Brigida ed impara come si fa perché t’è da saver che chi s’innamora prèmma o po’ in tla mérda al  lavora!”

A sî pròpi Madama la Marchesa a bacajer stamattena Iolanda! Propi dscårrer in pónta ed furzéńna” commentò ironica la Cesira mentre cercava di evitare con una fascina la corda che era stata stesa in cucina con appese le pezze del bimbo ad asciugare.

In effetti occorre stare attenti a come si parla, ora la Brigida ripete tutto …” osservò l’Elide intenta a rammendare un paio di calze.

Mo’ se lo dice anche Don Basilio che se si parla di culo e di cacca l’anima non si macchia!” proruppe ridendo la Iolanda seguita a ruota dalla Brigida che tutto sommato quella zia sempre allegra le piaceva proprio un sacco.

Rientrò Adolfo molto accigliato per il tempo inclemente: “Par San Bandatt as’agnóss al vàird dal sacch…. ‘na volta! Gl’älber da frûta i ciâpën ‘na piò fata batosta, adio mugnèga!”,  si sedette  silenzioso  vicino al camino, tirò fuori la pipa dalla tasca ed iniziò a riempire il fornelletto con il trinciato.

Adolfo cosa possiamo fare contro il tempo? Lo sappiamo da sempre che siamo in balia degli eventi, lavoriamo sudando per mesi e mesi con la speranza di un buon raccolto e poi una grandinata improvvisa, una gelata fuori stagione manda a quel paese tutto quanto, è il destino del nostro lavoro, quello dell’agricoltore!” tentò di consolarlo l’Elide.

Un lavurir ‘d merda!” sentenziò la Iolanda per restare in tema, mentre sollevava in aria il bambino “… e tu questo mestiere non lo farai, a costo di sputare sangue studierai e diventerai qualcuno, non avrai le unghie nere di terra e il viso cotto dal sole di tuo padre e tua madre!” disse a Diego mentre lo rimetteva nella cesta.

Iolanda è giusto augurarsi un avvenire migliore per i figli, tutti i Veggetti fino a poco tempo fa hanno sempre lavorato la terra, però sembra che i tempi stiano cambiando e Carlino è stato il primo a prendere un’altra strada. Sono però convinto che chi ha la fortuna di lavorare un pezzo di terra buona avrà sempre la possibilità di sfamarsi.

Io non riuscirei mai a chiudermi dentro una fabbrica per otto ore anche se devo affrontare tutte le incertezze del tempo e la fatica di questo lavoro, sono contento di quello che faccio” le rispose  Amerigo che entrando in casa aveva sentito l’ultima parte del discorso di sua cognata.

Amerigo come sapete anche a me piace lavorare in campagna e non mi faccio indietro nemmeno davanti alle fatiche più grandi, può andare bene finché la maggior parte di noi lo fa, fino a quando avvicinandoci l’uno con l’altro sentiamo lo stesso odore di sudore, di letame e di stalla, fino a quando ci accontentiamo di poco e abbiamo in tasca solo due lire in più per un bicchiere di vino da bere all’osteria, ma vedrete che quando la maggior parte dei contadini abbandonerà questi nostri terreni così avari, con la terra dura per l’argilla e i sassi preferendo andare a lavorare in fabbrica e magari si farà vedere al paese ben vestito, profumato e con i soldi in tasca forse cambierete idea anche voi o per lo meno vi  augurerete un futuro diverso per i vostri figli!” ribadì la Iolanda.

L’Elide guardò sorpresa la cognata, mai l’aveva sentita fare un discorso più lungo di poche parole e nemmeno così profondo, che facesse poi finta di essere un’oca giuliva come sembrava?

Amerigo rifletté su quello che aveva appena detto la cognata: “Non lo so, forse avete in parte anche ragione Iolanda ..però se lasciamo andare questi terreni che con tanta fatica i nostri padri e i nostri nonni hanno sottratto ai boschi, hanno ripulito, hanno arato e coltivato cercando di ottenere il meglio, nel giro di pochissimo tempo la Natura si riprenderà tutto e allora rovi, sterpi e infestanti ritorneranno a invadere i campi, non ci sarà più nessuno che terrà puliti i fossi quando piove e l’acqua dilaverà la terra buona provocando frane ed altri disastri.

Se per disgrazia poi, magari a distanza di decenni, si verificassero quelle  condizioni di vita da rendere necessaria la ripresa dell’attività agricola in montagna vi immaginate il lavoro immenso da fare? Bisognerà ricominciare da capo un’altra volta a domare i terreni per riuscire a ricavarne da sopravvivere… ammesso e non concesso che ci sia ancora qualcuno che ha le conoscenze per farlo”

Dall’angolo del camino Adolfo aveva ascoltato in silenzio la conversazione fra il figlio e la nuora, si alzò, batté la pipa sul piano del camino per eliminare i residui del tabacco e molto filosoficamente commentò: “Il progresso deve andare avanti, se questo significa la fine di un modo di vivere non possiamo farci niente e probabilmente se il progresso, per qualche ragione, dovesse tornare indietro noi non ci saremmo più e non potremo farci niente ugualmente, ci penserà chi ci sarà.

Adesso Amerigo vieni con me a fare la conta dei danni provocati da questa ultima gelata.

Mi sa Elide che questa estate vi scorderete di mettere via tutta la marmellata che avete fatto lo scorso anno!” 

Pazienza Adolfo, in dispensa ce n’è ancora, ne faremo da conto!” gli rispose l’Elide e guardò la Cesira con espressione soddisfatta ricordando tutte le brontolate che aveva dovuto sopportare per l’eccessivo consumo di zucchero che c’era stato l’estate prima per la produzione di marmellate e frutta sciroppata.

…continua….

Rita Ciampichetti, 2024

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