Rita Ciampichetti – Tempo di regali (Tradizione e considerazione)

2024/12/20, Vergato – Dopo il successo di interesse per la serie di racconti della Brigida, Rita Ciampichetti affronta un tema attuale col periodo natalizio;

Tempo di regali

Natale è alle porte e ormai da più di un mese siamo bersagliati da pubblicità che svaniranno nel corso dell’anno di prodotti ed oggetti costosi, come gioielli e profumi per non parlare dei diversi “black friday” che tradotto dall’inglese è “venerdì nero” durante il quale, anticipando i saldi finali, i prezzi delle merci subiscono sconti eccezionali.

Già il termine “venerdì nero” fa venire un giustificabile sospetto riguardo questa promozione che potrebbe nascondere qualche fregatura e che non si limita alla sola giornata del venerdì, ma che ci ha stuzzicato per un periodo molto più lungo, quasi sempre almeno un mese prima del periodo natalizio. E’ da quel momento che per molti di noi ha inizio la caccia al regalo di Natale.

Ma quando è iniziata la tradizione di scambiarsi i regali per Natale?

Una antica leggenda chiama in causa il re Tito Tazio dei Sabini, per intenderci il popolo a cui i Romani rapirono le donne, al quale venne la bella idea di chiedere ai sudditi di andare nel bosco sacro della dea Strenia e di raccogliere un ramoscello d’alloro o di ulivo da portargli in dono ogni capodanno.

I Romani che evidentemente tendevano ad apprezzare oltre alle donne dei Sabini anche le loro usanze adottarono questa tradizione durante le festività dei Saturnali che in epoca imperiale si svolgevano dal 17 al 23 dicembre.

I Saturnali erano una ricorrenza per propiziarsi l’abbondanza dei raccolti e oltre a gozzovigliare con grandi banchetti e sacrifici ci si scambiava regali come segno di benevolenza e  rami d’abete detti “strenne”, probabilmente nome derivato dalla dea Strenia.

In tale occasione la partecipazione ai banchetti veniva consentita anche agli schiavi che potevano considerarsi per questo breve lasso di tempo, degli uomini liberi.

L’avvento del Cristianesimo fece subire alle usanze pagane una trasformazione e le festività dei Saturnali vennero fatte coincidere con la nascita del Redentore e la tradizione dello scambio dei doni è stata ricondotta all’episodio evangelico del Re Magi che portarono in dono al Bambino Gesù i noti regali simbolici dell’oro, dell’incenso e della mirra.

Nel corso dei secoli la tradizione dei regali, sempre in ambito religioso, ha chiamato anche in causa San Nicola, un vescovo del IV° secolo, si narra che San Nicola venne in soccorso a tre ragazze poverissime che avrebbero dovuto sposarsi senza dote, gettando loro in casa dalla finestra, attenzione… non dal camino, un sacco d’oro.

La fantasia popolare ha successivamente fatto perdere la caratteristica religiosa a  San Nicola che si è trasformato in Santa Claus: un vecchio robusto, con la  barba bianca, vestito di rosso che porta doni ai bambini buoni la notte di Natale.

Lo scambiarsi doni per Natale sarà una usanza antica, ma non la ricordo una abitudine di quando ero piccola, perché i pochi giochi che possedevo li portava, sempre rigorosamente di notte, la Befana…. Babbo Natale con la sua slitta trainata dalle renne volava senza fermarsi sopra il mio tetto verso il Nord.

In quegli anni non era abituale, almeno per quello che ricordo, lo scambio reciproco di regali tra famigliari per cui la mattina di Natale sotto all’albero non faceva certo bella mostra di sé la pila di pacchetti rilucenti di carte colorate e nastri argentati, se il Natale era l’occasione per fare “un presente” a persone con le quali ci si sentiva in obbligo lo si faceva con doni in natura: la crescenta dall’uva, un chilo di tortellini, i classici panettoni o certosini.

Con l’avvento del consumismo invece la tradizione del regalo, più o meno importante, è dilagata in modo esponenziale per cui la platea dei destinatari si è ampliata non solo ai bambini ma a amici, colleghi, parenti, conoscenti creando situazioni che molte volte trascendono nella tragicommedia.

Alzi la mano chi non si è scervellato verso la seconda settimana di dicembre nel pensiero: “Ma cosa posso fare di regalo a….?”.

Suvvia…siate sinceri… il pensiero dei regali di Natale è quell’iceberg in cui la parte di preoccupazione, insofferenza, perdita di pazienza è decisamente sotto il livello dell’acqua rispetto al piacere di farli.

Dall’analisi psicologica, anche soggettiva, dei vari donatori ho individuato i seguenti comportamenti.

Il “Previdente”, specie a cui non appartengo: ha sempre presente i regali di Natale anche se è alla Sa Faradda di Sassari nel mese di Agosto o partecipa ad un tour in Mali con visita ad un villaggio Dogon. In questo caso il ricevente troverà sotto l’albero di Natale, secondo i casi, una bottiglia fatta in sughero con dentro il mirto (e va anche bene)  o una maschera tribale dall’espressione terrorizzata a cui  non troverà mai una collocazione.

“L’Utilista”: a questo genere solitamente appartengono mamme, nonne e vecchie zie. In base al principio che il regalo deve essere utile e non le solite stupidaggini, la scelta è rivolta a pigiami, mutande, magliette della salute, calze, berrette di lana, sciarpe e guanti (quest’ultimi in considerazione della stagione). Sono regali talmente scontati che sono privi del fascino della sorpresa almeno per i più giovani, ma indubbiamente sono utili se non fosse per quella frase di rito solitamente pronunciata da una mamma: “Che bel pigiama ti ha regalato la zia Clotilde, forse è meglio che lo tieni caso mai dovessi andare in ospedale!”

“Il Riciclone”: semplicemente degno di ammirazione per l’alto quoziente di memoria in possesso. Conserva con cura e attenzione i doni poco graditi ricevuti nei Natali precedenti compresa la carta ed i nastrini della confezione debitamente stirati con allegato promemoria della loro provenienza onde evitare la spiacevolissima situazione di “rifilarlo” in seguito al donatore di origine. Il problema diventa quando in una compagnia di amici ci sono più ricicloni.

“Il Ritardatario”: realizza il 24 di dicembre che non ha ancora provveduto a comprare i regali, si precipita nei centri commerciali, facendosi fagocitare nella massa scomposta degli altrettanti ritardatari come lui, acquista in preda allo stress e senza ispirazione gli oggetti più improbabili correndo il rischio di regalare un pipa Savinelli alla figlia di otto anni della sorella. Passerà il resto della giornata fino a mezzanotte a fare i pacchetti e a scrivere i biglietti e senz’altro dimenticherà qualcuno.

“L’On-line dipendente”: trascorre buona parte del mese di novembre e dicembre in Internet navigando fra Amazon, Zelando, Mediaworld ed altri e-commerce comparando prezzi e caratteristiche qualitative dei prodotti e procede agli acquisti svuotando carte di credito prepagate. La penultima settimana di dicembre la passa in rete a controllare il tracciamento degli ordini, a contattare corrieri dispersi nella nebbia, a ricevere e rispedire pacchi non corrispondenti a quanto richiesto, a impacchettare i regali in modo conveniente perché dentro al cartone Amazon non farà certo la sua figura sotto l’albero. Quando si renderà conto dal tracciamento che il regalo scelto è ancora fermo il 23 di dicembre al porto di Shangai dovrà rassegnarsi a confessare al destinatario del dono che probabilmente lo potrà ricevere in occasione della Pasqua.

“Il Delegante”: non desidera certo sprecare tempo in shopping e nemmeno lambiccarsi il cervello a pensare quale regalo può essere di gradimento. Quindi delega al ricevente tale incombenza. Come? Dentro alla busta degli auguri infila l’equivalente della spesa preventivata in banconote di valuta corrente o al limite un buono spesa di qualche negozio dove con calma il destinatario della busta sceglierà quello che più gli aggrada.

“Il Fai da te”: a questa categoria appartengono prevalentemente soggetti di genere femminile che dedicano buona parte del loro tempo libero durante l’anno nella preparazione di prodotti vari che spaziano nell’oggettistica, all’abbigliamento, a lavori di cucito, a prodotti alimentari fatti in casa. Provano infinito gaudio a dare spazio alla loro fantasia nel confezionare il pacco regalo che conterrà il prodotto del loro paziente lavoro direi quasi sempre gradito da parte del ricevente.

“L’Ecologico”: il regalo deve assolutamente essere eco-sostenibile, eco-compatibile e soprattutto a Km 0, quindi è il miglior acquirente per le imprese artigianali locali soprattutto se utilizzano materie prime in fibre naturali o materiali di recupero.

“Il Gourmet normale”: ispirato anche lui dal principio “regalo utile” predilige le ceste alimentari contenti prodotti tipici o anche di uso comune,  direi sempre particolarmente apprezzate e gradite.

“Il Gourmet estremo”: ama stupire con prodotti alimentari sconosciuti o non appartenenti alla nostra tradizione quali una confezione di sei uova dei 100 anni provenienti dalla Cina, i coglioni di mulo insaccati, casu marzu sardo, destinati a rimanere relegati nell’ultimo sportello in alto della cucina o trovare dopo le feste definitiva collocazione nel bidone per la raccolta dell’umido.

“Il Perfezionista”: è il soggetto che pensa intensamente ai gusti, ai desideri anche nascosti del ricevente, che attua una accurata ricerca di mercato spendendo il valore più prezioso di oggi: il tempo, che cura ogni particolare compresa la compilazione del biglietto di auguri non limitandosi a scrivere le solite frasi di circostanza, ma stilando una lettera densa di contenuti per lui significativi, che scruta con attenzione l’espressione degli occhi del destinatario di un dono tanto pensato, rimanendo molto spesso deluso.

Chi ho dimenticato? Una specie ormai in via di estinzione.

Probabilmente chi vive ancora lo spirito di un Natale più semplice, più raccolto e non consumistico, chi ancora concepisce il dono, per quanto modesto esso possa essere, come un gesto di attenzione nei confronti di chi lo riceve, un messaggio di amore e comunione nella festa soprattutto se è rivolto verso coloro che ne hanno più bisogno.

Sarebbe bello se fossimo tutti  così… allora torneremo a dare il giusto valore al dono anche se, come in origine, rappresentato da un semplice e simbolico ramoscello d’abete offerto con il cuore e accompagnato dal sincero augurio di pace e prosperità.

Concludo con questo bellissimo pensiero di Madre Teresa di Calcutta:

“Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare.”

Auguri di Buon Natale a tutti!  

Rita Ciampichetti, 2024