Passaggio a Vergato – Loretto Rafanelli, poeta
2013/11/10, Vergato – Domenica 10 Novembre alle ore 17,00 nei locali della Biblioteca “Paolo Guidotti” Vergato: Presentazione del libro di poesie “L’Indice delle distanze” di Loretto Rafanelli ed. Jaca Book – con accompagnamento musicale del M° Luca Troiani.
Unica presentazione sulle nostre terre come ci ha detto l’autore. Dopo l’introduzione dell’assessore alla cultura del Comune di Vergato, Catia Aliberti e la lettura di alcune sue poesie, accompagnate dal sottofondo musicale del maestro Luca Troiani di Riola, il poeta Loretto Rafanelli si è intrattenuto con il pubblico rispondendo a diverse domande.
La poesia di Loretto Rafanelli si è sempre incentrata su un nodo tragico: esilio, solitudine, necessità della voce. Esilio significa solidarietà della voce del poeta con chi non ha diritto riconosciuto alla voce: il soffio della poesia crea fermezza in chi sta sentendo svanire la propria esistenza. Solitudine è un tema centrale della poesia d’Occidente, centrale e molto presente, non esclusivo: sulla scia della lirica assoluta e quindi sola, da Petrarca a Ungaretti, Rafanelli fissa la voce poetante come unica risposta a un mondo che chiude la comunicazione naturale, implicandone un’altra, forzatamente innaturale. Necessità della voce è la conseguenza di questo: mentre il mondo, per Rafanelli, pare sempre svanire, una necessità umana e civile pretende memoria, risposta, certezza, durata.
Fino a ieri. Ora la poesia di Rafanelli, senza nulla perdere di questa agonica necessità e questo etico dolore, cerca altre cose. Non i nomi, che sempre esistono nel suo canzoniere, e che perdurano come in una memoria inconscia e dettante. Non i luoghi, che da sempre esistono nella sua opera, come emblemi. Ora entra in scena un’altra realtà, più semplice, difficile da perseguire, teoricamente ineffabile: Rafanelli trasforma nomi e luoghi in storie, come un pittore barocco o uno scultore antico crea forma, traduce le visioni, le vuole fare vere, presenti, qui e ora. Questo è un libro di maturità coscienziale, dove nulla il poeta intende lasciarsi sfuggire: ogni volto che appare, ogni città, lontana, sfiorata, o quasi prossima e quotidiana, non è solo emblema del ricordo, ma nascita di una presenza. Il poeta si fa drammaturgo, mette in scena, rappresenta: «La vita ha il suono del mare, pare un carillon / fisso nel cuore, o il velo bianco del sole». Siamo fuori dalla lirica pura, ormai nel calderone di poesia e magia. Lo promette il titolo, Vindice delle distanze. Colmato, fatto pieno. R.M.