Il Crocione di Carviano – La storia e le ipotesi
2014/01/18, Vergato – Cacciatori, tartufai, turisti della domenica o curiosi che si aggirano nella zona di Carviano al Poggio dove si trova il laghetto artificiale, sotto al Campo del Castellaro, dopo l’ultima casa, si trova una “cavedagna” che dopo poche centinaia di metri arriva al Crocione. Svetta su un cucuzzolo in una zona di grande interesse paesaggistico. L’occhio spazia su tutta la valle del Reno a Salvaro e Pioppe e a sud a Madonna del Bosco verso Vergato. Sulle origini di questa collocazione non si sa molto se si esclude l’interesse votivo un’altra ipotesi è quella avvalorata anche da Don Anselmo Cavazza, allora parroco di Carviano. Occorre tenere presente che una volta quando gli spostamenti avvenivano a piedi o a cavallo o a dorso di mulo o somarello, le vie percorse erano sulle “coste” della montagna e non sui fondovalle come succede ora. Ebbene questa croce si trova all’incrocio dei sentieri ancora visibili all’inizio degli anni 90, che provengono dal Tigurio e Madonna del Bosco verso Vergato e l’altro che saliva la montagna proveniente da Salvaro. Ambedue si congiungevano con quello indicato precedentemente che arriva al Poggio di Carviano, poi al Fornello, a Casigno di Carviano, al Castagneto, alla Torre e infine si collegava con Grizzana o Veggio. Se leggiamo i testi storici ci rendiamo conto dell’importanza di Veggio nei secoli passati e di conseguenza risulta credibile l’ipotesi che il Crocione fosse un “faro” sulla via Panico-Veggio. Questa croce in cemento armato ha sostituito una croce in legno ormai distrutta dal tempo. Fatta ricostruire dal maresciallo della finanza Gerardo Cerè, proprietario del podere del Fornello, nei primi anni 60. Il muratore, che l’ha fatta è stato Dante Nannetti, muratore della Serra e come è arrivata dal Fornello al Crocione? Semplice… caricata da robusti parrocchiani a braccio su un biroccio e trainato da mucche di proprietà di Dino Caselgrandi dei Purnér a Casigno. Dopo essere stata ben legata con corde il corteo si avvia verso la destinazione prima però con mossa rapida, sul biroccio sale Don Cavazza seguito dai chierichetti a cavalcioni della croce, arrivati a destinazione i soliti forzuti hanno poi tentato di posizionare la croce nella posizione attuale ma i tentativi di alzarla sono stati vani. A don Cavazza non rimase che benedire “a terra” la croce e vista l’ora, incamminarsi mestamente verso casa. Nei giorni successivi, rinforzata la squadra, è stata completata l’opera… se andate da quelle parti… ricordatevi di quelle persone!