Angiolina Guasconi a 22 anni prima donna in consiglio comunale a Vergato
2016/02/16, Vergato – Oggi alle 15.30 a Casalecchio di Reno, presso la Parrocchia Santa Lucia in Via Bazzanese 17, si svolgerà il Suo funerale. Il sindaco Massimo Gnudi, rappresenterà la cittadinanza vergatese alle esequie.
Di lei ce ne aveva parlato Eloisa Betti ( http://vergatonews24.it/2014/04/28/vergato-tra-sviluppo-economico-e-progresso-civile-1945-2014/)
2. La prima donna in Consiglio comunale: la biografia di Angiolina Guasconi (a cura di Eloisa Betti) Ripercorrere gli anni in cui Angiolina maturò il suo impegno politico, che la videro nel 1951 (a soli 22 anni) entrare nel Consiglio comunale di Vergato, consente di mettere a fuoco alcuni aspetti cruciali della storia sociale di questo territorio, utili a comprendere come il primo decennio post-bellico rappresentò per il Comune di Vergato un periodo di grande difficoltà ma al contempo di grande civismo e impegno sul piano sociale, valori che ispirarono l’Amministrazione comunale nella sua azione quotidiana volta ad alleviare le gravi condizioni materiali della propria popolazione, a partire ad esempio dai problemi del lavoro e della crescente disoccupazione. Angiolina Guasconi, nata a Pioppe di Salvaro (Comune di Grizzana Morandi) nel 1929, proveniva da una famiglia di cosiddetti “mezzadri poveri”, le cui condizioni materiali di difficoltà spinsero a impiegare le figlie ancora piccolissime nei lavori dei campi. A soli 14 anni, nel 1943, Angiolina venne assunta alla fabbrica Industrie Leghe Metalliche (Ilm) del Gruppo Maccaferri, che all’epoca produceva principalmente trafilati in ferro. Lei stessa ricorda l’esperienza in fabbrica durante la guerra, che si interruppe nel 1944 per la chiusura dello stabilimento in seguito agli eventi legati al conflitto bellico. Partecipò al salvataggio dei macchinari della fabbrica, che vennero nascosti – come accadde in molte altre fabbriche del Bolognese – per poi essere riportati alla luce all’indomani del conflitto. Quando è finita la guerra siamo tornati a casa, la casa era completamente distrutta, comunque anche se vivevo in una baracca di ferro sono tornata a lavorare, abbiamo scavato dove avevamo sepolte le macchine, le abbiamo tirate fuori, le abbiamo lucidate con la carta vetrata e poi abbiamo iniziato a lavorare. Lavoravamo la vergella che è grande come un dito e alla fine tiravamo fuori un filo che è grande come un capello. Nell’immediato dopoguerra, Angiolina riprese il lavoro in fabbrica, contribuendo direttamente al ripristino della produzione. In breve divenne attivista sindacale, impegno che nel 1948 si concretizzò anche sul piano politico attraverso l’adesione al Partito comunista. In una precedente memoria da lei stessa rilasciata, Angiolina ricorda l’inasprimento delle tensioni all’interno della fabbrica a seguito della rottura della coalizione antifascista nel 1947 e delle elezioni politiche del 1948, che videro la sconfitta del Fronte popolare (di cui il Pci e il Psi facevano parte) e il prevalere della Democrazia cristiana . L’attentato a Togliatti dello stesso anno viene ricordato da Angiolina come un momento decisivo, all’indomani del quale si verificò un inasprimento delle tensioni all’interno della fabbrica accanto a un peggioramento delle condizioni di lavoro. In particolare, è la discriminazione dei militanti del Pci e degli attivisti sindacali della Fiom-Cgil a emergere con forza nel ricordo di Angiolina, fenomeno di carattere nazionale che sfociò nel licenziamento di migliaia di lavoratrici e lavoratori nella sola provincia di Bologna, come hanno messo in luce studi recenti. Quando sono andata a lavorare in fabbrica […] tutto andava bene, facevo parte della Commissione interna nello stabilimento e un noto ex-fascista di Vergato disse «se vuole che sia tutto libero, calmo nella fabbrica licenzi la Guasconi» e lui disse piano «io le idee della Guasconi non le condivido ma come operaia io la porto in palmo di mano perché il suo lavoro è sempre perfetto». Angiolina nelle sue memorie mette in luce come in qualità di membro della Commissione interna della fabbrica Ilm fu tra i promotori di uno sciopero che durò ben trenta giorni, durante i quali si adoperò in prima persona per la raccolta di denaro e generi di prima necessità per gli scioperanti. La solidarietà della popolazione vergatese fu decisiva per la riuscita dello sciopero che portò a conquiste di certo non risolutive, ma all’epoca significative come spogliatoi divisi fra uomini e donne, tutele per chi lavorava nei reparti nocivi, dieci minuti di pausa per mangiare. L’attivismo politico-sindacale di Angiolina subì una svolta quando conobbe Rino Nanni, segretario della Camera del Lavoro di Vergato dapprima tra il 1948- 49 e nuovamente tra il 1950-1951, anno nel quale venne poi eletto sindaco. Angiolina ricorda come proprio Rino Nanni la spinse a svolgere attività sindacale anche al di fuori della sua fabbrica: nel 1948 entrò nell’esecutivo sindacale della montagna iniziando ad occuparsi in particolare dei problemi dei mezzadri. Rino Nanni prima di essere in Comune era al sindacato e andava in tutte le frazioni del Comune di Vergato, ma andandoci solo non avrebbe potuto prendere tutte le richieste […] i bisogni che avevano nella zona, così prendeva me perché le scrivessi. L’impegno sindacale di Angiolina, prima in fabbrica e poi a favore delle popolazioni rurali, spinse Rino Nanni a inserire la sua candidatura nella lista del Pci in occasione delle elezioni amministrative del 1951. Angiolina entrò così nel Consiglio comunale di Vergato, prima e unica donna a farne parte fino alle elezioni del 1970. Nello stesso mandato (1951-1956) entrò anche a far parte della Giunta, ricoprendo l’assessorato all’assistenza e alla beneficienza comunale e ottenendo un numero di preferenze perfino più elevato di molti colleghi uomini. Rino Nanni mi chiese di fare parte del Consiglio comunale, ero l’unica donna […] Feci parte del Consiglio per cinque anni e cercammo di fare le cose che erano più importanti, tanto che quando fu rinnovato il Consiglio comunale dal 51% di voti passammo al 56%. Angiolina ricorda l’inesperienza e il senso d’inadeguatezza all’indomani della sua elezione in Consiglio comunale, compensato da un grande entusiasmo. Il suo apprendistato alla politica, iniziato sul campo sotto la guida di Rino Nanni, proseguì con la partecipazione alla Scuola nazionale per consigliere comunali organizzata a Genzano (sui Colli Romani) alla quale era stata indirizzata da Vittorina dal Monte, all’epoca funzionaria della Federazione del Pci di Bologna e membro dell’Unione donne italiane (Udi). Così Angiolina ricorda quella esperienza: ci insegnavano cosa vuol dire Comune, cosa vuol dire Provincia, le attività che sono proprie di questi enti, perché noi non sapevamo niente di niente. L’incontro di Angiolina con l’Udi, avvenuto già all’indomani della fondazione dell’associazione sorta nel 1945 a partire dai Gruppi di difesa della donna, appare di particolare importanza nella sua biografia. Il circolo dell’Udi di Vergato, di cui lei faceva parte, tra la fine degli anni Quaranta e i primissimi anni Cinquanta si distinse – nell’ambito della più generale mobilitazione femminile per la pace – per la realizzazione della bandiera della pace. Cucita a mano grazie al contributo di moltissime donne del paese, arrivò, infatti, a vincere il primo premio nell’ambito della competizione provinciale tra i circoli. Per fare la bandiera della pace facevamo le riunioni nelle case e venivano le donne […] Ogni ragazza aveva portato un pezzetto di nastro, uno di colore diverso dall’altro, sul quale aveva scritto il suo nome. La bandiera era diventata così grande e così bella che vinse la colomba d’oro. L’impegno di Angiolina per i diritti delle donne la portò a proporre, una volta entrata in Consiglio comunale, un ordine del giorno in occasione della Giornata internazionale della donna del 1952 che venne votato dall’intero Consiglio17. Nello stesso periodo, Angiolina venne eletta anche nel Comitato federale della Federazione del Pci di Bologna, plausibilmente sia in qualità di rappresentante della zona “montagna” che come responsabile femminile del Pci di Vergato. Nei suoi interventi effettuati tra il 1954 e il 1955, e conservati presso la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, emerge distintamente il suo impegno per il miglioramento della condizione femminile messo in pratica sia come militante del Pci e dell’Udi che come amministratrice locale. Tra le iniziative concrete da lei promosse, spicca ad esempio l’istituzione di corsi di taglio e cucito nelle frazioni del Comune di Vergato, realizzati grazie a una collaborazione proprio tra Udi e amministrazione comunale Come ricordato in precedenza, Angiolina è anche attenta osservatrice delle dinamiche della partecipazione politica delle popolazioni della montagna bolognese. I suoi interventi ci forniscono interessanti spunti di riflessioni al contempo sul radicamento del Pci, della Cgil, dell’Udi e per contrasto della Dc e dei movimenti cattolici. Il suo sguardo critico la porta a esaminare le possibili cause che limitavano la mobilitazione sul piano politico e sociale dei “montanari” e delle “montanare”: Angiolina analizza criticamente la diversa mobilitazione di uomini e donne, adottando quello che può essere forse considerato uno sguardo “di genere” ante-litteram. Le carte conservate nell’Archivio comunale di Vergato rivelano che, per l’anno 1952, Angiolina presentò un programma per l’assistenza che prevedeva una serie di misure rivolte in particolare all’infanzia e ai bambini che versavano in condizione di maggiore indigenza, per la cui realizzazione propose non solo di fare affidamento sulle fonti di finanziamento ordinarie ma anche di interessare la Prefettura, l’Assistenza postbellica e l’Ufficio aiuti internazionali, proposta accolta dal Consiglio comunale che deliberò in tal senso. Tra le principali azioni individuate nel programma a favore dell’infanzia, spiccava la realizzazione di colonie marine e montane a favore dei bambini tra i 6 e i 12 anni. Il Comune di Vergato in quegli anni stipulò una convenzione con l’Unsi-Unione nazionale salvezza infanzia, che garantiva ai bambini di Vergato la possibilità di soggiornare nelle colonie di Misano Adriatico, Cattolica, Lizzano in Belvedere, San Marcello Pistoiese nel periodo compreso tra giugno e settembre per turni di circa tre settimane. La retta che veniva corrisposta dal Comune per ogni bambino/a era di 500 lire, cifra che corrispondeva al salario giornaliero di un operaio impiegato nei cantieri di lavoro comunali21. Angiolina nella sua intervista ricorda l’importanza della convenzione suddetta e l’impegno del Comune per garantire non solo sostegno economico ma anche la disponibilità di personale locale da inviare nelle colonie per supervisionare sul benessere dei bambini e fornire supporto al loro accudimento. Come amministrazione noi scegliemmo di mandare un nostro rappresentante nelle colonie marine perché potesse curare i bambini malati […] Li aiutavamo con la presenza di un rappresentante del Comune perché da soli non glie l’avrebbero fatta. Oltre all’infanzia, Angiolina si impegnò anche su altri fronti riconducibili all’ambito di sua competenza, l’assistenza. In particolare, fu tra le promotrici dell’apertura di una farmacia comunale a Tolè, come emerge dalla sua testimonianza: chiedemmo che a Tolè fosse aperta una farmacia, perché da Vergato quando uno era ammalato doveva aspettare la corriera che andava su una volta sola e poi tornava giù la sera, ma se un bambino aveva la febbre alta non potevi lasciarlo con la febbre a 40 dalla mattina alla sera. Un altro ambito del quale si occupò è la sanità, nel 1953 infatti entrò a far parte anche del Consiglio d’amministrazione dell’ospedale di Vergato, la prima per numero di preferenze tra gli eletti. Angiolina si interessò ripetutamente anche dei problemi del lavoro durante il suo mandato. Va ricordato che il Consiglio comunale di Vergato si occupò a più riprese dei problemi del lavoro nell’immediato dopoguerra. Già nel 1950 era stata votata una delibera sulla disoccupazione operaia che invitava i ministeri competenti e il governo a prendere urgenti provvedimenti per sanare la situazione che paralizzava l’agricoltura e l’industria nel territorio vergatese, le cui cause secondo l’amministrazione andavano rintracciate nella mancanza di finanziamenti necessari alla ricostruzione, al sostegno alle attività industriali e alla realizzazione di opere di bonifica e risanamento. Nel 1953 furono oggetto di discussione in Consiglio comunale le modalità di applicazione della legge sul collocamento: anche nel Comune di Vergato era stato istituito un ufficio ad hoc, dove operavano i collocatori generalmente scelti dall’Ufficio regionale del lavoro previo vaglio della Prefettura. All’inizio degli anni Cinquanta, fu Remo Zanna – futuro sindacato di Vergato – a denunciare la faziosità dei collocatori di manodopera, che tendevano a discriminare gli aderenti alle organizzazioni socialcomuniste. Pochi mesi dopo l’uscita dell’articolo, per porre fine ai malumori degli operai disoccupati, il Consiglio comunale deliberò di istituire una Commissione comunale di controllo sul collocamento della manodopera. Angiolina, in particolare, intervenne in occasione della discussione sui Cantieri di lavoro avvenuta in Consiglio Comunale nel 1954, quando il diffuso malcontento tra gli operai che vi erano impiegati aveva provocato uno sciopero nei cantieri di Castelnuovo e Montecavalloro. Angiolina sottolineava come, dato il ruolo cruciale dei Cantieri di lavoro nell’alleviare il problema della disoccupazione nel territorio vergatese, fosse necessaria una presa di posizione diretta da parte del Comune affinché il governo rivedesse le norme legislative che disciplinavano il lavoro degli operai dei cantieri, le quali risultavano particolarmente sfavorevoli sul fronte dei livelli salariali, delle norme di accesso e degli aspetti provvidenziali. Ai consiglieri che ritenevano non fosse compito dei Comuni occuparsi di simili aspetti, Angiolina rispose evidenziando come proprio il Comune di Vergato potesse essere il primo a supportare le richieste dei lavoratori. A seguito della discussione avvenuta in Consiglio, il Comune inviò una lettera al Ministero del Lavoro che riportava le richieste avanzate dai lavoratori29. Angiolina rimase in carica come consigliera e assessore fino al 1956. Venne poi ricandidata ed eletta nuovamente alle elezioni del 1956, ma la sua elezione venne giudicata non valida e annullata con decreto prefettizio, poiché dichiarata incompatibile con la carica di consigliere d’amministrazione dell’Ospedale di Vergato. Oltre a lei altri 4 consiglieri di Vergato vennero giudicati ineleggibili poiché membri di altri enti di assistenza dipendenti dal Comune 30. Nessun’altra donna venne eletta al suo posto e bisognerà attendere fino al 1970 prima che un’altra donna entri in Consiglio comunale a Vergato. L’esperienza di Angiolina appare quindi non solo di grande importanza ma unica nel suo genere nella storia di Vergato.