Il maestro Luigi Croce, il pittore d’Abruzzo che visse a Vergato

Paola Segalla con il marito e il sindaco Massimo Gnudi

2017/05/21, Vergato – Nell’ambito della manifestazione Vergato Arte 2017 (presidente il dott. Claudio Martinelli e direttore artistico Mario Ambrosini) abbiamo ritrovato forse la prima esposizione vergatese del maestro Luigi Croce, maestro delle elementari e pittore scomparso non molti anni fa. Un’occasione per vedere un numero ragguardevole di opere e i suoi carteggi fatti di ritagli di giornali, fotografie e pubblicazioni sulla sua attività pittorica esposta nelle sale della ex banca grazie al materiale fornito dalla nipote Paola Segalla. All’inaugurazione oltre al sindaco Massimo Gnudi sono intervenuti il vice comandante della guardia di finanza Marco Pierantozzi e il comandante della stazione carabinieri di Vergato Nicola Turturro. Curiosità e apprezzamento dai concittadini vergatresi che ancora ricordano il loro maestro conosciuto sui banchi di scuola o visto nelle vie del paese. Potrebbe esserci una nuova occasione di rivedere le sue opere in un futuro speriamo non molto lontano.

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LUIGI CROCE, pittore d’Abruzzo, dipinge d’istinto con l’impulso emozionale di una poetica contenuta sotto un velo di candore espresso con grafia scabra, disadorna, essenziale, aliena da compiacenze esornative. asciutta di contenuti.
E’ una pittura la sua, suggerita con tono sommesso, con la trepida commozione di chi ama rivivere uno stato emotivo intuito più che vissuto, inventato più che sofferto.
Il racconto si svolge lineare, disteso, con vena felice del discorrere di cose piacevoli anche se un poco velate di commossa malinconia. Passano davanti al nostro sguardo troppo spesso distratto di chi troppo guarda e più nulla vuole ricordare, passano davanti ai nostri occhi induriti di critica acida e di amara esperienza, i quieti racconti di CROCE che ci parla della sua non dimenticata terra d’Abruzzo ricca di cantori illustri, delle sue donne un po’ dimesse, uguali nei toni, felicemente rese inespressive nel volto assente, nei gesti, come dolci pietrificate Cori elleniche delle quali hanno la grazia grave del gesto, nel loro discorrere quieto. Il colore disteso con cromatismo liricamente compreso. squilla a volte quasi a sua insaputa in un brillare di lumi su di un frutto, su di un rame, subito contenuto, subito rappreso, castigato in una voluta mestica bassa di toni, di terre, di ocre, nel ricordo dei racconti murali degli antichi frescatori.
Ed a questi ultimi ci ricoduce in effetti la pittura di CROCE. Alla stessa emozionale lettura, alla stessa suggerita essenziale grafia
Grazie a te dunque, pittore d’Abruzzo, che riproponi alla nostra inquieta esistenza il senso perduto delle piccole care cose di tutti i giorni: il parlottare quieto delle tue comari, i lumi gioiosi su frutti maturi, la maliconica poesia di povere pannocchie vizze nell’abbandono drammatico di un tavolo disadorno, nel rame antico, esperto logoro di generazioni avvicendate, posato in penombra, inutile.
Grazie per la riproposta riposante freschezza delle cose semplici
Luciano Bettini

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