GLI “SDALEEN” DELL’APPENNINO di Carboni Enrico – Nr.1 Razola
2012/12/01, Vergato – Enrico Carboni, già protagonista del restauro del pilastrino di Labante e del pilastrino della Viazza, (vedi i video delle inaugurazioni), ora ci mette a disposizione il frutto delle sue ricerche sugli “sdaleen” o pilastrini.
GALLERIA DEGLI “SDALEEN” DELL’APPENNINO BOLOGNESE E PISTOIESE
Gli “sdaleen” che con cadenza quindicinale verranno presentati provengono dall’archivio della ricerca effettuata da Carboni Enrico nel medio-alto appennino bolognese e pistoiese nel corso dell’anno 2012. Oggetto della ricerca sono state le edicole, i tabernacoli, le maestà, i piloni, i pilastrini, gli ospitalini, gli spedalini, insomma gli ” sdaleen “ secondo un termine dialettale antico che li ricomprende tutti e che è ancora largamente in uso nella media ed alta valle del Reno. Ne sono stati censiti complessivamente più di 250, mediante una scheda di rilevamento che raccoglie tutte le informazioni che si possono ricavare dall’esame diretto, dalle iscrizioni, dalle epigrafi, dalle date, nonché tutte le notizie storiche che è stato possibile ricavare dalle fonti bibliografiche e dalle persone del luogo; sono stati poi misurati tutti gli elementi compositivi in modo da costituire un archivio delle misure e poter fare confronti, ne è stato documentato lo stato di conservazione ed il fabbisogno di manutenzione. Sono state infine considerate con particolare attenzione le targhe devozionali allo scopo di valutarne la tipologia, l’originalità e la completezza. Il tutto è stato documentato con un servizio fotografico che ha colto gli “sdaleen” nel loro contesto ambientale e ne ha evidenziato i particolari più significativi. Nella galleria verranno presentati quelli più interessanti con una nota di commento che ne illustrerà le caratteristiche, le peculiarità, le curiosità, allo scopo di riportare la giusta attenzione su questi oggetti della devozione religiosa che tanta parte hanno avuto nella cultura popolare e contadina delle passate generazioni. A ciò si aggiunge la speranza di poter instaurare in questo modo un rapporto interattivo con tutti coloro che sono in possesso di ulteriori elementi di informazione utili per completare la storia degli “sdaleen” presentati. A tale scopo si forniscono l’indirizzo email ed il numero di cellulare di Carboni Enrico: carbonienrico@virgilio.it – 348 0373715 al quale ci si può rivolgere per fornire elementi o per chiedere spiegazioni.
Il primo che presentiamo: Pilastrino Razola – Castel d’Aiano
In fregio alla strada comunale, di fronte al gruppo di case di Razola, si erge slanciato ed elegante uno dei pilastrini più belli fra tutti quelli incontrati. Eretto nell’anno 1886, come si evince dall’iscrizione, per motivi che non sono ancora noti, risponde a tutti i canoni classici del pilastrino ottocentesco in arenaria, interpretati, da chi l’ha ideato e scolpito, con rigore compositivo ed eleganza e ricchezza di decorazioni e modanature. Presenta un basamento di cm. 60 x 60 x 40 sul quale si appoggia la colonna in un pezzo unico di arenaria di dimensioni 43 x 43 x 140, chiusa da un capitello di base riccamente intarsiato, che regge a sua volta la cella dimensionata in larghezza come la colonna ed in altezza come il basamento. A protezione delle tre nicchie finemente scolpite troviamo il capitello di copertura del tutto simile a quello di base ed infine una cuspide tronco piramidale che chiude in alto con una splendida croce in ferro battuto le cui tre punte lanceolate terminano con piccole lingue di fuoco di colore rosso.L’altezza complessiva del pilastrino, croce compresa, è di m. 4.42.
Delle tre targhe devozionali originali resta solo una parte di quella in ceramica policroma, raffigurante S. Vincenzo Ferrer protettore dei raccolti, rappresentato a figura intera con il corredo consueto: la fiammella sul capo, gli abiti domenicani, l’indice alzato verso il cielo ed il libro sotto al braccio, le altre due sono state depredate. La nicchia centrale è ora vuota e nell’altra laterale vi è un’immagine recente della Madonna con bambino, in terracotta smaltata, con i bordi scontornati lungo il profilo delle figure. Il materiale impiegato è l’arenaria gialla dei vicini monti di Finocchia in pochi blocchi interi, materiale che alla bellezza del colore ed al pregio della lavorabilità associa però un’ elevata porosità e quindi una scarsa durevolezza. Gli agenti atmosferici, nei tempi medio lunghi, interagiscono negativamente provocando un processo inarrestabile di alterazione e degrado che dapprima distrugge le decorazioni minute, poi può provocare distacchi di parti strutturali come già si nota nel capitello di copertura. E’ urgente un intervento di consolidamento e manutenzione pena la perdita in tempi brevi di ulteriori elementi significativi fino alla perdita totale. Se i pilastrini possono essere paragonati a piccoli campanili in miniatura, il pilastrino di Razola per la bellezza, l’eleganza e la ricchezza di decorazioni può essere paragonato ad un piccolo minareto, sarebbe davvero un peccato imperdonabile perderlo.
Ogni 15 giorni, un nuovo “sdaleen” Prossima uscita, Domenica 16 Dicembre 2012
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