LUZZARA, ANNI DOPO
Il paese è piccolo. Un portico sembra accompagnarti a Mantova, subito dopo il Po. Nella piazza c’è poca gente.
Sulla strada cigola una bicicletta, lenta come il tempo: quello delle stagioni e degli odori.
Eppure quel paese ha saputo sognare, nei decenni; diventando l’emblema di una regione, o forse di quell’Italia che iniziava a crederci, senza mai smettere di farlo.
A testimoniare ciò, ecco le immagini di Paul Strand, e poi quelle di Gianni Berengo Gardin, “solo” vent’anni dopo. Fotografie di storie vissute, dipanate in quell’istante che diventa lenta eternità, racconto per sempre.
La gente è disponibile in quel paese, convinta di essere testimone consapevole di una volontà superiore, nata dal genio di Zavattini, ma amplificata da fotografi e scrittori, turisti o semplici viandanti, sicuramente dagli abitanti del luogo.
Il cinema è pieno di personaggi simbolo, ma lì, vicino a Luzzara, ne sono nati almeno due: Don Camillo e Peppone; amici e nemici, portatori di volontà contrapposte, ma che alla fine andranno a congiungersi nell’ampio mare del buon senso, del bene comune.
Luzzara, dicevamo, è un paese che si mostra, volentieri.
L’hanno imparato anche Luigi Ghirri, Olivo Barbieri e Stephen Shore;
ma forse ne siamo stati consci anche noi, che abbiamo saputo pensare guardando; lasciando un click dove era necessario, per continuare quel racconto che lì, in quel paese, non finirà mai.
La mostra che abbiamo inaugurato il 29 novembre , proprio lì a Luzzara, rappresenta quasi un premio;
ma per noi diverrà un nuovo punto di partenza, per guardare, comprendere, pensare, lasciando poi un segno del nostro tempo e delle nostre idee. Bravi tutti.
In ordine sparso, ricordiamoci a vicenda: Mosè Franchi, Luciano Marchi, Annapaola Rosaspina, Marzio Zuppiroli, Ares Cremonini, Sara Barletta, Alessandro Montagno, Margherita Barbieri, Loretta Bicocchi, Eraldo Borgognoni, Danilo Guidi, Lucia Lenzi.
Luciano Marchi |