2019/09/01, Vergato – Riceviamo e pubblichiamo – IRRIGAZIONE CONTRO IL RISCHIO DESERTIFICAZIONE
Una delle principali conseguenze del riscaldamento globale è l’aumento di desertificazione dei suoli: secondo il CNR anche almeno il 30% dei suoli dell’Emilia-Romagna corre questo rischio
Esistono strumenti utili per aumentare la resilienza dei nostri territori verso gli effetti negativi del surriscaldamento terrestre?
BOLOGNA – Ormai alla fine di un agosto ancora bollente, è utile ricordare che il mese di luglio 2019 è stato classificato dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale come il più caldo da quando si hanno rilevazioni climatiche sistematiche, e cioè dal 1880. E che 9 dei 10 mesi di luglio più caldi di sempre si sono concentrati dal 2005 ad oggi.
Uno dei rischi principali derivanti dal surriscaldamento terrestre è la progressiva desertificazione dei suoli. Quando si parla di deserto viene spontaneo pensare a distese africane od al limite asiatiche: oggi il problema però riguarda anche l’Europa, Italia inclusa. Secondo il CNR, in Sicilia le aree a rischio desertificazione sono ormai il 70%, nel Molise il 58% in Puglia il 57%, in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50% dei suoli disponibili.
Quindi, anche in Emilia-Romagna – regione che detiene il primato nazionale delle produzioni agro-alimentare di qualità certificata – oltre il 30% dei terreni fertili è a rischio.
Viene spontaneo chiedersi: è possibile utilizzare strumenti che aumentino la resilienza dei nostri territori verso gli effetti negativi del surriscaldamento terrestre?
Lo abbiamo chiesto ad Alessandra Furlani, agronomo e responsabile comunicazione della Bonifica Renana: “Sicuramente la presenza di un sistema irriguo razionale, efficace e continuativo, contribuisce a contrastare la tendenza alla desertificazione di un’area surriscaldata e soggetta a fasi siccitose. Infatti, per produrre un solo kg di sostanza organica, il ciclo biologico dei vegetali necessita di circa 500 litri d’acqua. Il contenuto di sostanza organica varia dall’1 al 4% nei terreni coltivati; se scende sotto l’1% il processo di desertificazione è già in atto…”
“Ora, nella pianura bolognese – specifica la dottoressa Furlani – la Renana distribuisce mediamente ogni anno circa 70 milioni di metri cubi di acqua di superficie per l’irrigazione, soddisfando le esigenze idriche di 17 mila ettari coltivati, da marzo ad ottobre. Si tratta di acqua proveniente esclusivamente da fonti di superficie e, quindi, rinnovabile; al contrario di quella prelevata tramite pozzi dalle falde sotterranee.
Conseguentemente a questo apporto idrico costante e razionale, si producono circa 35 mila tonnellate di sostanza organica, di cui buona parte resta nei suoli agricoli, contrastando l’inaridimento e la desertificazione degli stessi. ”
Senza dimenticare che la distribuzione irrigua contribuisce indirettamente anche a rimpinguare le falde, contrastando la risalita del cuneo salino nelle aree vicino alle coste.
Per approfondimenti: http://www.euwatercenter.eu/crisi-climatica-globale-il-checkup-2019-mostra-un-peggioramento/
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