Gli “Sdaleen” di Carboni Enrico – Nr.10 Gli sdaleen (P. G. R.)

2013/04/07, Vergato – La decima puntata della Galleria degli Sdaleen di Enrico Carboni ci illustra:

GLI SDALEEN (P. G. R.) 

Se esaminiamo gli “sdaleen” dal punto di vista delle motivazioni che li hanno determinati, un gruppo certamente importante e significativo è quello degli sdaleen P.(per) G.(grazia) R.(ricevuta)”, cioè quelli che sono stati eretti a seguito di un evento drammatico, un incidente sul luogo di lavoro o per le strade, che ha provocato pericolo e spavento e che, miracolosamente, si è risolto positivamente per il malcapitato o i malcapitati. L’ambito di riferimento, specie per quelli più antichi, è naturalmente ancora il mondo contadino, caratterizzato come era da un lavoro pericoloso nei campi e nei boschi, che utilizzava precari mezzi di trasporto e si muoveva sull’insicura e rischiosa viabilità di quei tempi.

A questa categoria vanno anche associati tutti quelli eretti a seguito delle epidemie, le calamità, le guerre che spesso affliggevano quelle comunità e dalle quali, solo pochi riuscivano a venirne fuori. Ecco allora la necessità, il bisogno, di ringraziare l’entità sopranaturale che aveva reso possibile quel miracolo con un segno tangibile, uno “sdaleen”, che desse prova di devozione, ricordasse l’evento e ne estendesse nel tempo i benefici effetti. L’immagine che veniva posta nelle nicchia dipendeva dalla particolare devozione del miracolato a qualche santo o madonna, spesso locale, ma il più delle volte dipendeva dalla disponibilità delle targhe in ceramica che offriva il mercato. La produzione di targhe in ceramica, si sviluppa, a partire dal 600, proprio nella nostra regione ( Faenza, Imola, Bologna, Modena Carpi e Reggio i principali centri di produzione) per due ragioni principali, da un lato la forte ripresa della iconografia religiosa caldeggiata anche dalla gerarchie ecclesiastiche in chiave di opposizione allo scisma protestante che  il Concilio di Trento non era riuscito ad evitare, dall’altro il propagarsi delle grandi epidemie di peste che colpiscono le popolazioni favorendo il diffondersi degli “sdaleen” come strumento di devozione e protezione e quindi delle targhe che ne sono la parte più importante. Questo aumento di produzione delle targhe in ceramica è favorito anche dal diffondersi delle tecniche di riproduzione a stampo che ne consentono la facile e rapida riproducibilità. Ciò avviene certamente in danno del valore artistico delle targhe, che non sono più opere uniche di un artista, ma riproduzioni seriali, ma proprio per questo risultano più economiche e quindi accessibili da larghi strati della popolazione.

Le targhe devozionali si possono suddividere in due famiglie principali: quella più antica e pregiata delle targhe piane con raffigurazione disegnata e dipinta e quella delle targhe plasticate con raffigurazione a rilievo; le prime in terracotta maiolicata, le seconde in terracotta ingobbiata e policromia sotto vetrina; sono queste seconde che si sono affermate nei secoli e che ancora oggi vengono riprodotte da stampi originali garantendo un’ampia gamma di immagini religiose.

Passiamo ora in rassegna alcuni esempi di “sdaleen” per grazia ricevuta ( P. G. R.) a partire da quello del Casoncello di Labante. Si tratta di un classico pilastrino in grossi blocchi di arenaria finemente lavorati dallo scalpellino Attilio Brizzi, su commissione di un devoto miracolato, tal Vittorio Tondi di Castel d’Aiano. Il fatto: scendendo a Vergato in una notte del 1911 su di un carro tirato da un paio di buoi, proprio nella curva dove c’è ora il pilastrino, i buoi imbizzarriti uscirono di strada trascinando in una profonda scarpata il carro e il conducente senza danni né per l’uomo né per gli animali. L’iscrizione nella colonna da conto della riconoscenza, anche se tardiva(15 anni dopo!), per la grazia ricevuta:

“Tondi Vittorio di Castel d. Aiano, riconoscente G.R. 1911, pose A. 1926”

03_PIL.CORGNOLA-LABANTE

Del tutto simile la storia e la motivazione del Pilastrino Corgnola, sempre a Labante lungo la vecchia strada (oggi sentiero CAI  n. 182c) che dall’Oratorio del Passatore sale sui monti della Castellana. Rimesso in piedi e ristrutturato nella primavera dell’anno scorso svolge di nuovo la sua funzione ammonitrice e di devozione indicando il luogo dove avvenne un evento miracoloso che, come recita la scarna iscrizione, riguardò un certo “B. G.” nell’anno “1881”.
Il terzo esempio è fornito dal pilastrino di Casa Rede di Calvenzano, fatto costruire da Adolfo Marchi alla fine dell’800 a seguito della caduta di una quercia su coloro che la stavano tagliando, senza provocare danni irreparabili, come è ben testimoniato e rappresentato dall’ex voto su lamiera che lo stesso Marchi fece dipingere e donò al santuario della Madonna del Bosco di Calvenzano.
Un quarto esempio di sdaleen per grazia ricevuta, che riguarda sempre la famiglia Marchi, è la Cappellina del Molinello che è gia stata descritta al N. 6 della galleria al quale si rimanda.
Passiamo ora agli “sdaleen P.G.R.” collegati ad eventi luttuosi di carattere generale come le epidemie, le guerre, le calamità, cominciando dal pilone di Sasso Molare in località i Piani, costruito da Elmiro Ronchetti negli anni 18-20 del secolo scorso, al ritorno a casa dalla 1a guerra mondiale per rispettare un voto fatto al fronte.

Un altro esempio, molto significativo perché riferito a due epidemie occorse a distanza di secoli, ci è fornito dal Pilastrino di S.Rocco, in località Crocetta di Vergato; nei primi anni 60 fù dapprima depredato delle immagini sacre, poi cadde a terra spezzandosi, quindi finì sepolto dai rovi e dall’oblio. Recentemente è stato ricostruito dalla comunità di Susano. Eretto, secondo la tradizione popolare nell’anno 1630, sul confine con la parrocchia di Vergato, fù dedicato a S. Rocco, patrono di Susano, che aveva fermato la terribile epidemia di peste che dilagava nelle nostre contrade; nei primi decenni del novecento, al tempo dell’epidemia di “spagnola”, fu poi intitolato dai vergatesi alla B.V.delle Grazie di Boccadirio.Il pilastrino ricostruito reca naturalmente entrambe le immagini care agli abitanti di Susano e di Vergato.