Parigi. Lo studio di Felix Nadar, 1874Felix Nadar, ritratto di Sarah Bernard
Felix Nadar, ritratto di Sarah Bernard
L. Marchi, ritratto di Edoardo Venturi |
Quali sono le ragioni di un ritratto?
Tante, non c’è dubbio.
Le ricorrenze, ma anche gli episodi più comuni: una casa che finisce (col progettista), una mostra, una collezione che si completa, la famiglia in toto, una scena di caccia, l’auto dei nostri sogni, il nostro guardaroba e via dicendo.
Una convinzione deve comunque muoverci: non siamo nostri; dedicare la nostra immagine al tempo diventa comunque un gesto d’affetto.
Grande.Luciano Marchi |
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Il parlare di ritratto genera tante riflessioni: non sul genere, sicuramente riconosciuto, bensì circa il “se” farlo, o “quando”; ma anche sull’autore al quale delegare la nostra immagine.
Lo abbiamo capito, ci stiamo riferendo a uno scatto che viene dedicato a noi, alla nostra persona, all’idea interpretata che desideriamo lasciare agli altri, a tutti.Facciamo un piccolo passo indietro, perché è importante.
La storia del ritratto fotografico parte con la scoperta dell’arte stessa. Nella seconda metà dell’800, le città di tutta Europa pullulavano di studi fotografici.
Erano belli, non c’è che dire: grandi vetrate (per la luce) e molti accessori d’arredamento, utili per connotare il personaggio da ritrarre. L’estetica aveva il suo prezzo e coloro che posavano erano spesso costretti a lunghe sedute, dove l’immobilità era di rigore.Che dire? Finalmente il ritratto era per tutti.
Anche le classi meno abbienti potevano fregiarsi di un’immagine della propria famiglia: per come la sentivano e con i contenuti che avrebbero voluto tramandare. Fu una rivoluzione, che comunque coinvolse anche le aristocrazie: incuriosite da una “tecnologia” (era veramente così!) nuova e, per di più, reale.
Di ritratti antichi ne abbiamo visti tanti e molti ci sovvengono solo al pensarci: una lei, l’eleganza del suo vestito, una tenda di sfondo, una pianta sul trespolo.
Non dimentichiamo, poi, che alle abitudini metropolitane si aggiungevano quelle rurali.
In questo caso erano gli ambulanti che, di villaggio in villaggio, andavano a proporre i propri servizi.
Curioso?
No, anzi.
In tutti (benestanti o meno) viveva il desiderio di tramandare la propria immagine: ai presenti, ma anche alle generazioni future.
Era la consapevolezza dell’uomo a vincere, il credo in se stessi. Finalmente l’individuo era conscio di esistere, con fermezza. |