Luciano Marchi – NWL n° 31 Fotografie, ma di carta…

Quando entrano nel mio negozio per stampare, mi sento orgoglioso, fiero, persino responsabile.
E’ una questione antica, la mia;
quella che mi porta a credere come un’immagine stampata diventi finalmente opera finita, perché alla fine del suo ciclo: tra emozione e racconto.Sono tanti, quelli che vogliono stampare; e tutti diversi.
C’è chi arriva con la scheda, chi col telefonino; mentre altri entrano con quella scatola, piena di negativi, uscita da chissà dove, e ora rinata a nuova vita:
proprio per gli scopi per i quali era nata.Tante sono le esigenze di stampa, e tutte meravigliose; più grandi, più piccole, da ricostruire, incorniciate, o anche inserite in un album.

La cosa che mi affascina maggiormente è comunque il dialogo che s’instaura, proprio all’inizio;
e siamo in due a parlare, uno di fronte all’altro, quasi a far rivivere una storia fino ad allora congelata negli angoli del tempo.

 

Molti mi dicono di cassetti, scatole, persino di libri svuotati.

Eccole saltare fuori, le fotografie”, mi è stato raccontato una volta. “Sempre un po’ incurvate, diventano immediatamente ricordo, ma anche emozione, sentimento, sensazione”.
Le fotografie vivono per me, a lungo, non perdendo nulla, nemmeno la mia fantasia”.
Mi aspettano, per così dire”.

In altri casi c’è la scoperta e la curiosità che ne scaturisce. “L’era me nonna, blina non è vero?”.
“In gioventù ha avuto un fidanzato, e non era mio nonno
”.

Esiste anche l’immagine ritrovata, quella che non ci si aspetta: “Volevo una foto di me pa’ e non riuscivo a trovarla;
questa me l’ha data una vicina, scattata durante la festa del patrono
”.

Tante fotografie ho visto in questi anni: donne, bambini, anche vecchi e signore; e poi, paesaggi consueti e altri sconosciuti; storie lontane e vicine, rincorse su se stesse e finalmente vere.
Alla fine, ecco comparire i ricordi d’oggi: quelli da percepire subito, per riviverli quasi quotidianamente; sì, perché i bambini crescono, i fidanzati tornano, le coppie si sposano.
E sono ancora figli, istanti, frammenti di una vita parallela sulla quale saltare sopra quando solo lo si desidera.

Questa la voglio sul muro”, mi dicono.
Oppure: “A lui è piaciuta tanto e voglio regalargliela”.

Quando entrano nel mio negozio per stampare, mi sento orgoglioso, fiero, persino responsabile. C’è il mistero della vita, nelle fotografie; perché non siamo “nostri”, ma con tanti “io” dentro di noi.
Al loro interno possono accedere in tanti, per loro stessi, tentando di comprendere il senso che è dell’esistenza e il coraggio che occorre per affrontarla.

 

C’è il mistero della vita, nelle fotografie; in quelle di carta, però.

 

Luciano Marchi

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