Le zirudelle della Leggiadrina – Zirudela d’onna brésa

VN24_150513_Zirudella Leggiadrina_Vecchi Francesca-22015/05/13, Vergato – Una zirudella per raccontare la guerra? Un fatto rimasto impresso negli occhi di una bambina spaventata solo dal nome “soldati tedeschi”, paure mai rimosse che trovano nello sfogo di questa zirudella un motivo per essere rimosse.

La zirudella della Leggiadrina con la tavola di Francesca Vecchi che ringraziamo ancora sia per le vignette esclusive per noi ma anche per la trascrizione e l’invio dei testi, un esempio di come si può tramandare memorie accostandole ad immagini.

Zirudela d’onna brésa

Zirudela d’onna brésa
Che l’è chelda, che l’è azesa,
ma la sbaglia destinaziô
e la mètt tôtt in aprensiô.
I Favê a sciama la cà
In dòvv e’ fat l’è capità.
L’è ‘na sira propri da lòvv,
e tira e’ vent e fort e’ piòvv,
ma in t e’ camèi a i è la fiama
e nû a sê cinéi, a zughê content,
però, tôtt in t un mument,
a sentê di coip in t l’òss
e quatr ommen i entren a bòss
cô a gl’èrum e la divisa.

Quel che i disen an s’capess brisa,
perché i ciacaren in mod strê,
cô poch parol in italiê.
In cà i sgozzlen dapertôtt,
fòra, però, ai vô tornê sôtt,
as cheven i giacô ch’i ê moj spòlt,
e a i atachen, apenna tòlt,
in dòvv i troven un gancéi,
e û al metten sott’a e’ caméi.

E’ tôl na scrana ognû ed lor
E a se schelden cô e’ calor
De fôgh ch’l’ha ‘na bela fìama,
e nû in pê, atacà a mama,
che la scorr cô l’amiga Lisa.
Ralegrà l’è la cà grìsa
Dal falesster che so pr’e’ camèi
As corren drè comme fê i zogléi.

Què as brusa leggna ed castagn
E l’è comme stupê sampagn,
ma stavolta quèl e’ va stort,
a i è infati un cioch piò fort
ch’e’ prodûs onna sorpresa:
onna znisa, enzi ‘na brésa
de tedesch la va vers la giaca
e a s’infila in t na bisaca!

Nû a vrenn rédde, l’è un quèl bôff,
ma cal dôn agli ê a faz stôff,
enzi agli ê propri disprà.
“Mò a spiegheiel comme as fa?”
“Lòr an ê vést quél ch’l’è suzest,
bisoggna diel e fê prest.”
“M an capessén l’italiê…”
“Però se ai brusa e’ sô gabê
po’ as la ciapen cô nueter…”.

La Lisa,alora, an spèt èter,
e la cojj tôtt ed sorpresa:
a s’infila, cô la mê tesa,
in méz a lor, vers la giaca,
e ala métt dretta in bisaca,
propri comm s’an avess pòra,
e, quand po’ l’artira fòra,
agli avérra sott’a e’ nes
senza tèmma ed brusés.

Pr un atum a la tê stésa,
perché i vedden ch’l’ha la brésa,
che po’ in t ê fôgh sobbt la vola.
Lor, ch’i eren armes senza parola
per cla dona acsè in voleda,
i fê tôtti ‘na riseda
e, in tedesch, i disen quèl,
an se sa se brôtt o bèl.
La brésa ormai l’è carbonela
Tocch e dai la zirudela.

Leggiadrina

Zirudella di una brace
che è calda, che è accesa,
ma si sbaglia destinazione
e mette tutti in apprensione.
I Favari si chiama la casa
dove il fatto è capitato.
E’ una sera proprio da lupi,
tira il vento e piove forte,
ma nel camino c’è la fiamma
e noi siamo in casa con la mamma.

Siamo piccoli, giochiamo contenti,
però tutto ad un tratto
si sentono colpi nella porta
e quattro uomini entrano di colpo
con le armi e la divisa.
Quello che dicono non si capisce,
perché parlano in modo strano,
con poche parole in italiano.
In casa sgocciolano dappertutto,
vogliono, però tornare fuori asciutti,
si tolgono i giacconi che sono bagnati fradici
e li attaccano, appena tolti,
dove trovano un gancio
e uno lo mettono sotto al camino.
Ognuno di loro prende una sedia

E si scaldano con il calore
del fuoco che ha una bella fiamma,
e noi in piedi attaccati alla mamma,
che parla con l’amica Lisa.
La casa grigia è rallegrata
dalle faville che su per il camino
si rincorrono come se giocassero.
Qui si brucia la legna di castagno
Ed è come stappare champagne,
ma stavolta qualcosa va storto,
c’è infatti uno scoppio più forte
che produce una sorpresa:
una scintilla, anzi una brace
va verso la giacca del tedesco
e si infila in una tasca!

Noi vorremmo ridere, è una cosa buffa,
ma le donne hanno le facce stanche,
anzi sono proprio disperate.
“E adesso come si fa a spiegarglielo?”
“Loro non hanno visto quello ce è successo,
bisogna dirglielo e fare presto.”
“Ma non capiscono l’italiano…”
“Però se brucia il loro giaccone,
poi se la prendono con noi…”
La Lisa allora, non aspetta altro,
e coglie tutti di sorpresa:
s’infila, con la mano tesa,
in mezzo a loro, verso il giaccone
e la mette dritta nella tasca,
proprio come se non avesse paura,
e quando poi la ritira fuori,
gliela apre sotto il naso,
senza paura di bruciarsi.

Per un attimo la tiene stesa,
perché vedano che ha la brace,
che poi vola subito nel fuoco.
Loro, che erano rimasti senza parola
Per quella donna piombata lì di colpo,
fanno tutti una risata
e, in tedesco, dicono qualcosa,
non si sa se brutta o bella.
La brace ormai è carbonella
Tocca e dai la zirudella.

Leggiadrina

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella privacy policy.<br>Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera,<br>acconsenti all'uso dei cookie.<br> Maggiori informazioni

Dati personali raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi

  • Statistica - Wordpress Stat
    Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
La privacy policy completa può essere consultata alla pagina dedicata.

Chiudi