Come gli Alpini vinsero la neve a Vergato
2015/07/22, Vergato – Giornate di calura… rinfreschiamo l’aria con queste foto della nevicata del 1985 di Sergio Capponi. Riportiamo le parole dell’articolo conservato nell’album dei ricordi, non sappiamo quale giornale sia ma ha ben riportato i fatti descritti ancora oggi come nevicata da ricordare.
Vergato, 20 gennaio. Neve alta oltre un metro, strade impraticabili, tetti in pericolo. Lungo la statale Porrettana sfilano colonne militari e camionette rosse dei Vigili del Fuoco, proseguono verso il fronte di Porretta dove il panorama è identico anche se ufficializzato da una formale dichiarazione di «stato d’emergenza». Ma «emergenza» deriva da «emergere» e a tutti interessa solo venir fuori da questo mare, bianco di cui, oramai, si hanno pieni gli occhi, i pensieri e le tasche. Perciò ci si organizza (sono oltre cento iscritti all’Associazione Alpini) e alle 8 di mattina attaccano il problema alla radice.
Armati di badili, pala meccanica, camion e mutande di lana cominciano a ripulire il paese dalla neve che, essendo in fondo nient’altro che acqua, viene restituita al Reno che la porterà in pianura e poi al mare. Alle dieci l’atmosfera è già calda, c’è anche chi ripulisce il tetto, appaiono (e subito spariscono) le prime bottiglie, la gente si affaccia. C’è chi esce di casa col badile e si unisce agli Alpini anche se ha fatto il marinaio o l’obiettore di coscienza, arrivano i curiosi, i fotografi, i bambini. Poi qualche sposa prepara un cesto di crescentine fritte che vengono accolte e divorate dagli spalatori tra muggiti di soddisfazione. Arriva anche il sindaco il quale aveva accuratamente predisposto l’operazione in maniera che l’Ufficio Tecnico Comunale e i vigili urbani sgomberassero per tempo strade e piazze togliendo di mezzo tutti i veicoli in sosta, confinati per l’occasione in piazza IV Novembre.
A mezzogiorno la battaglia è a buon punto, l’esercito di spalatori ha raggiunto la Piazza dei Capitani liberando tutta Via Cavour, mentre la gente si gode lo spettacolo delle due gigantesche pale meccaniche che sfondano muri di neve ormai solida e compatta per caricarla sui camion che rapidamente raggiungono il fiume. Decine di viaggi, perché la neve è tanta, più di quella che si poteva immaginare, e per liberare un metro di strada o di marciapiedi occorre lavoro e fatica.
Intanto qualche volontario prepara i rifornimenti, e chi vuole può mangiare e bere in piazza mentre lo sgombero continua: Via Cavour, Piazza dei Capitani, Via Roma tornano agli sguardi dei vergatesi «al naturale». La battaglia continua fino a buio, e finalmente alle sei il centro del paese è in buonaparte ripulito. La fatica è durata tutto il giorno, ma adesso in piazza c’è festa: fornelli accesi, salsiccia arrosto, vino brulé e mangiare per tutti, perché tutti hanno lavorato, ognuno dando ciò che poteva, insieme agli Alpini. La neve (almeno nelle strade; teatro della battaglia) è stata sconfitta, è tornata acqua in mezzo all’acqua e ora se ne va verso il mare lasciando solo ricordi fotografici. Quasi tutto ha funzionato, la gente si è data da fare ed ha lavorato, gratis e con letizia. In piazza c’erano, come nelle occasioni che fanno storia, gli operai, gli artigiani, gli impiegati, i commercianti. Perché se il paese è di tutti, tocca principalmente a quei «tutti» darsi da fare, senza aspettare la manna dal cielo.
Al cielo, comunque, sono saliti verso sera i canti alpini che, tra micidiali dosi di brulé e grappa, hanno sancito la fine della battaglia. Domani il Comune continuerà per suo conto proseguendo a proprie spese l’opera dei volontari,