2 Agosto 2015 alla stazione di San Benedetto Val di Sambro
2015/08/02, Stazione di San Benedetto Val di Sambro – Mentre Bologna ricorda la strage della stazione centrale, un’altra cerimonia è avvenuta alla stazione di San Benedetto Val di Sambro dove ci fu un’altra strage sul treno che vediamo nelle immagini esclusive di Stagni Sisto.
Alla cerimonia commemorativa ha partecipato il presidente del senato Pietro Grasso e il sindaco di Bologna, Merola, oltre ai sindaci del circondario.
Il sindaco del Comune di Vergato e Consigliere della Città Metropolitana di Bologna, Massimo Gnudi è intervenuto alla cerimonia, riportiamo il suo intervento commemorativo.
2 AGOSTO 2015, STAZIONE DI SAN BENEDETTO VAL DI SAMBRO
IL DISCORSO DEL CONSIGLIERE DELEGATO MASSIMO GNUDI
Care cittadine e cari cittadini, familiari delle vittime, autorità civili e militari,signor Prefetto,Presidente Grasso.
Ancora una volta siamo qui, in questo piazzale della stazione per partecipare a questa commemorazione che accomuna due tragici anniversari: quello della strage del treno Italicus avvenuta il 4 agosto del 1974 e la strage del 23 dicembre 1984 sul treno rapido 904 Napoli-Milano. La strage dell’Italicus compiuta nello stesso periodo ,i primi giorni di agosto. in cui venne compiuta sei anni dopo la strage del 2 agosto 1980 della Stazione di Bologna. Una strage quella dell’Italicus ancora senza colpevoli che rappresentò una sorta di prova generale dello stragismo di estrema destra . La strage del treno di Natale , per la quale sono stati condannati gli esecutori e che è stata indicata dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta come il punto di contatto tra gli anni di piombo e il periodo della guerra di mafia. Una strage che fu organizzata con l’intento di allentare la morsa investigativa e repressiva a cui era sottoposta in quel periodo l’organizzazione mafiosa di Cosa Nostra.
Le strategie del terrore erano e sono plurime, ma hanno in comune l’incutere paura come mezzo per raggiungere uno scopo.
La strage è come ha affermato Norberto Bobbio una di quelle azioni che più si avvicina al male radicale: è il massimo delitto, l’omicidio diretto consapevolmente contro gli innocenti e colpisce persone qualunque, cittadini riuniti in un luogo per motivi casuali, un viaggio come accadde sui treni Italicus e sul rapido 904.
Uomini, donne, bambini e anziani che nulla avevano in comune se non trovarsi nel posto in cui i terroristi avevano deciso di collocare gli ordigni .
Vittime innocenti e ignare stroncate dall’attuazione di un lucido disegno: quello di utilizzare la tensione, il terrore e la strage per sovvertire con la violenza le istituzioni democratiche e la legalità.
Il terrorismo ha colpito duramente questi luoghi, questo territorio .
Una lunga e triste stagione che ha segnato per sempre la coscienza civile di queste comunità.
Queste popolazioni hanno saputo rispondere in modo attivo e consapevole.
I Comuni di San Benedetto e Castiglione de’ Pepoli sono stati protagonisti della risposta democratica fin da subito; fino da quando nel pomeriggio del 7 agosto del 1974 tennero proprio in questo piazzale della stazione una seduta straordinaria dei loro Consigli comunali, per esprimere l’impegno degli amministratori di battersi fino in fondo contro il terrorismo.
In questi anni, queste comunità hanno mantenuto vivo e attivo l’impegno per chiedere misure che permettessero di fare passi avanti per ottenere piena giustizia e completa verità storica.
Hanno reagito insieme rispetto ad uno Stato centrale infiltrato da persone che lavoravano per inquinare le prove e tentare o attuare depistaggi. Hanno vinto la sfida di tenere alti il valore della democrazia e la fiducia nei valori fondanti della nostra Repubblica attraverso la ricerca della verità.
Lo hanno saputo fare con la consapevolezza che la democrazia va coltivata con cura sempre, che non è scontata o acquisita una volta per sempre , che occorre costruire un ponte fra le generazioni, che la storia è importante perchè è la memoria di un popolo.
La risposta democratica è stata particolarmente forte anche perchè ha saputo fare leva su quel comune, unitario, originario patrimonio politico e morale che animò la lotta partigiana e la Resistenza.
Un impegno contro il terrorismo, contro le trame dell’eversione.che ha saputo ritrovare in quelle radici le ragioni di una risposta unitaria,
Commemorare non è un atto di vuota retorica . Significa innanzitutto difendersi dal pericolo dell’oblio.
Anno dopo anno, questo territorio si ritrova, reagisce con la presenza di diverse generazioni capaci di stare insieme, di dare forma ad una staffetta di impegno nel ricordo e di dovere di solidarietà alle vittime che appartiene ad un modo di sentirsi parte di questa comunità, il vero senso profondo di questa manifestazione.
Per testimoniare ancora una volta l’importanza di rifiutare ogni forma di violenza, di terrorismo di qualsiasi matrice , di continuare a chiedere verità e giustizia.
Il modo migliore per non dimenticare è fare sì che anche chi non ha vissuto quei tristi anni e magari è nato diversi anni dopo, sappia cosa è accaduto, per evitare, in futuro, che si ripeta.
Per questo sono importanti le iniziative volte a tessere una rete di memoria per non dimenticare le vittime delle stragi e per continuare a fare passi avanti sulla strada della verità e della giustizia.
La memoria rappresenta la base stessa della nostra identità
Questi luoghi teatro di atti così efferati rappresentano una parte importante dei luoghi della memoria, di un patrimonio storico e culturale che costituisce l’identità del nostro Appennino, di queste montagne , parte di una comunità metropolitana impegnata contro il terrorismo, contro ogni violenza, contro l’indifferenza e la rassegnazione Una comunità metropolitana unita da un destino comune e da una storia comune attraverso la verità e la giustizia.
San Benedetto Val di Sambro, 2 agosto 2015
Massimo Gnudi