Un muro… in Comune, di Alfredo Marchi
2015/08/22, Vergato – 22 agosto, una data da ricordare. Il bombardamento su Vergato (22 agosto 1944 – Municipio, chiesa e un terzo del paese vennero distrutti) che distrusse il Palazzo Comunale e la Chiesa attigua (22 agosto 1954 – Si inaugura la chiesa ricostruita), dopo le precedenti pubblicazioni, ora questa, sempre inerente a un pezzo di storia vergatese legata a quella data;
Un muro in comune, di Alfredo Marchi
Vergato ha avuto, fin dalle origini, uno stesso muro in comune fra municipio e chiesa, quasi a significare la ricerca dell’uomo di conciliare le necessità del corpo con quelle dello spirito. Attorno a questi due edifici uniti, la nostra comunità, nel bene e nel male, si è formata; piccola realtà di quella grande Europa unita che nella sua costituzione non ha voluto riconoscere questo cammino di reciproca influenza.
Il necessario cambiamento e adattamento che anche la nostra piccola comunità deve cercare potrebbe avere quindi uno spunto di riflessione nel muro in comune. Questo muro che la guerra distrusse e la sua caduta fece crollare entrambi gli edifici. Del palazzo comunale rimase solo il retro e parte della facciata, ma della chiesa non rimase più niente, nessun arredo o suppellettile di valore, nessuna opera artistica tranne un piccolo bassorilievo in marmo che si trovava nel paliotto dell’altare; don Giorgio lo riscoprì, quasi per caso alcuni anni fa, fra vecchi libri della canonica. Rappresenta Santa Maria Visitante, alla quale era dedicata la chiesa distrutta. Come tutte le rappresentazioni di questo genere, Maria è distinguibile dalla cugina Elisabetta per l’aspetto più giovanile. Lo stile di questa rappresentazione però, ha la particolarità di essere chiaramente d’ispirazione neoclassica (modello greco/romano) che potrebbe farne risalire l’esecuzione alla fine del ‘700, inizio ‘800.
Il ritrovamento di quest’opera è stato il pretesto per fare qualcosa che ricordasse ai vergatesi il loro antico luogo di culto. I festeggiamenti per il cinquantenario sono stati l’occasione più adatta per ufficializzare questo ritrovamento e dare all’immagine una degna collocazione. Ottenuto il consenso dell’Amministrazione Comunale, che si è anche presa cura di sostenerne le spese, si è cominciato a pensare il modo migliore per attuare questo progetto. In un primo tempo si pensava di creare una nicchia nella facciata nel palazzo comunale che lo divideva dalla chiesa, ma poi, la riscoperta di due colonne dell’antico Vergato e la loro offerta gratuita al paese da parte del proprietario Signor Gianni Bontà, ha dato l’idea di sistemare l’immagine su una di esse.
Queste colonne si trovavano nel giardino del loro proprietario che è situato proprio dietro all’area in precedenza occupata dalla vecchia chiesa e dal campanile. Sono entrambe scolpite in pietra arenaria. La più massiccia è composta solo del capitello e della base, la sua gemella, intera ed ancora visibile, imbiancata ed in parte murata, si trova all’interno di un edificio in via Cavour.
Colonne di questo genere dovevano essere abbastanza diffuse nell’antico abitato di Vergato. Se ne può riconoscere una nella cartolina “anni 40” che fotografa l’edificio dell’antica osteria “La Campana”, ora distrutto. Un’altra colonna simile è visibile nella stampa settecentesca che rappresenta l’antico palazzo Botti: il fabbricato che occupava parte dell’attuale piazza Capitani della Montagna ne conservava una, ultimo residuato di un precedente portico. La loro origine potrebbe risalire al XVI – XVII secolo.
L’altra colonna, anch’essa in pietra arenaria con capitello in stile similare alla precedente, ma più snella e completa in tutte le sue parti, ha la particolarità di avere il pilastro di base lavorato solo su tre lati. Ciò farebbe pensare che la sua originale collocazione fosse stata in adiacenza ad un muro, probabilmente accoppiata ad un’altra a sostegno di un timpano. Osservando la stampa visibile in una precedente pagina di questa pubblicazione, che rappresenta la facciata settecentesca della chiesa, si possono notare due colonne simili a sostegno del timpano d’ingresso. Una di quelle potrebbe forse essere giunta intatta fino a noi per aggiungersi ai pochi cimeli storici rimasti del nostro paese?
Veniamo ora alla descrizione del lavoro in arenaria eseguito da chi scrive allo scopo principale di contenere il bassorilievo della Visitazione.
Collocato sulla colonna più grande alla quale è stata rifatta la parte centrale, riproduce la sagoma della chiesa prima della sua distruzione. All’interno della porta è collocata l’immagine ritrovata, che rappresenta l’episodio evangelico al quale essa era dedicata.
Su uno dei due fianchi è scolpita la base della facciata della chiesa precedente, distrutta dal bombardamento del 22 agosto 1944; entro quello che rimane della porta, la mano del crocefisso indica l’umanità sacrificata e la divinità rinnegata.
Sull’altro lato è rappresentata parte della facciata della nuova chiesa inaugurata il 22 agosto 1954. Entro la porta si vedono la mano di Dio creatrice e quella dell’uomo che prova a rialzarsi.
Nel lato posteriore, la porta a croce, segno di dolore, ma anche di speranza, introduce ad una scala che porta al cielo la cui trilateralità porta ad un centro cui tutti aspirano, nonostante le tante contraddizioni e le forze opposte che ci caratterizzano: la vita e la morte, la pace e la guerra, l’inizio e la fine, la speranza e la disperazione.
Tratto da; 22 agosto 2004 50 anni della nuova chiesa