RITRATTI
Dopo la felice esperienza dello scorso anno, ci vogliamo ripetere: in occasione della Festa dell’8 marzo, regaleremo un ritratto a tutte le Donneche vorranno posare (in studio o in esterni), per tradurre in immagine la loro personalità, il credo, i sentimenti che vivono quotidianamente.
Giusy
Sarà nostra cura far sì che la fotografia riesca a esaltare anche i tratti emotivi di ciascuna persona, com’è giusto che sia.
L’invito che porgiamo è quello di venirci a trovare, anche solo per un colloquio.
L’immagine non è solo fotogenia, ma molto di più. Dentro ci sono i sentimenti e le passioni, un’occasione di regalo per il prossimo San Valentino.
Klaudia
Qui sotto c’è un breve racconto, dedicato ad una donna immaginaria. Anche lei potrebbe essere un soggetto.
….Si trovava a riflettere, anche quella sera. Le capitava spesso, quando il tempo pareva suggerirle lo spazio tra oggi e domani: tra ciò che era stato e quanto sarebbe avvenuto, il giorno dopo.
Con l’età quei momenti erano diventati più frequenti e la sera indugiava a lungo nella sua cucina: seduta, con i gomiti sul tavolo, respirando uno spazio che nella penombra pareva più grande.
Michela
Di solito il pensiero prendeva corpo da solo, senza sforzi; ed erano per lo più ricordi, emozioni, angoli di tempo smussati dalla tolleranza. Quella sera fu diverso, Irma pensò a sé come donna e a cosa volesse significare.
Era stata desiderata, questo è certo; ma risultava irrilevante. Tante volte si ricordò invischiata nei luoghi comuni: “questioni di donne” o cose del genere;
no, anche questo non le interessava. “Donna” avrebbe dovuto significare qualcosa in più, sempre; ma soprattutto quella sera.
Greta
Passati i quaranta desideriamo tutti che le storie abbiano un finale, e soprattutto un senso; così Irma si mise a catalogare i suoi ricordi, leggendoli diversamente.
“Lui”, “l’altro”, “quella volta là”, oggi rappresentavano realtà maggiormente focalizzate, e significative. Quella baruffa col fidanzato non fu solo una litigata, lei ci mise del suo, insegnava, donava quanto sapeva, cercava di far capire.
Anche quando discusse con suo padre non si trattò di un conflitto, bensì di una condivisione; o almeno lei voleva che fosse così.
Ecco che la sua idea iniziò a prendere corpo. Come donna, per anni, aveva amato: donando. Irma si era tenuta poco per sé, fungendo più volte da crocevia di affetti; forse perché presuntivamente credeva di sapere, con convinzione.
Ma la ragione non era importate, un senso maggiore stava nell’impeto, in quel desiderio di armonia che dimorava in lei.
Asia
Irma continuava a pensare. Perdonò tanti e ad altri chiese scusa. Sempre di amore si trattava. Lei era donna per questo, con orgoglio.
Poteva bastare. Irma capì e si alzò lentamente.
In pochi passi giunse alla porta e spense la luce.
Era felice.
Luciano Marchi
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