Sulle fusioni dei comuni dell’appennino
2017/01/01, Vergato – Marco invia;
Camugnano valuta la ‘fusione’ con Castiglione.
I camugnaresi saranno chiamati a esprimersi in merito alla ipotizzata ‘fusione’ del loro Comune con quello di Castiglione dei Pepoli. L’impegno è stato preso dal loro Consiglio comunale, ieri sera alla presentazione dello studio di fattibilità sulla eventuale fusione.
La presentazione è stata una semplice presa d’atto e il primo cittadino ha informato che lo studio sarà illustrato alla cittadinanza tramite l’organizzazione di incontri in ogni frazione al fine di rendere la scelta del voto referendario il più possibile basata su una conoscenza reale della tematica.
E’ stato poi proposto, e condiviso dall’intero consiglio, di condizionare la scelta sulla fusione alla volontà che la maggioranza dei votanti esprimerà nel referendum. Il primo cittadino non ha mancato di informare anche che l’eventuale fusione porterebbe all’erario del nuovo Comune (nato dalla fusione fra Camugnano e Castiglione dei Pepoli) 900.000 euro l’anno in più per 10 anni e ciò darebbe alle casse comunali un discreto ‘sollievo’…continua la lettura su; http://notiziefabbriani.blogspot.it/2016/12/camugnano-valuta-la-fusione-con.html
e un’interrogazione del consigliere regionale Bignami
Il sottoscritto Galeazzo Bignami, Consigliere Regionale di Forza Italia e Presidente del
Gruppo di Forza Italia,
premesso che
– il 16 ottobre u.s. si è svolto in 16 comuni della Regione il referendum consultivo in tema
di fusione per decidere se costituire, o meno, sei nuovi Comuni mediante fusione: il voto
ha coinvolto oltre 60mila cittadini;
– il si ha prevalso chiaramente solo per Mirabelle e Sant’Agostino nel ferrarese:
controverso l’esito nel riminese tra Mondaino, Montegridolfo e Saludecio (nei primi due
ha prevalso il si, nel terzo il no); il no ha prevalso nel piacentino dove tutti e cinque i
comuni interessati dal referendum hanno bocciato la proposta di fusione che avrebbe
dato vita a due comuni; nel bolognese il procedimento interessava Borgo Tossignano,
Fontanelice e Casalfiumanese (contrari i primi due, favorevole il terzo) e nel reggiano
erano coinvolti Campegine, Gattatico e Sant’Ilario d’Enza (no dai primi due, sì da
Sant’Ilario);
– a distanza di pochissimi giorni dall’esito referendario, il Partito democratico ha lanciato la
proposta di una maxi fusione tra cinque comuni dell’Unione Savena-ldice: Loiano,
Monghidoro, Monterenzio, Pianoro e Ozzano;
– tale progetto in realtà sarebbe ancora in embrione ma l’Unione dei cinque comuni
avrebbe commissionato uno studio di “prefattibilità” alla Regione per verificare lo stato
attuale della situazione e capire quale tipologia di fusione può essere possibile;
– tale analisi avrebbe già considerato le diverse possibilità di fusione all’interno dell’Unione:
fusione a cinque, fusioni separate delle due valli, fusioni tra Comuni a nord e Comuni a
sud, fusione senza Monghidoro, fusione senza Ozzano;
– è stato altresì annunciato che in primavera seguirà lo studio vero e proprio che prenderà
in esame due ipotesi di fusione e che si intende procedere a presentare istanza di fusione
entro dicembre 2017;
– è inoltre notizia recente che i circoli Pd di San Pietro in Casale, Galliera, Castello d’Argile
e Pieve di Cento avrebbero inviato un documento ai sindaci del loro territorio per chiedere
che venga avviato uno studio di fattibilità per la fusione tra i suddetti Comuni;
circolerebbero al riguardo già dei volantini a firma del Partito democratico, con il quale si
promuove “il grande paese” che dovrebbe nascere da questa fusione;
rilevato che
– una nuova accelerazione impressa ai processi di fusione non sembra coerente con i
risultati referendari del 16 ottobre u.s. che hanno evidenziato una sostanziale perplessità
dei cittadini nei confronti di procedimenti percepiti, probabilmente, come calati dall’alto;
– ad avviso del sottoscritto, più opportuno sarebbe stato potenziare il lavoro sulle Unioni
per capire come e in che modo renderle maggiormente efficienti; si ricorda che solo di
recente è stato istituito un osservatorio sulle Unioni e che, finora, il lavoro di monitoraggio
sulle stesse Unioni non sembrerebbe essere stato particolarmente efficace sotto il profilo
dell’individuazione di criticità e per la risoluzione delle stesse;
atteso che
– l’Osservatorio sulle fusioni, nato con il preciso intento di monitorare gli effetti delle fusioni
dei Comuni in Emilia-Romagna, finora sembrerebbe non aver prodotto risultati
soddisfacenti e non starebbe intervenendo per sanare problematiche e criticità nate a
seguito della fusione per esempio per il Comune di Valsamoggia o del neonato comune
di Alto Reno Terme (volendo citare due casi della Città metropolitana di Bologna);
compito di tale Osservatorio dovrebbe anche essere quello di “mettere in guardia” i
Comuni che intendono andare a fusione sulle difficoltà che certamente possono sorgere
nel periodo del post-fusione, puntando l’attenzione sul fatto che le fusioni sono processi
irreversibili e che andrebbero considerati con la massima cautela;
– per contro, invece, la linea politica della Regione Emilia-Romagna sembra essere quella
di incentivare le fusioni “a tutti i costi”: la LR 21/2012 considera infatti le fusioni quale
“massimo livello raggiungibile di riorganizzazione amministrativa” (art.3 c.3 lettera c),
mentre “incentiva la costituzione delle Unioni in luogo delle convenzioni”;
– proprio la convenzione viene lasciata all’ultimo posto della “classifica” senza considerarla
invece uno strumento immediato a disposizione di un Comune per gestire un qualsivoglia
servizio in forma associata senza dover necessariamente passare attraverso l’ingresso
in una Unione;
considerato che
– ad avviso del sottoscritto e per quanto in precedenza esposto, sarebbe opportuno che
l’Osservatorio sulle Unioni e l’Osservatorio sulle fusioni cominciassero a fornire dati
precisi sul livello di efficientamento raggiunto dalle Unioni da un lato e sul risparmio
effettivo conseguito attraverso le fusioni dall’altro, senza sottovalutare elementi di criticità
che ne derivano (ad esempio come cambia la dislocazione dei servizi sul territorio o
l’imposizione fiscale) e senza voler dettare una linea politica nettamente a favore delle
fusioni;INTERROGA
la Giunta regionale per sapere:
quale giudizio si dia dell’esito referendario sulle fusioni dello scorso 16 ottobre;
per quale motivo, invece di analizzare nel dettaglio tale esito referendario, ci si
appresta nuovamente a prendere in considerazioni ipotesi di fusioni e maxi-fusioni;
per quanto attiene lo studio di prefattibilità sopra citato, quali siano i costi dello stesso;
per quanto concerne l’ipotesi di fusione tra San Pietro in Casale, Galliera, Pieve di
Cento e Castello d’Argile, se esistano già studi di prefattibilità e fattibilità al riguardo
(in tal caso se ne richiede copia);
quali risultati abbia prodotto finora l’Osservatorio sulle fusioni e quali criticità si sono
evidenziate per i nuovi comuni nati da fusione;
se l’Osservatorio sulle Unioni abbia già cominciato a lavorare e con quali modalità;
se, alla luce dell’esito referendario del 16 ottobre, la Regione Emilia-Romagna non
intenda rivedere la normativa in fatto di riordino istituzionale, incentivando
maggiormente le Unioni in luogo delle fusioni e promuovendo l’utilizzo della
convenzione da parte di quei Comuni che ritengono non sufficientemente efficiente
restare all’interno di una Unione ma che siano obbligati o comunque avvantaggiati
nel gestire taluni servizi in forma associata;
se vi sono dati certi sul grado di efficientamento raggiunto dalle Unioni e se vi siano
dati sulla convenienza o meno dell’utilizzo, da parte dei Comuni, dello strumento della
convenzione. Galeazzo Bignami
Gruppo di Forza Italia,
premesso che
– il 16 ottobre u.s. si è svolto in 16 comuni della Regione il referendum consultivo in tema
di fusione per decidere se costituire, o meno, sei nuovi Comuni mediante fusione: il voto
ha coinvolto oltre 60mila cittadini;
– il si ha prevalso chiaramente solo per Mirabelle e Sant’Agostino nel ferrarese:
controverso l’esito nel riminese tra Mondaino, Montegridolfo e Saludecio (nei primi due
ha prevalso il si, nel terzo il no); il no ha prevalso nel piacentino dove tutti e cinque i
comuni interessati dal referendum hanno bocciato la proposta di fusione che avrebbe
dato vita a due comuni; nel bolognese il procedimento interessava Borgo Tossignano,
Fontanelice e Casalfiumanese (contrari i primi due, favorevole il terzo) e nel reggiano
erano coinvolti Campegine, Gattatico e Sant’Ilario d’Enza (no dai primi due, sì da
Sant’Ilario);
– a distanza di pochissimi giorni dall’esito referendario, il Partito democratico ha lanciato la
proposta di una maxi fusione tra cinque comuni dell’Unione Savena-ldice: Loiano,
Monghidoro, Monterenzio, Pianoro e Ozzano;
– tale progetto in realtà sarebbe ancora in embrione ma l’Unione dei cinque comuni
avrebbe commissionato uno studio di “prefattibilità” alla Regione per verificare lo stato
attuale della situazione e capire quale tipologia di fusione può essere possibile;
– tale analisi avrebbe già considerato le diverse possibilità di fusione all’interno dell’Unione:
fusione a cinque, fusioni separate delle due valli, fusioni tra Comuni a nord e Comuni a
sud, fusione senza Monghidoro, fusione senza Ozzano;
– è stato altresì annunciato che in primavera seguirà lo studio vero e proprio che prenderà
in esame due ipotesi di fusione e che si intende procedere a presentare istanza di fusione
entro dicembre 2017;
– è inoltre notizia recente che i circoli Pd di San Pietro in Casale, Galliera, Castello d’Argile
e Pieve di Cento avrebbero inviato un documento ai sindaci del loro territorio per chiedere
che venga avviato uno studio di fattibilità per la fusione tra i suddetti Comuni;
circolerebbero al riguardo già dei volantini a firma del Partito democratico, con il quale si
promuove “il grande paese” che dovrebbe nascere da questa fusione;
rilevato che
– una nuova accelerazione impressa ai processi di fusione non sembra coerente con i
risultati referendari del 16 ottobre u.s. che hanno evidenziato una sostanziale perplessità
dei cittadini nei confronti di procedimenti percepiti, probabilmente, come calati dall’alto;
– ad avviso del sottoscritto, più opportuno sarebbe stato potenziare il lavoro sulle Unioni
per capire come e in che modo renderle maggiormente efficienti; si ricorda che solo di
recente è stato istituito un osservatorio sulle Unioni e che, finora, il lavoro di monitoraggio
sulle stesse Unioni non sembrerebbe essere stato particolarmente efficace sotto il profilo
dell’individuazione di criticità e per la risoluzione delle stesse;
atteso che
– l’Osservatorio sulle fusioni, nato con il preciso intento di monitorare gli effetti delle fusioni
dei Comuni in Emilia-Romagna, finora sembrerebbe non aver prodotto risultati
soddisfacenti e non starebbe intervenendo per sanare problematiche e criticità nate a
seguito della fusione per esempio per il Comune di Valsamoggia o del neonato comune
di Alto Reno Terme (volendo citare due casi della Città metropolitana di Bologna);
compito di tale Osservatorio dovrebbe anche essere quello di “mettere in guardia” i
Comuni che intendono andare a fusione sulle difficoltà che certamente possono sorgere
nel periodo del post-fusione, puntando l’attenzione sul fatto che le fusioni sono processi
irreversibili e che andrebbero considerati con la massima cautela;
– per contro, invece, la linea politica della Regione Emilia-Romagna sembra essere quella
di incentivare le fusioni “a tutti i costi”: la LR 21/2012 considera infatti le fusioni quale
“massimo livello raggiungibile di riorganizzazione amministrativa” (art.3 c.3 lettera c),
mentre “incentiva la costituzione delle Unioni in luogo delle convenzioni”;
– proprio la convenzione viene lasciata all’ultimo posto della “classifica” senza considerarla
invece uno strumento immediato a disposizione di un Comune per gestire un qualsivoglia
servizio in forma associata senza dover necessariamente passare attraverso l’ingresso
in una Unione;
considerato che
– ad avviso del sottoscritto e per quanto in precedenza esposto, sarebbe opportuno che
l’Osservatorio sulle Unioni e l’Osservatorio sulle fusioni cominciassero a fornire dati
precisi sul livello di efficientamento raggiunto dalle Unioni da un lato e sul risparmio
effettivo conseguito attraverso le fusioni dall’altro, senza sottovalutare elementi di criticità
che ne derivano (ad esempio come cambia la dislocazione dei servizi sul territorio o
l’imposizione fiscale) e senza voler dettare una linea politica nettamente a favore delle
fusioni;INTERROGA
la Giunta regionale per sapere:
quale giudizio si dia dell’esito referendario sulle fusioni dello scorso 16 ottobre;
per quale motivo, invece di analizzare nel dettaglio tale esito referendario, ci si
appresta nuovamente a prendere in considerazioni ipotesi di fusioni e maxi-fusioni;
per quanto attiene lo studio di prefattibilità sopra citato, quali siano i costi dello stesso;
per quanto concerne l’ipotesi di fusione tra San Pietro in Casale, Galliera, Pieve di
Cento e Castello d’Argile, se esistano già studi di prefattibilità e fattibilità al riguardo
(in tal caso se ne richiede copia);
quali risultati abbia prodotto finora l’Osservatorio sulle fusioni e quali criticità si sono
evidenziate per i nuovi comuni nati da fusione;
se l’Osservatorio sulle Unioni abbia già cominciato a lavorare e con quali modalità;
se, alla luce dell’esito referendario del 16 ottobre, la Regione Emilia-Romagna non
intenda rivedere la normativa in fatto di riordino istituzionale, incentivando
maggiormente le Unioni in luogo delle fusioni e promuovendo l’utilizzo della
convenzione da parte di quei Comuni che ritengono non sufficientemente efficiente
restare all’interno di una Unione ma che siano obbligati o comunque avvantaggiati
nel gestire taluni servizi in forma associata;
se vi sono dati certi sul grado di efficientamento raggiunto dalle Unioni e se vi siano
dati sulla convenienza o meno dell’utilizzo, da parte dei Comuni, dello strumento della
convenzione. Galeazzo Bignami
Documento originale in pdf; OGAL2016059483 (1)