IL RITRATTO FOTOGRAFICO: OGGI E DOMANI
Devo confessarlo: ho una grande passione per il ritratto fotografico.
Ovviamente non è l’atto in sé a piacermi, ma le conseguenze che se ne traggono. Cos’è un ritratto?
Spesso vengono chiamati in causa risvolti psicologici (utili, per carità) o anche pittorici (per via della storia), ma oggi la situazione è diversa. Pubblicità, media, TV, WEB, sono tutti fattori che hanno semplificato, forse troppo, l’approccio all’immagine, anche se non strettamente alla fotografia.
Quest’ultima si occupa anche di tempo, di momenti, di eventi che accadono dai quali, responsabilmente, vogliamo lasciare memoria storica, per chi guarderà. E allora torno alla domanda: cos’è un ritratto oggi?
Un incontro, nulla più; peraltro dedicato ad altri, al prossimo: dove cioè gli interpreti (chi scatta e chi sta dall’altra parte) dedicano quel momento a chi vorrà e potrà guardare.
Per rafforzare quanto dico, vorrei prendere ad esempio l’ultimo libro pubblicato: “Una valle, i luoghi, la gente”. “Impressioni fotografiche”.
C’è molto del ritratto, in quel volume: come ricerca e alla stregua di una testimonianza. Io non desidero giudicare il valore dell’opera, il tempo potrà farlo meglio di me; certo è che in futuro si potrà attingere lì per sapere chi eravamo, cosa facevamo, come vivevamo.
Ritratto come incontro, quindi, da proiettare al futuro. Va comunque considerata una valenza odierna, attuale.
Una bella fotografia può essere regalata, conservata, catalogata, o addirittura messa in un cassetto. Comunque vada, il suo valore intrinseco è enorme e spesso lo misconosciamo. Il nostro volto, abbinato o meno all’habitat che frequentiamo, parla di noi, della nostra vita, della storia che ci appartiene e che possiamo dedicare al prossimo.
Questo per dire che quello scatto non è solo (e forse neanche) un esercizio di estetica. I “selfie” ci hanno un po’ traviato in questo, senza comprendere però che lì a vincere è lo sfondo, la circostanza, di certo non il soggetto che lo interpreta.
E allora affidiamoci al ritratto: facciamolo singolarmente e anche come nucleo di persone. Si possono ritrarre famiglie, gruppi di lavoro, amici, soci di circoli, bambini, adulti, anziani, scolaresche.
E poi: in studio, ma anche nei luoghi abituali di frequentazione. Penso addirittura ai corsi di formazione: lì una fotografia “prima e dopo” farebbe comprendere tante cose, dei singoli individui.
Questa lunga dissertazione (scusate) è anche un invito: non nascondiamoci. Dobbiamo fare in modo che della vita (nostra e altrui) rimanga traccia nella memoria. Si tratta anche di un atto di responsabilità.
Come Foto Ottica Marchi, da febbraio e fino a settembre, ci occuperemo delle famiglie.
Chiederemo di poterle ritrarre e accetteremo proposte. Gli scatti potranno essere eseguiti in studio (per un posato) o anche nei luoghi dove il nucleo vive o lavora.
Le fotografie faranno parte di un progetto, cui certamente seguiranno iniziative editoriali.
Seguiteci nelle prossime news. Grazie.
Luciano Marchi
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