Una grande opera: l’ospedale di Vergato nato da una società carnevalesca
2017/03/21, Vergato – Una grande opera: l’ospedale.
Dalla sua prima idea (1870) alla sua inaugurazione (27 agosto 1916) e i suoi artefici: D. Carboni, Q. Romagnoli e i fratelli Umberto ed Emanuele Monari
L’ospedale di Vergato è il risultato dell’impegno civile, umanitario durato moltissimi anni, e più di uomini illustri vergatesi tra i quali Davide Carboni, Quintilio Alberico Romagnoli, i fratelli Umberto ed Emanuele Monari e di molti altri, modesti ma non meno generosi.
Inizia la sua attività sanitaria ospitaliera il giorno dopo la sua inaugurazione, avvenuta il 27 agosto 1916, in piena guerra, con discorsi, fanfara militare, scoprimento di lapide, in una cornice festosa di popolo che per un momento attenua il pensiero angoscioso del fronte.
L’ingegnere Emanuele Monari, fratello del professore Umberto, figli di Luciano, tutti vergatesi, traccia in una relazione scritta nel 1900 una breve cronistoria dell’ospedale, o dell’idea dell’ospedale, fino a quell’anno. E assai interessante per conoscere anche altri aspetti della vita vergatese tra l’Otto e il Novecento.
La Relazione rileva che la prima idea di costruire un ospedale nacque, attorno agli anni 70 del secolo scorso, a Vergato, all’interno di una società carnevalesca, «la Castellata», che a questo scopo pensava di utilizzare i proventi di pubblici divertimenti, idea, in verità, generosa ma ingenua, se si considerano i grossi capitali necessari per tale impresa,duemila lire.
(8) Legazione, Atti riservati, anno 1857.
La società si sciolse dopo alcuni anni, ma per ricostituirsi come «Comitato permanente di beneficenza» che pensò alla costruzione dello stabile da destinarsi ad ospedale. Davide Carboni, già membro della «Castellata» e poi del Comitato, lascia (9) nel 1888 il suo patrimonio al civico ospedale allora in costruzione e fonda l’Opera pia Spedale costituita in ente morale nel 1896 e affida l’amministrazione del patrimonio alla Congregazione di Carità con l’obbligo che dalle rendite fossero annualmente estratte 880 lire per doti a ragazze povere della parrocchia e che le rimanenti fossero spese per il mantenimento di malati poveri nel futuro ospedale.
Nel 1897, poiché il funzionamento dell’ospedale, nonostante alcuni lasciti (Raffaele Fanelli, avv. Antonio Pasi…) non era possibile per insufficienza di fondi, la Congregazione di Carità arredò due locali nell’ospedale stesso da servire da infermeria, l’uno per le visite mediche e medicazione degli infermi ambulanti e l’altro per sala di operazioni.
Ma l’ospedale non entra in funzione, come si è visto, che nel 1916 dopo una notevole elargizione del tenente colonnello Quintiliano Alberico Romagnoli (lo).
Il professore Umberto Monari
L’ospedale, sorto per la generosità dei ricordati Davide Carboni e Quintiliano Alberico Romagnoli e di altri, non sarebbe vissuto senza il prestigio e la generosità di Umberto Monari (1862-1935) figlio di Luciano (primo sindaco di Vergato del periodo unitario), ed illustre medico chirurgo, professore dell’università di Bologna, primario dell’ospedale Maggiore, che concesse all’ospedale l’opera sua illuminata e sapiente di consulente medico chirurgo. L’anno successivo all’inaugurazione, lo stesso professore Monari e il fratello ingegnere Emanuele regalano tutti i costosi strumenti per la sala operatoria.
Morto nel 1917 (22 luglio) l’ing. Emanuele, già sindaco di Vergato e presidente della Congregazione di Carità e autore della Relazione da noi sunteggiata, il fratello Umberto per onorarne la memoria costituisce la «Fondazione ing. Emanuele Monari» (rogito Giuseppe Marani, 31 dic. 1918) eretta in ente morale nel 1918 (26 sett.) versando 20.000 lire elevate poi a 50 allo scopo di mantenere un medico chirurgo.
Dopo pochi anni l’ospedale risultò insufficiente per spazi e servizi e nuovi ambulatori sicché l’ing. Giuseppe Melani, su richiesta della Congregazione, presentò ben tre progetti, uno nel 1923 e gli altri due nel 1929; l’ultimo, redatto su indicazione del prof. Monari e con la collaborazione del geometra Mario Cristiani, prevedeva l’ampliamento della fabbrica, modifica di varie stanze, costruzione dei servizi igienici sanitari, allora insufficienti o mancanti, abbassamento del piano della strada per le Fornaci che costeggiava il muro di cinta, spostamento a maggiore distanza della cappellina mortuaria…
A Vergato, prima di quell’infermeria cui si è accennato, non c’era nulla che potesse avere una qualche simile funzione. Nel 1809 un soldato del distaccamento comandato dal Sauvage, caduto ammalato di febbre maligna, non trovò altro luogo di ricovero che l’osteria del Montone dove rimase un mese e nel 1863 l’amministrazione ferroviaria, per alloggiare gli ammalati o i feriti dei suoi lavoranti alla strada ferrata, contrattò una stanza in una casa a l’Ospitale (che non ha niente a che fare con infermerie o ospedali).
(9) Rog. Pradella, 5 ott. 1888, pubblicato aprile 1890.
(10) Rog. Dassi o Passi, 3 luglio 1914 pubblicato il 14 sett. 1915. Secondo la «Relazione della Commissione d’inchiesta sull’Azienda comunale di Vergato nominata dal circolo socialista il 2 aprile 1910», Vergato non solo non ha un ospedale per il ricovero degli infermi poveri, ma nemmeno un luogo qualsiasi di soccorso, nemmeno una stanza di ricovero provvisorio, nemmeno una sala di medicazione.
Ricerca di Alfredo Marchi
da; Vergato – Paolo Guidotti Centro politico e di osservazione della montagna bolognese dal Medio Evo all’Unità d’Italia
edito da; Comune di Vergato e Cassa Rurale e Artigiana di Vergato pag.143 -144 – 145