Umberto Bernardi – Il carnevale e i burattini nel primo dopoguerra a Vergato

2017/10/24, Vergato – …. seguito dell’articolo precedente…Il carnevale e i burattini nel primo dopoguerra a Vergato.

Alessandro Cervellati, pittore, illustratore, storico di cose bolognesi e di varie forme di spettacolo, scrive, in un suo volume, molte osservazioni dolenti e puntuali sulle miserie in cui Bologna fu ridotta dagli eventi della seconda guerra mondiale, poi dà conto anche delle rinate speranze e, fra l’altro, osserva un “particolare fenomeno, sfuggito a molti, fu rappresentato da un espressione gentile: in moltissime case bolognesi diroccate e poverissime, fecero bella mostra di sé numerose piante di fiori, su giardinetti di fortuna, sistemati in vecchie casseruole o in casse sgangherate. Erano il simbolo di una speranza ottimista e poetica sopravvissuta a tanto orrore, a tante esperienze degradanti e avvilenti nei confronti della dignità umana. Qualcosa di simile abbiamo pure provato vedendo, pochi giorni dopo la liberazione, in piazza De Marchi, eretto un casotto dei burattini contornato da un pubblico numeroso di bimbi e adulti: si dava una delle produzioni più semplici e briose del repertorio cuccoliano, Fagiolino barbiere dei morti. E grandi e piccini ridevano con confidente trasporto, come se l’atroce esperienza degli anni di guerra non avesse avuto la possibilità di estirpare dal loro essere una innocente, serena e incantata visione della vita.” (…)

Una cosa simile accadde anche a Vergato, abbandonata e distrutta dai bombardamenti, dopo la fine del conflitto, comincia a ripopolarsi, la gente ritorna nelle poche case ancora in piedi, si riaprono le prime attività commerciali una delle prime attività rimesse in piedi fù quella di mio nonno.

Quasi subito ricompare, anche a Vergato, il casotto dei burattini, forse perchè in quel momento era la forma di teatro più semplice da poter allestire tra le macerie. Contemporaneamete rinasce anche il carnevale, con le prime società carnevalesche libere dai temi imposti dal fascismo, ritrovano la satira che da sempre ha caratterizzato il carnevale di Vergato.

I temi dei carri sono quelli che i cittadini sentono più vicini, la ricostruzione fù proprio uno degli argomenti da portare in piazza. Dove ricostriamo la chiesa distrutta, e il comune come lo rifacciamo? La società Blanco e Nigro con i pochi mezzi di allora, costruì una chiesa e un comune di cartone e cartapesta, che venivano continuamente spostati da una parte all’altra del paese.

Il comune lo mettiamo qua, la chiesa la mettiamo là, e visto che non c’era gettito buttarono dal comune di catapesta delle penne di gallina, subito il pubblico interpretò la cosa, come se quelle penne fossero le parole al vento dei politici di allora.

Anche i burattini ci misero della loro, da un copione dattiloscritto intitolato “I due cantastorie”, scritto a due mani da Egisto e Peppone (Bernardi Giuseppe), raccontano con la loro ironia, di una Vergato ancora da ricostruire dove manca l’illuminazione, la chiesa ancora distrutta, le strade piene di buche, la mancanza dell’asilo e delle piccole cose, come la buca delle lettere vengono messe in satira da Fagiolino e Sganapino, Sandrone e la Polonia, intramezzati da canzonette in voga allora “E arrivata la bufera è arrivato il temporale” “Avanti in drè, avanti in drè che bel divertimento” “ Siamo i pompieri di Vargà (di Vigiù). Accompagnati dalla chitarra di mio padre, ci raccontano di una Vergato che aveva la voglia di dimenticare gli anni terribili della guerra.

Sganapino racconta: “Sai Fagiolino cosa mi è capitato l’alta sera, nel girare mi sono inzuccato in un signore che a sua qualvolta al si era inzuccato contro un eter sgnori, il quale aveva inzamplato contro una bizicletta, la quale aveva ciapato contro una automobile, la quale era cascata in una busa”.

Faggiolino gli domanda quale fosse causa.

Sganapino risponde cantando: “Era una notte nera, nera, nera. Era una notte nera senza un lampion”.

Un appello rivolto all’amministrazione comunale.

Fagiolino dice: “Paga, paga cittadino con il borsellino se ben ce l’hai”.

Continua la Polonia: “Paga fino all’ultimo quattrino così pensieri non avrai”.

Sganapino utilizzando la melodia di “Papaveri e papere” canta: “I contributi sono alti, alti, alti. Le entrate piccoline, le entrate piccoline, però il comune povero si deve rialzar e tu che sei piccino le tasse hai da pagar”.

Il coro termina: “Siam vecchi pappagalli maldicenti e diciam spesso la verità”.

(il testo iniziale è tratto da “Faggiolino barbiere dei morti ovvero le tristi viscere di Bologna”. Di Antonio Faeti)

Umberto Bernardi

 

 

 

 

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella privacy policy.<br>Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera,<br>acconsenti all'uso dei cookie.<br> Maggiori informazioni

Dati personali raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi

  • Statistica - Wordpress Stat
    Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
La privacy policy completa può essere consultata alla pagina dedicata.

Chiudi