Riflettori puntati sul pubblico – Una necessità sportiva all’insegna del rispetto e dell’educazione

2019/02/03, Vergato – Riflettori puntati sul pubblico – Una necessità sportiva all’insegna del rispetto e dell’educazione.

Da un punto di vista generale potremmo indicare come pubblico un qualsiasi insieme di persone che assistono ad un evento. Tecnicamente parlando invece, possiamo definire pubblico l’insieme delle persone attualmente o potenzialmente partecipi o presenti. Alcuni di questi incoraggiano una squadra, altri sostengono quella avversaria, altri ancora invece presenziano senza esprimere preferenze.

Oggi affrontiamo il tema della tifoseria/del pubblico, legato allo sport e al basket in questo caso, spesso sottovalutato e considerato come l’ultima ruota del carro.

Il ruolo che svolgono i tifosi (pubblico prettamente sportivo) durante una gara assume un significato enorme, necessario, fondamentale.

Urla, gioie, sofferenza, esultanze e sorrisi sono i primissimi ingredienti che emergono quando ci riferiamo al tifo nella sua forma più pura.

Pensiamo per esempio ad un nonno che accompagna il nipotino a vedere una partita, un bambino che magari esulta al canestro del proprio beniamino, a genitori che si abbracciano per il proprio figlio che per la prima volta nella sua tenera età gioca una partita, ad un ragazzo che si emoziona perché la sua compagna ha appena realizzato il canestro della vittoria.

Questi sono solo alcuni piccoli esempi di tifoseria e la profondità e la bellezza di queste situazioni e di questi gesti spontanei la possiamo riscontrare in qualsiasi palestra di città, di provincia, di montagna, ovunque.

Il tutto condito da una grande passione di fondo, amore per lo sport, civiltà e unione.

Civiltà, esatto. Civiltà perché leggiamo spesso di spiacevoli eventi riguardanti tifosi maleducati, gente che insulta, persone che scatenano confusione inutilmente, a volte per fischiate non approvate, a volte per il solo gusto di recare danno.

Ho assistito personalmente a tante partite in questi miei vent’anni d’età in diversi ruoli e mi è capitato spesso di ascoltare genitori offendere e insultare sia giocatori avversari, sia i propri figli. Noi adulti dobbiamo essere i primi a mostrare rispetto per poi poterlo pretendere indietro. Noi adulti dobbiamo essere un buon e valido esempio per i giovani.

Quando decidiamo di assistere ad una partita dal vivo, che siano scoiattolini, under 15 Èlite o perfino Lega A1, impariamo a goderci il momento, l’euforia della gara, assaporiamo ogni secondo che passiamo insieme ai nostri figli, nipoti, amici e fidanzati.

Trasmettiamo vicinanza alla squadra che da lì a poco inizierà la partita, incitiamola, esultiamo con lei, saltiamo, suoniamo, abbracciamoci e sorridiamo.

Evitiamo categoricamente le offese e gli insulti a qualsiasi avversario o compagno e gli attacchi per esempio ad un arbitro per un fischio, giusto o sbagliato che sia. Il tifoso deve rimanere tale.

Durante una partita ognuno ha un suo ruolo specifico. Vi sono coloro che giocano, coloro che allenano, coloro che dirigono e ovviamente coloro che tifano.

Cari genitori, vi sembrerà strano ma esiste anche una figura speciale nello sport, quella dell’allenatore. Chi meglio di lui può dare i giusti consigli per il bene di vostro figlio o vostra figlia? Siamo davvero certi che urlando dagli spalti ad un bambino “tirapassa...palleggia…” state facendo a lui del bene? Siamo noi che dobbiamo insegnare lo sport ai nostri ragazzi o magari conviene che venga fatto da una persona studiata e preparata per farlo? Penso personalmente che questo compito spetti all`istruttore, quindi lasciamo fare a lui il proprio lavoro.

Si sente dire spesso che il pubblico sia il sesto uomo nel basket (nel calcio per esempio viene considerato come il dodicesimo). Ed è davvero così, in quanto i giocatori tendono a rendere meglio quando vengono incitati e supportati da persone esterne che sono giunte in palestra solo per loro.

A Vergato per esempio capita spesso e volentieri a tutte le squadre di casa di giocare davanti a centinaia di tifosi (come in foto), partendo dalla categoria scoiattoli (dai 2010 in su, n.d.r.) al Magic Alto Reno, squadra di prima divisione.

Ciò rappresenta certamente una sensazione magnifica che carica tutto l’ambiente, a partire dalla società, passando poi per gli allenatori e giungendo ovviamente ai ragazzi che giocano. È gratificante sapere che il proprio paese, grande o piccolo che sia, si stringa attorno alla squadra per una partita, sia che si tratti di una sfida play-off, sia che si tratti di un’amichevole.

I giocatori risentono il bisogno dei loro tifosi, l’ambiente sportivo in sé ne ha bisogno, soprattutto per un paesino di montagna come Vergato.

Cari tifosi, godetevi allora le partite, guardatele con persone speciali per voi e respirate lo sport, respirate un’atmosfera diversa dal quotidiano che vi distragga per qualche ora dal lavoro, da problemi, da qualsiasi cosa, un’atmosfera che vi regalerà tanto.

E quando i vostri figli vi chiederanno di andare a tifare un amichetto o un’amichetta, non impedite loro questa semplice e innocente richiesta.  Anzi, andate assieme a loro fieri, emozionati e felici, perché come voi, hanno bisogno di percepire quell’atmosfera elettrizzante che solo lo sport può regalare, hanno bisogno di provare certe emozioni, o più semplicemente vorrebbero veder giocare un caro amico.

Tutti siamo tifosi. Tutti abbiamo bisogno di essere tifati e incoraggiati, anche in piccole cose, nello sport e nella vita. Tutti noi possiamo tifare, ma sempre nel rispetto più totale di chi abbiamo davanti. Lo sport dev’essere un grande strumento di integrazione, unione e aggregazione, non un tramite di discriminazione, odio e violenza. Lo sport insegna e aiuta a crescere, lo sport in tutte le sue sfaccettature fornisce esempi ai giovani e ai bambini. Se vogliamo costruire un mondo migliore, un mondo sano, un mondo “pulito”, dobbiamo necessariamente partire da queste piccole grandi cose, nello sport e in qualsiasi altro evento che la vita ci pone davanti. Il nostro tifo principale deve essere rivolto ai bambini, ai più giovani, alle nuove generazioni, ai più piccoli, affinché crescano nel rispetto delle regole e nei confronti degli altri. Senza dimenticarci che prima di tutto siamo i più sinceri tifosi dei nostri figli, i primi e a volte gli unici a credere in loro. Infine oltre l’aspetto del tifoso, siamo sempre persone, esseri umani, padri o madri di famiglia, fratelli o sorelle, tutti così uguali e tutti così diversi. Ma tutto ciò rappresenta l’enorme bellezza e vastità che il nostro mondo ci ha offerto.

A cura di Roberto Giusti

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