Racconta la Rita – Stà zétt …. che s’è smurzà la lús!!!
2019/11/20, Vergato – I racconti della Rita;
Stà zétt …. che s’è smurzà la lús!!!
Questa esortazione, oltre ad averla sentita infinite volte da parte dei tuoi genitori quando ti volevano indurre a dormire e tu non ne avevi proprio voglia, la si udiva bisbigliare in più punti della sala cinematografica nel momento magico, denso di aspettative, in cui si dava inizio alla proiezione del film.
Tutte le volte che in tv ritrasmettono il, per me, bellissimo film di Giuseppe Tornatore “Nuovo Cinema Paradiso” non perdo l’occasione di rivederlo. L’abilità del regista di ricreare e fare rivivere l’atmosfera coinvolgente che si viveva nelle sale cinematografiche mi fanno ripensare a quello che ha rappresentato per me l’”andare al cine” alla fine degli anni sessanta, quando avevo circa una decina di anni.
Il cinema rappresentava allora una grande attrattiva di divertimento per tutti: grandi e piccoli. A casa i pochi che avevano la televisione potevano contare sulla visione in bianco e nero di uno massimo due canali, non esistevano mega schermi TV che assicuravano le performance di visione ed audio di oggi, né collegamenti satellitari, né Sky Cinema… quindi il grande schermo garantiva un piacere che poteva essere goduto solo ed esclusivamente lì.
Allora a Vergato la sala cinematografica era sempre la stessa di oggi… direi un poco più scomode le sedute di legno, ma a quei tempi chi ci faceva caso. Le proiezioni non erano limitate solo nel week-end, ma, se ricordo bene, anche nelle sere di alcuni giorni infrasettimanali. La domenica poi la proiezione era continuativa dalle due e mezza fino a tardi serata. Il solito gruppo di volontari di fiducia della Parrocchia gestivano le diverse attività: vendita biglietti, sorveglianza, proiezione…ve li ricordate??
Io ricordo i numerosi fratelli Marchi, Toni Masina a staccare la matrice, Gardenghi ad accompagnare al posto le persone con la pila quando la luce era già spenta, Cantieri Tonino che non si vedeva mai perché era quello che proiettava il film e che di domenica diventava uno stacanovista perché praticamente non si muoveva più dalla cabina fino a notte.
Noi cinni al cinema si andava, quando naturalmente ci davano i soldi per il biglietto, la domenica.
Ci si organizzava con le amiche di solito alla mattina dopo la Messa, i cellulari non esistevano ancora e nemmeno tanti telefoni in casa, però direi che non abbiamo mai ciccato un appuntamento.
Nel primo pomeriggio ci vestivamo con il vestito della festa, sì perché allora c’era il vestito di tutti i giorni e quello propriamente chiamato “della domenica”, ci si trovava nel luogo fissato per l’incontro e tutte assieme andavamo al cinema direi sempre con un anticipo infernale, pagavamo il biglietto, circa 100 lire ed entravamo nella sala ancora vuota. La scelta del posto era sempre un aspetto che richiedeva una lunga e ponderata decisione: davanti? Indietro? Vicino al corridoio? In mezzo? Chissà perché poi la posizione nel corso del tempo diventava direttamente proporzionale all’età: più eri piccolo, più sceglievi un posto vicino allo schermo, più grande diventavi, più ti allontanavi. Nell’allegro e coinvolgente periodo dei “filarini” poi la scelta era d’obbligo, il posto diventava quello più defilato e nascosto, magari dietro alla colonna, dove era più facile scambiarsi qualche bacetto senza attirare troppo l’attenzione. A dieci anni o giù di lì era ed è ancora troppo presto per i filarini, quindi si optava per un posto collocato non proprio davanti dove c’erano i cinni piccoli, ma nemmeno tanto indietro dove sedevano i “matusa”, si sperava sempre che davanti non si sedesse un adulto alto altrimenti saresti stata costretta per tutta la durata del film a spostare la testa da una parte all’altra secondo i movimenti dell’altro.
Una volta sedute aspettavamo con impazienza l’inizio del film ed intanto guardavamo chi entrava spettegolando un po’.
Quali erano i film che attraevano particolarmente noi ragazzine in quel periodo? Direi i mitici “musicarelli” specialmente quelli in cui i protagonisti erano Gianni Morandi e Laura Efrikian: “In ginocchio da te, Non son degno di te, Se non avessi più te, Chimera”…. caratterizzati tutti più o meno dalla stessa trama, con lo stesso finale, interpretati dallo stesso cast di attori, ma con il potere di tenerci ancorate alla sedia ad ascoltare le bellissime canzoni dedicate da Gianni a Laura.
A quell’età trovavo divertenti anche i film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, mentre non apprezzavo ancora polizieschi e film denuncia, anche se la filmografia di quegli anni è stata particolarmente ricca con registi del calibro di Damiani, Pasolini, Fellini.
Adoravo invece i western di Sergio Leone: “Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, Il bello, il brutto e il cattivo, C’era una volta il West” con le bellissime colonne sonore di Morricone, ho pianto fiumi di lacrime nel vedere Incompreso e guardato incantata gli effetti speciali di Mary Poppins di Walt Disney.
Il momento cruciale del pomeriggio al cinema era poi quello dell’intervallo tra il primo e secondo tempo, al riaccendersi della luce un plotone di cinni si alzava in piedi e correndo dove si precipitavano? Al banchetto dei “passatempi” gestito dai coniugi Abatucci, ma vi ricordate la moglie? Una signora robusta, vestita sempre con un grembiule nero, con i capelli talmente tirati in un puppino sopra la testa da renderle quasi gli occhi a mandorla, serissima distribuiva nei pochi minuti di intervallo ad una schiera di bambini e adulti vocianti brustulini nei sacchettini con sopra lo scudetto del Bologna, lupini, arachidi, liquirizie, caramelle gommose sciolte e in stick (Charms e Sanagola), cicles, lecca lecca, aranciate e gazzose, stando attentissima alle eventuali mani leste e ai resti da dare.
Facevi una scelta oculata di quello che potevi comperare con il resto delle poche decine di lire che ti rimanevano in tasca e tornavi velocemente a posto a goderti il secondo tempo cercando di fare durare il più lungo possibile quelle leccornie per la restante durata del film.
Se il film non incontrava il particolare interesse da parte della platea più giovane, allora come ora, dalle prime file in un crescendo di rumore si alzava il solito schiamazzo di risatine e grida. Allora vedevi arrivare veloce nel corridoio Beppe Gardenghi che illuminava con la pila il gruppo di scalmanati e minacciando punizioni riportava il silenzio, la seconda volta non c’era appello, il responsabile veniva preso e portato fuori senza tanta remissione, naturalmente nessuno si andava a lamentare a casa per non incorrere in ulteriori e più pesanti castighi.
Come già ricordato all’inizio, la domenica lo spettacolo era continuato e spesso e volentieri se il film ci era particolarmente piaciuto io e la mia amica Flaminia rimanevamo anche per il secondo spettacolo intanto il biglietto di entrata valeva sempre, verso le sette di sera tornavamo di corsa a casa, trovando già apparecchiato per la cena con la mamma brontolante per il ritardo e senza voglia di mangiare per la testa rintronata per il tanto tempo trascorso al buio e con la bocca arsa dal sale per i troppi brustolini mangiati.
Il periodo più bello per andare al cinema però era quello estivo, all’arena all’aperto su quelle durissime poltroncine di metallo cigolanti, in quelle calde serate estive, con i pipistrelli svolazzanti nella luce della proiezione che attirava gli insetti, ti godevi la pellicola succhiando ghiaccioli all’amarena sperando di trovare scritto due volte “pini” così ne vincevi un altro e augurandoti, se all’improvviso vedevi nel cielo il bagliore di un lampo lontano, che non iniziasse a piovere prima della fine del film, ma poco male se accadeva, ci si spostava nella sala chiusa e passato il tempo necessario a rimontare la pellicola il film ripredeva dall’interruzione.
E’ da diverso tempo che non vado a vedere un film in una sala cinematografica: impegni famigliari, tempi risicati e confesso un pochino di pigrizia ad uscire alla sera hanno fatto sì che ho perso questa abitudine.
Guardare un film alla TV, anche in quelle di ultimissima generazione, non è la stessa cosa: il cinema riesce con la sua atmosfera a coinvolgerti calandoti in una dimensione ovattata di spazio e tempo dove esisti solo tu e la storia che sta vivendo sullo schermo ed dentro alla quale all’improvviso diventi protagonista.
Il grande regista Ingmar Bergman diceva: “Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima”.