Don Giuseppe Ferretti – Dialoghi; Siracide CAP. 3 versetti 10 – 16 Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia…

2020/03/18, Vergato – Appuntamento con don Giuseppe Ferretti e il suo gruppo che si occupa di leggere e meditare la Sacra Scrittura in particolare il libro del SIRACIDE.

I “dialoghi” pubblicati ora si riferiscono al 2011 mentre gli incontri di quest’anno tenuti fino a poche settimane fa sono sospesi fino a data da destinarsi.

SIRACIDE – Siracide CAP. 3 versetti 10 – 16 

Martedì 06/12/2011

10Non vantarti del disonore di tuo padre,
perché il disonore del padre non è gloria per te;
11la gloria di un uomo dipende dall’onore di suo padre,
vergogna per i figli è una madre nel disonore.
12Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,
non contristarlo durante la sua vita.
13Sii indulgente, anche se perde il senno,
e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore.
14L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata,
otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa.
15Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te,
come brina al calore si scioglieranno i tuoi peccati.
16Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore,
chi insulta sua madre è maledetto dal Signore.

Don Giuseppe Ferretti
Don Giuseppe Ferretti

Non vantarti del disonore di tuo padre perché il disonore del padre non è gloria per te; la gloria di un uomo dipende dall’onore di suo padre, vergogna per i figli è una madre nel disonore.

Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Sii indulgente, anche se perde il senno, e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore. L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa. Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te, come brina al calore si scioglieranno i tuoi peccati. Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore, chi insulta sua madre è maledetto dal Signore.

Francesca:Il passo Deuteronomio 23, 1-25 parla di coloro che sono esclusi dalla comunità, quindi emarginati, privi della gioia umana. Qui ai vv. 11,12 parla di genitori disonorati e questo disagio coinvolge anche i figli perché la gloria dell’uomo è legata all’onore del padre. E subito torna il dovere dei figli verso i genitori. Vv 12-13 “Soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita, sii indulgente anche se perde il senno”. E come in precedenza il Signore promette la sua ricompensa, cioè si ricorderà di lui nel momento della sua tribolazione e per lui fa un gran prodigio “Come la brina al calore si scioglieranno i tuoi peccati”, cioè il Signore come fa con la brina così farà anche per lui e questo supera la gioia umana. Poi poiché non sia dimenticato il dovere di onorare i genitori il Signore l’ha sigillato con un comando (DT 5,16) “Onora tuo padre e tua madre come il Signore tuo Dio ti ha comandato”. Questo segna la rivelazione del decalogo, le dieci parole, i dieci comandamenti dati da Dio a Mosè sul Monte Sinai. Poi il v. 16 condanna colui che abbandona il padre perché agli occhi del Signore è come un bestemmiatore; chi insulta la madre è maledetto dal Signore. Nei Vangeli la maledizione del Signore è un guaio! Matteo e Marco mettono in luce che i farisei erano molto abili nell’annullare la parola di Dio con le loro tradizioni umane (Mt Cap 7 v 9); abbiamo letto: “Questo popolo mi onora con la bocca, ma il suo cuore è lontano da me, invano mi rendono culto insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.

???????: A me ha colpito come il Signore si ponga in mezzo ai rapporti delle persone, in modo particolare nei rapporti dei componenti della famiglia: si può fare il bene o fare il male nel rapporto coi genitori, coi figli; quello con la madre può avere delle ripercussioni psicologiche, sociologiche, non so, certo è che qua sottolinea come ci sia un rapporto di grazia in tutto questo, cioè nei rapporti delle persone, tra le persone, in modo particolare il Signore si pone tra i familiari, perché poi dice “L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata” probabilmente anche dal padre, ma principalmente non sarà dimenticata da Dio, tanto è vero che poco sotto dice: “Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te, e quindi come brina al calore si scioglieranno i tuoi peccati”, cioè Dio perdona i tuoi peccati, quindi Dio si pone nel rapporto tra le persone e quello che noi facciamo tra di noi, in particolare nella famiglia, ha una ricaduta di grazia enorme, quindi non è solo bello, e importante dal punto di vista dai rapporti delle persone, ma ha una valenza religiosa grandissima: il Signore ricompenserà, fa crescere la casa, garantisce la casa, in un certo senso, con questa bellezza e giustizia dei rapporti tra le persone. Mi ha colpito molto questo fatto, molto, come grazia che poi ricade su chi si comporta bene

Mirella : Secondo me perché presume che tutto sia fatto con amore, solo quello cancella il peccato, perché senza l’amore nessun rapporto è buono; secondo me sottintende questo fatto tra genitori e figli, tra figli e genitori deve esserci questo sentimento che valorizza il rapporto che poi deve esserci con Dio; è amore, così dice Giovanni.

Don Giuseppe: Mi collego a quanto avete detto e riprendo i versetti ad uno ad uno in modo da completare le vostre annotazioni. Non vantarti del disonore di tuo padre perché il disonore del padre non è gloria per te. Gloriarsi del disonore di un altro è una cosa vile in generale, prendere in giro, umiliare un altro per le sue debolezze, per questo o per altro è una cosa vile perché uno si fa grande in rapporto alla debolezza altrui, quindi si misura in modo ignobile con l’altro, questo è tanto più vero quando un figlio si vuole confrontare coi suoi genitori e nel confronto fa cadere su di loro il disprezzo perché dice loro in questo voi non siete capaci, in quell’altro siete così e questo è gravissimo agli occhi del Signore. Perché è inesorabile questo disonore, dice appunto il testo sacro nel versetto che segue, che continua la gloria di un uomo dipende dall’onore di suo padre, vergogna per i figli è una madre nel disonore, quindi quello che i genitori sono nel loro intimo, non sono nei gesti e nelle parole che pure sono importanti, ma nella loro struttura intima di persona, di sentire, di pensare, di essere, lo trasmettono ai loro figli, quindi anche l’onore e il disonore. Per cui la trasmissione della vita è un fatto molto più complesso che il semplice atto generativo, la trasmissione è totale e coinvolge in questo sia genitori che figli, ecco perché il Signore è così presente nella famiglia, perché è, in ordine, il primo atto dell’essere, quindi della vicinanza a Dio;

scaturisce da Lui questo rapporto, anche se è l’ultimo in ordine di tempo, perché l’uomo è l’ultima creatura ad essere creata da Dio poi cessano le opere della creazione con il sesto giorno, tuttavia nel disegno suo è il primo perché qui si riflette l’immagine del Figlio suo e quindi la Sua stessa immagine, questo a livello di essere e quindi non è tanto una prassi che si instaura con delle modalità più o meno culturali, culturalmente valide, psicologicamente valide, studiate nelle dinamiche interne dei rapporti genitori e figli, quanto nell’impressione dell’essere padre, dell’essere madre, dell’essere figli che si instaura in questo rapporto l’immagine di Dio.

Qui è appunto un dato importantissimo, per cui questo legame strettissimo coinvolge l’esistenza dell’uno e dell’altro, cioè dei genitori e dei figli e questo pensiero che cosa richiede? Richiede che il rapporto sia redento e riscattato. Redento e riscattato da chi? Dall’unico redentore e Signore che è Gesù. Infatti Gesù ha voluto passare la maggior parte della sua vita in seno alla famiglia, trent’anni, quindi il suo iter terreno si è consumato massimamente all’interno del rapporto familiare nel quale Egli era soggetto ai suoi genitori e cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini vivendo quella vita comune, vivendo quel lavoro, vivendo quella realtà quotidiana proprio perché in questo si rifletteva massimamente il suo rapporto col padre, il rapporto del Padre con Lui e l’effusione dello Spirito Santo.

Per cui se noi non componiamo la famiglia in quest’ottica trinitaria, in questo disegno originante di Dio noi non possiamo cogliere le dimensioni della famiglia autenticamente cristiana, che non vuol dire la famiglia perfetta, senza difetti, che è prima in tutto, la famiglia che ha più figli, capite bene il mio discorso, Non sono qui a dare contro alle famiglie numerose, tutt’altro, ma a volte nella chiesa portiamo avanti dei modelli esteriori che sono sì bellissimi, importanti, ma che non tengono conto di premesse da cui certe famiglie devono partire, per cui non possono arrivare a quei livelli che sono elogiati e che sono sulla bocca di tutti.

C’è tutto un itinerario all’interno della famiglia per cui abbiamo questa composizione che ha il suo modello primo proprio nella famiglia di Nazareth. Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita Ora soccorri, accogli, stai vicino, ama tuo padre nella vecchiaia, quell’età che conosciamo tutti bene perché oggi è un età che suscita nel tipo di società che viviamo tante problematiche, fatiche, tensioni nelle famiglie come ben sappiamo, ma notiamo cosa dice il testo ebraico del Siracide:

“Sii forte nella gloria di tuo padre”. Il termine ebraico che corrisponde a vecchiaia nel termine greco è il termine gloria e non è tanto una sostituzione, quanto un’ottica diversa di vedere l’età senile: essa è gloria. Chi è abituato a dei modelli puramente esterni come la vigoria del corpo, la molteplice attività che spazia in tanti ambiti, l’essere sempre presi di corsa in tutto, le forze psichiche, intellettive, volitive, sente l’età senile tutt’altro che gloria, la sente come un dispregio, come qualcosa di inesorabile che non è gloria, invece la scrittura, per lo meno nel riecheggiare il testo ebraico sente che c’è gloria. Perché dice questo? Perché nella senilità e nella canizie del padre riluce la generazione, l’antichità di Dio, in modo che i figli, vedendo la canizie del padre, contemplino con Daniele l’antico dei giorni e la sua canizie (Daniele sette v. 9), che è la visione del Figlio dell’uomo :

“Ecco apparire l’antico dei giorni in cui i capelli erano simili a lana bianca”. Quindi la canizie e la senilità esprimono tutto quel mondo spirituale di ricchezza, di dignità, di signoria che oggi non è più accolto come principio fondante nella nostra società, per cui gli anziani sono quelli che reggono le singole società; anche noi nella Chiesa abbiamo il nome di presbiteri, quindi di anziani. Il nostro nome è quello, per indicare la nostra dignità in seno al popolo di Dio, siamo gli anziani, coloro che reggono le comunità in cui si articola la Chiesa, quindi il saper giungere a questa visione interiore che ci fa vedere nella vecchiaia queste immagine del padre, dell’antico dei giorni e onorare chi è anziano, questo è molto importante e dice:

“non contristarlo durante la sua vita”. Perché è una tentazione dei giovani disprezzare la debolezza degli anziani dal momento in cui essi si sentono forti e prestanti e quindi abbandonarlo. L’anziano perché deperisce? Perché è una pianta sradicata. Prendete l’olivo, prendete ogni pianta, sradicatela dal terreno, appassisce anche trapiantarla altrove svilisce,sfiorisce, ingiallisce; per cui una società che non educa al rispetto degli anziani e non si ritma sui bimbi e sugli anziani è una società destinata al fallimento perché si carica di una maledizione divina che la distrugge nelle sue radici. Questo è molto grave. Perché oggi Dio è dimenticato? Perché fa comodo, perché il sentirlo dentro nei rapporti non vuol dire sentirlo come un feticcio protettivo o colui che s’invoca nel momento della necessità e poi si fa quello che si vuole, vuol dire lasciarsi coinvolgere da Lui, dalla Sua parola, dalla Sua presenza, dal Suo essere il Creatore e l’originante di tutti e di tutto, quindi vuol dire un rapporto che implica un cambiamento costante di noi stessi. Questo rispetto e questo onore dice:

“Sii indulgente, anche se perde il senno, e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore Quindi quando nell’anziano, nel padre, nella madre deperisce la mente è un dramma per i figli perché non si trovano più a relazionarsi con quella persona nei modi con cui hanno vissuto sempre con lui, pertanto bisogna cambiare la propria realtà interiore per trovare nuove modalità di rapporto che sono faticose sì, ma sono molto feconde per lo spirito e questo anche in rapporto alle malattie che possono colpire purtroppo anche i più giovani. È una sapienza che bisogna di nuovo riscoprire perché dice il testo:

“Sii indulgente”, cioè poniti in rapporto a lui con molta comprensione, molta umiltà,. Pensiamo al fenomeno sempre più diffuso dell’alzheimer e di altre malattie che sconvolgono: non è tanto che noi cristiani siamo chiamati a trovare nuovi atteggiamenti psicologici e sociali, ma prima di tutto una relazione spirituale da persona a persona nello stato che si sta creando in quel momento a causa della malattia. L’indulgenza, dice Clemente di Alessandria, è migliore della punizione e quindi raccomanda di nuovo di evitare quella tentazione che abbiamo già visto in precedenza: non disprezzarlo mentre tu sei nel pieno vigore. Poi presenta il vantaggio di onorare il padre e la madre.. L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa. Ora questa opera buona, opera di misericordia verso il padre non sarà dimenticata da Dio stesso per cui otterrà il perdono dei peccati in quanto i peccati non saranno più accusati e non saranno più in ricordo davanti a Dio, ma ancora dice “rinnoverà la tua casa”, “ti sarà edificato”, cioè ti si costruirà la casa. Vuoi costruire la tua casa, vuoi avere anche tu una discendenza? Sappi quello che devi fare. Il primo fatto è quello di avere misericordia verso i tuoi genitori. E dice appunto: .

Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te, come brina al calore si scioglieranno i tuoi peccati. Il giorno della tribolazione, quindi, indica una grave situazione di vita, di fatica, di lotta, di sofferenza. Tutti passiamo per le tribolazioni, le tribolazioni non risparmiano nessuno e hanno un grandissimo valore pedagogico, ci insegna l’apostolo nella lettera ai romani, quindi Dio si ricorderà di te in questo giorno in quanto, anzitutto, ti guiderà nella tribolazione, come ha guidato i Suoi santi e i Suoi amici in modo che non ti travolga e al contrario diventi una scuola di vita e come quando il sole sorge, il tempo buono sorgendo scioglie il ghiaccio, così si scioglieranno i tuoi peccati, scompariranno; il gelo che si procurano dentro di te, il gelo dell’odio, il gelo dell’egoismo, il gelo del disprezzo, il gelo del giudizio, il gelo del paragonarsi con i più deboli per esaltare sé stessi, tutto questo gelo si scioglierà come neve al sole e ti troverai un cuore nuovo e uno spirito puro. E poi c’è l’ultima grande parola che è veramente impressionante: “Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore” cioè offende Dio nella forma più grave che è la bestemmia, la profanazione del Suo nome santo, proprio di nuovo questa associazione strettissima tra il ruolo del padre, della madre e Dio. E chi insulta sua madre è maledetto dal Signore e quindi sente in sé questa distruzione della morte, perché la maledizione non è altro che la distruzione che la morte porta nell’uomo. Ecco ringraziamo il Signore, confidiamo in Gesù nostro redentore per convertirci sempre di più attraverso il perdono chiesto e il perdono dato e direi anche un perdono chiesto ai nostri genitori anche se sono morti perché noi siamo in comunione gli uni con gli altri, sempre. E un perdono dato a chi ha con noi un rapporto di figli perché il loro cuore non abbia a rattristarsi e anzi, al contrario, a convertirsi e a vivere e infine una preghiera calda al Signore perché dia soprattutto alle famiglie cristiane, in quanto sono lievito della società, la vera comprensione di quello che significa essere famiglia.

Prossima volta Martedì 13/12/2011 SIRACIDE CAP 3 Versetti 17-25

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