Appennino in balia degli ungulati – La lettera del prof. Dario Mingarelli

2022/07/23, Vergato – La lettera che il prof. Dario Mingarelli ha inviato ad amministratori ed autorità su un tema molto grave per l’agricoltura in montagna.

Al Presidente della Regione Emilia Romagna
Agli Assessori dell’Agricoltura, della Montagna, dell’Ambiente della Regione Emilia Romagna
Ai Gruppi Consiliari della Regione Emilia Romagna
Al Prefetto della Città metropolitana di Bologna

Ai Sindaci dell’Appennino della Città metropolitana di Bologna

Alle Associazioni agricole della Città metropolitana di Bologna LORO SEDI.

OGGETTO: Emergenza cinghiali e ungulati cervidi nell’Appennino bolognese.

Da decenni il nostro Appennino è in balia degli ungulati, per i danni che provocano in agricoltura, per gli incidenti stradali, ed ora anche per il rischio della Peste Suina Africana.
La Provincia di Bologna aveva assunto precisi impegni per risolvere il problema cinghiali, con precise Delibere di Giunta e di Consiglio emanate dal 1994 al 1999, impegni che di seguito riportiamo:
1) … “contrastare con decisione ia presenza del cinghiale nella fascia dell’Appennino a prevalente interesse agrario, con azioni di controllo in capo direttamente all’Amministrazione Provinciale(1994)”;
2) … “risolvere lo squilibrio esistente nella gestione del cinghiale, cioè che la componente venatoria ricava i benefici economici e quella agricola denuncia le perditeli994)”;
3) … “effettuare il monitoraggio dei danni alle colture e le collisioni con autoveicoli, al fine di avere un inventario dei singoli episodi di danneggiamento, creando una precisa mappatura delle aree più calde e delicate, al fine di scegliere le strategie di minimizzazione più adeguateli994)”;
4) … “mettere a punto un modello organizzativo di intervento sicuro ed efficace, al fine di ridurre il numero dei cinghiali nel prossimo quadriennio (1995)”;
5) … “ricondurre la gestione del cinghiale verso un punto di equilibrìo più rispettoso delle esigenze delle altre forme di caccia e di uso del territorio, in particolare quello agrìcolo(1995)”;
6) … “sollecitare i Sindaci di vari Comuni della montagna ad emettere ordinanze volte all’abbattimento di cinghiali, utilizzando i cacciatori residenti (1997)”;
7) … “prevedere per l’annata venatoria 1998/99 una riduzione territoriale della zona ove è consentita la caccia al cinghiale(1997)”;
8) .. “porre le basi per una fondamentale inversione di tendenza, volta a modificare e orientare più correttamente l’interesse venatorio, cresciuto tumultuosamente di pari passo l’aumentare della densità dei cinghiali(1998)’’;
9) … “raggiungere una densità di cinghiali compatibile con le altre forme d’uso del territorio, in particolare con l’attività agricola, e che la presenza di detta specie doveva passare da fonte di danni e di tensioni sociali ad una vera e propria risorsa(1998)”;
10) … “creare un miglior clima di dialogo e concreta collaborazione fra Regione, Provincia, A.T.C., I.N.F.S., agricoltori, cacciatori e ambientalisti per avviare un nuovo modello di gestione del cinghiale(1998)”;
11) … “limitare la progressiva diffusione del cinghiale dalle zone montane a quelle collinari, rimovendo l’interesse venatorio, ritenuto responsabile di favorirla(1998)”;
12) .,. “far coincidere la linea di contenimento (eradicazione) del cinghiale, con le aree di media e bassa collina ove l’agricoltura è ancora fortemente rappresentata ed ove la presenza di questo ungulato non è comunque tollerabili998)”;
13) … “effettuare ed organizzare, su esplicita richiesta dei Comitati di gestione dei Parchi, interventi di controllo sul cinghiale all’interno del perimetro degli stessi(1999)’;
14) … “verificare i risultati dei piani di controllo sul cinghiale a cadenza mensile, nelle zone di eradicazione, ed a cadenza semestrale, nelle zone di gestione(1998 e 1999)’’;
Tutti impegni rimasti sulla carta, l’agricoltura del nostro Appennino era ed è tutt’ora in balia degli ungulati.

Anni fa vennero raccolte circa 10.000 firme su un documento, con precise richieste, firme di agricoltori e proprietari dei terreni, ma anche semplici cittadini stanchi della situazione, il tutto venne inoltrato alle Istituzioni, istanza che ebbe grande risalto sul “Resto del Carlino”, ci eravamo illusi che finalmente si sarebbero presi provvedimenti volti a risolvere i problemi, invece tanta delusione e amarezza.
Avevamo chiesto e richiediamo ancora con fermezza:
a) – CHE LA CACCIA VENGA DATA IN GESTIONE ALLA GENTE DELLA MONTAGNA: i referenti dei distretti di gestione degli ungulati debbono essere rappresentanti degli agricoltori, dei cacciatori e dei Comuni, residenti in loco;
b) – CHE LA REGIONE DIMOSTRI CON I FATTI CHE “ASSUME LA VALORIZZAZIONE DELLE ZONE MONTANE COME IMPEGNO PRIORITARIO”: come stabilisce la L.R.22/97, al fine di frenare l’esodo e lo spopolamento della gente della montagna, in quanto ha raggiunto una fase molto preoccupante;
c) – IL TOTALE RISARCIMENTO DEI DANNI PROVOCATI DALLA FAUNA ALLE COLTURE: corrispondenti alla reale entità degli stessi e non in modo aleatorio, non contributo ma “risarcimento” come stabilisce articolo 26 della legge 157 del 1992;
d) – DI RELEGARE IL CINGHIALE NELLE SOLE ZONE INDICATE AD “ALTA VOCAZIONE” NELLA CARTA DELLE VOCAZIONI FAUNISTICHE ED UNA DRASTICA RIDUZIONE DEGLI UNGULATI IN GENERE: per non calpestare la dignità di chi coltiva i terreni in montagna e per il sempre più incombente pericolo per le persone e la viabilità;
e) – Al SINDACI DI ADOTTARE PROVVEDIMENTI CONTINGIBILI ED URGENTI (poteri a loro conferiti con l’art.54 del decreto legislativo 267/2000): utilizzando i cacciatori residenti, al fine di eliminare il grave pericolo che gli ungulati, cinghiali in particolare, rappresentano per l’incolumità delle persone in moto ed in auto, ed anche per gli aspetti sanitari;
f) – PER L’INCOLUMITÀ’ DELLE PERSONE, CHE VENGANO FATTE RISPETTARE LE DISTANZE DA STRADE, CASE E POSTI DI LAVORO, QUANDO SI PRATICA LA CACCIA AGLI UNGULATI: la legge 157 del 1992 (art.21) prevede che le distanze debbono essere non meno di una volta e mezzo la gittata massima delle armi che si usano. In questo momento si usano anche armi con gittata ad oltre tre chilometri, anche quando si caccia il cinghiale in braccata;
g) – MASSIMO COINVOLGIMENTO DEI COMUNI E DELLE ASSOCIAZIONI AGRICOLE: per assicurare una presenza contenuta ed equilibrata delle varie specie di fauna sul territorio, al fine della tutela del lavoro degli agricoltori, in tutte le sue forme ed applicazioni, e rendere l’ambiente fruibile a tutti i cittadini e non riservarlo prettamente ai cacciatori di cinghiali.
h) – VISTO IL TOTALE FALLIMENTO DELLE AZIONI DI CONTROLLO DELLA FAUNA, I SINDACI DEBBONO ESSERE IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER DECIDERE DOVE E QUANDO EFFETTUARE TALI AZIONI: controllo che deve essere effettuato dai cacciatori locali, veri conoscitori del territorio, alla Polizia provinciale il solo coordinamento; i capi prelevati vanno messi a disposizione delle Comunità dei luoghi, per iniziare a dare applicazione ai principi della legge 97/1994(caccia: parte rilevante economia zone montane).

Vari sono i tentativi per creare opportunità di lavoro e di reddito nelle nostre zone: i grani di una volta, prodotti di nicchia, prodotti biologici, la mela “rosa romana”; però chi è disposto ad investire nel nostro Appennino, deve trovare disponibilità, collaborazione, non deve essere mortificato e demotivato dalla burocrazia.
La caccia, la pesca, i prodotti del sottobosco debbono essere “parte rilevante dell’economia delle zone montane”, così come stabilisce l’art.8 della legge 97 del 1994, invece dopo quasi 30 anni non lo è, i proprietari dei terreni sono sovrani dei loro beni solo quando debbono pagare le tasse.
Serve fermare l’esodo della gente della montagna, dare la possibilità agli agricoltori di fare reddito con i propri terreni: solo con la loro esperienza, insostituibile, si può evitare il degrado del nostro Appennino.
Per risolvere il problema deve esserci la piena consapevolezza di tutti, serve creare collaborazione Istituzionale, serve creare convergenze, serve l’impegno comune: fatti concreti per il bene delle nostre Comunità e per valorizzare il nostro Appennino.
Prof. Dario Mingarelli – Presidente Associazione “Mela Rosa Romana” Presidente Comitato per la Montagna.

Vergato, 28 giugno 2022

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