Rino Nanni – A Vergato il Fascismo trionfa e crolla: Con l’inzio dei bombardamenti i fascisti sfollano…

2023/03/11, Vergato – IL FASCISMO TRIONFA E CROLLA (59 – 64)

Così si conclude la resistenza attiva al fascismo, con un elenco impressionante di vittime: dai fratelli di Sabbioneta uccisi all’inizio della violenza, ai fratelli Benassi, a Lolli Luigi, a quelli caduti durante gli scontri del ’43-’45.
A quelli che hanno sofferto nelle galere o nell’esilio, come Colombi, Sangiorgi, l’anarchico “Parsues” messo nella lista degli ostaggi da consegnare ai tedeschi, da Quadri a Sabbioni, a Corazza, a Brizzi, Delfini, Sabattini, i fratelli e cugini Cassarini che mai si piegarono al regime.
I vent’anni di fascismo sono trascorsi a Vergato come ovunque. Nell’arroganza dei gerarchi e dei giovani allevati alla violenza, dall’assenza di ogni libertà di espressione della parola e della stampa, nei richiami con minacce nei confronti di ogni lamentela o anche solo del mugugno, nell’obbligo di prestare ogni opera richiesta per le iniziative fasciste. Le ammonizioni, perquisizioni, ordini di comparizione erano all’ordine del giorno.

Foto: Maurizio Nicoletti – Villa Piccinelli adiacenze Pincio

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Si fanno qui come altrove le campagne per la raccolta del ferro vecchio, dell’oro alla Patria, dell’arruolamento volontario per l’Africa o per la Spagna. Il dominio è assoluto. Un nuovo medio evo è sorto, gli obblighi del premilitare è risorto come all’epoca dei signorotti, le sfilate in divisa si susseguono.
Poi con l’avvicinarsi della guerra le privazioni si aggravano: cominciano i razionamenti, l’obbligo di consegna del grano e del maiale, i bollini per fare la spesa, e con questo il mercato nero, lo sfruttamento, il potere incontrastato dei padroni. Il Sindacato fascista ha le sue liste per chi ha diritto al lavoro e chi no, obbliga a tangenti tutti e garantisce ad una elite locale ogni possibile privilegio.
La gente non è diventata fascista nella propria coscienza, anche se ne accetta le regole e parla solo quando è certa che ‘ il nemico non ascolti”. Ma il fascismo non è più soltanto un gruppo: ai malviventi si sono aggiunti altri, per interesse, per boria, per adesione ad una sfrenata demagogia sciovinista.
Durante la guerra fino all’inizio del ’43 c’è grande baldanza; sicurezza della vittoria e quindi la speranza di nuovi privilegi. Per i fascisti di Vergato il 25 luglio ’43 è un fulmine a ciel sereno. Non sanno reagire in alcun modo alle pur deboli manifestazioni di entusiasmo della popolazione, alla frantumazione dei simboli, alle espressioni di disprezzo nei loro confronti. Dal 25 luglio all’8 settembre, i proclami di Badoglio che impediscono ogni azione salvano i fascisti da ogni meritata punizione.
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Di ciò si faranno forti dopo l’8 settembre e la liberazione del Duce dal Gran Sasso che porta alla costituzione della Repubblica di Salò (dal nome della città ove avvenne l’atto e che poi sarà capitale della RSI ) mediante un ulteriore imbarbarimento delle loro gesta. Ben pochi approffittano di quel periodo per uscire dal tunnel in cui si sono incamminati. Quasi tutti entrano nelle bande repubblichine, nei battaglioni della morte che per emblema hanno scelto un teschio umano, nella X° MAS che in modo racappriciante farà parlare di sè.
Nel nuovo movimento armato i più crudeli fanno carriera, i più cinici sono portati ad esempio, la pura barbaria ha preso il sopravvento. In genere non vanno al fronte: sono coraggiosi con gli inermi, i disarmati, eccellono nel fare la spia ai tedeschi, nell’incendiare le case, nel cercare chi ascolta di nascosto radio Londra, chi nasconde sbandati dell’esercito o piloti di aerei abbattuti, secondo il noto motto: “Dio stramaledica gli inglesi”.
Più tardi saranno i carnefici dei partigiani, di chi li nasconde, li aiuta e li sostiene.
Quasi subito dopo l’8 settembre ’43 avvengono due fatti nuovi: prende corpo il movimento partigiano e cominciano i bombardamenti che su Vergato saranno più di 150. Nella zona i partigiani sono molti e appartengono a tutte le classi sociali. Dai liberali ai cattolici, dai comunisti ai socialisti, essendo ormai gli anarchici scomparsi dalla scena od entrati nei partiti tradizionali. Da Vergato le vie della montagna puntano a diverse direzioni: una parte si raccoglie nel Modenese nei reparti del generale Armando, un’altra parte rappresenta un notevole nucleo della Brigata Stella Rossa guidata da Musolesi, soprannominato “il lupo” che opera nella zona di Salvaro-Marzabotto, e infine altri danno vita ad una formazione locale comandata da Gino Costantini di cui Quadri Antonio è Commissario politico, che opera nel territorio di Razola, Finocchia, Monte Pero e zone limitrofe.
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Non avvengono atti di collaborazionismo. Non si fa la spia, la solidarietà popolare è ampia. Le informazioni giungono con dovizia ai partigiani. Ogni scontro è preparato, il terreno è imposto dai partigiani, ad eccezione dell’eccidio di Marzabotto che ha particolarità proprie. Molte sono le azioni condotte dai partigiani. I fascisti stanno concentrati e asseragliati nel centro, non si azzardano nelle zone pericolose, dove i tedeschi mettono persino i cartelli segnaletici: ” ACHTUNG BANDITEN” .
Con l’inzio dei bombardamenti i fascisti sfollano. Usano un accampamento nel bosco del Casoncello, a due Km. dal centro e in parte si sistemano a Castel D’Aiano ed a Montese.
Per le opere di soccorso dai bombardamenti si lascia solo l’UNPA, una sorta di organizzazione civile di soccorso, la cui utilità è ben scarsa, se non fossero i civili a darsi da fare.
I bombardamenti su Vergato si susseguono. Il centro è pieno di ponti ferroviari e stradali, spesso vi stazionano carichi bellici. Gli aviatori non hanno la mira molto precisa cosicché prima di colpire un obiettivo distruggono mezzo paese. Le vittime sono molte. Il primo bombardamento colpisce l’America, ove c’é un mucchio di attività e quindi è pieno di gente. Non sono ancora in funzione le sirene ed i sistemi di avvistamento, le bombe arrivano senza alcun preavviso.
Sul finire del ’43 deve sfollare l’Ospedale che viene portato a Rocca di Roffeno, il Comune che si sistema al Casone di Sotto, la stessa Chiesa che trova rifugio al Casone di Sopra. Sfollano i negozi, i rifornimenti scarseggiano, i collegamenti con Bologna diventano sempre più pericolosi. Molti bombardamenti avvengono con squadriglie di aerei in picchiata, ma i risultati sembrano non soddisfare. Il 22 agosto 1944 avviene il bombardamento più pesante. Diverse ondate di “fortezze volanti” sgangiano a “tappeto” sul tipo di Guernica in Spagna.

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A sera l’85% delle abitazioni sono inabitabili. Un ponte della statale nel centro del paese è distrutto, due ponti ferroviari sono crollati e in seguito anche ponti secondari come quello sul Vergatello vengono abbattuti.
Il paese si vuota. Ogni famiglia cerca un ricovero in case più lontane, portando con se quel poco che è rimasto. Ma in seguito saranno i cannoni a trovare anche le case isolate, mentre altri centri, come Tolè e Cereglio sono presi di mira.
L’inverno ’44 vede la zona diventare terra di nessuno, arena per lo scontro di pattuglie., territorio abbandonato ai predatori che operano senza l’impaccio dei civili.
I civili sono trasferiti al nord. I partigiani hanno attraversato la linea del fronte. I fascisti hanno seguito le indicazioni di Mussolini e si sono avviati verso il nord, fuggiti senza combattere, per creare quella roccaforte in Valtellina che resta una pura velleità del Duce.
Intanto si sono aggravate le condizioni alimentari, dove sono introvabili la carne, i grassi, l’olio, il sale, medicinali, per non parlare di vestiario e scarpe. Anche i bollini delle tessere annonarie non valgono più per mancanza di merci. Si mangia pane nero (salvo le iniziative di chi ha coraggio di muoversi) surrogato di caffè ( in genere orzo tostato in casa ) senza zucchero nemmeno per i bambini.
Il fascismo ha completato ormai la sua opera. Ora se ne è andato al nord lasciando i tedeschi a fare da padroni.
Ma in gran parte torneranno dopo la liberazione, vantando ognuno qualche buona azione, collaborazioni inventate con i partigiani, tutti hanno salvato qualche vita, tutti erano fascisti per forza ma non nella loro coscienza e così via.
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Uno spettacolo di indecenza e di viltà che non si concilia con l’arroganza e la prepotenza del ventennio trascorso.

Immagine recuperata da Enrico Carboni

Guarda gli articoli precedenti; https://vergatonews24.it//?s=rino+Nanni

Nella prossima puntata: VERGATO ALLA LIBERAZIONE

Tratto dal manoscritto: Rino Nanni – ESPERIENZE E RICORDI DEL PASSATO – Aprile 1945 – Ottobre 1981

© Riproduzione riservata – Pubblicazione inedita.

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