Rita Ciampichetti – Ricordi dal passato… Quel mazzolin di fiori
2023/05/29, Vergato – Ricordi dal passato …..Quel mazzolin di fiori
A tutti sarà capitato di aprire quel cassetto dove sparpagliate in diverse buste, senza indicazione alcuna, ritrovi vecchie fotografie che non hanno trovato collocazione negli album di famiglia o in quei piccoli raccoglitori che solitamente gli studi fotografici, dove portavi a sviluppare i rullini, ti consegnavano assieme ai negativi.
Il progresso ha fatto passi da gigante negli ultimi tempi, ora è tutto digitale, le foto le conservi direttamente sul cellulare fino a quando non ti arriva il messaggio che non ce ne stanno più o archiviate in cartelle sul pc che col passare degli anni non ti ricordi più di avere, o in chiavette USB che oramai sono diventate così tante che ne devi inserire e disinserire come minimo tre o quattro per riuscire a trovare quella giusta.
Oggi nel mettere a posto il cassetto delle foto ho ritrovato questa, scattata non ricordo più dove in occasione di una gita organizzata dal Sindacato Pensionati (SPI) di Vergato al tempo in cui, grazie all’impegno di organizzatori particolarmente solerti, ne venivano organizzate veramente delle belle anche della durata di diversi giorni.
La mia mamma, assieme alle sue amiche, partecipando a queste gite, è riuscita ad andare in località che altrimenti non avrebbe avuto certo la possibilità di visitare: i Laghi di Plitvice in Croazia, la costa Amalfitana, l’Isola d’Elba sono solo alcuni dei viaggi organizzati dai quali tornava piena di entusiasmo, raccontando di quanto si erano divertiti tutti quanti, di cosa avevano mangiato e delle bellezze viste.
Dopo qualche tempo ho iniziato pure io ad accompagnarla, solitamente in quelle gite della durata di un giorno, tranne una volta che siamo andati sulla Costa Azzurra.
Quanti ricordi…. e veramente quanto mi sono divertita!
Sin dalla partenza in pullman ti calavi in un’altra dimensione lasciando a casa i piccoli problemi quotidiani, il lavoro, le preoccupazioni, ti contagiavi a vicenda in un crescendo di allegria, di reciproca presa in giro nello spirito di gioiosa compagnia e di appartenenza paesana.
C’era chi cantava, spaziando dal repertorio tipico degli Alpini a vecchie canzoni di tempi andati, ma sempre di moda: “Quel mazzolin di fiori “ o “Amor dammi quel fazzolettino..” non mancavano mai, anche perché il testo era conosciuto da tutti, chi raccontava storielle e barzellette, così il viaggio di andata passava alla svelta ed arrivavamo in men che non si dica alla destinazione da visitare.
Circa all’ora di pranzo si risaliva sul pullman meta ristorante.
Solitamente le gite di un giorno erano per la maggior parte finalizzate alla “mangiata di pesce” con sedute lunghissime a tavola, poi qualche oretta per la passeggiata post-pranzo e rientro serale.
Il viaggio di ritorno indubbiamente era più silenzioso di quello di andata, un po’ penso a causa della lenta digestione di non so quanti antipasti freddi e caldi, delle almeno tre minestre, della grigliata e del fritto misto, del dolce, del caffè e ammazzacaffè, un po’ perché la giornata si stava concludendo.
Mi ritornano alla mente alcuni aneddoti capitati in occasione di queste gite.
Li voglio raccontare perché sono esemplificativi per comprendere l’atmosfera che si respirava in quelle occasioni.
Il primo avvenimento fu in occasione di una “mangiata di pesce” dalla conosciutissima Laura alla Darsena di Rimini.
Eravamo arrivati quasi alla fine del pranzo e la gente iniziava ad alzarsi e naturalmente prima di lasciare il ristorante era ovviamente d’obbligo la solita sosta al bagno.
In quello degli uomini c’era una fila spazientita di persone che aspettavano e che dopo un po’ iniziava a chiedersi: “Moh as po’ savèr chi a j è déntér in tal cesso???”, dopo un po’, anche preoccupati, iniziano a bussare e domandare se per caso qualcuno si sentiva poco bene.
Risposta dall’interno “A son mé ….., ragazul, a mè capità un brót quèl!!”.
Focci si fa aprire la porta e quando è dentro capisce cosa è successo. Il povero Signore, del quale non faccio ovviamente il nome, aveva pensato bene di lavare la dentiera, ma purtroppo in quel bagno c’era solo una doccia, nel tenerla stretta sotto il getto d’acqua gli era scivolata e si era infilata dentro allo scarico e non veniva più fuori. Insomma dopo un tot di tempo grazie all’impegno dei diversi compagni di viaggio, ritornò finalmente in possesso della preziosa protesi che si rinfilò immediatamente in bocca dicendo “Con quel c’la cósta, a stèva que fen dmatéñna” e chi lo aveva aiutato “Va mo’ là t’in fèv una nôva”.
Naturalmente una volta sul pullman tutti erano venuti a conoscenza dello spiacevole incidente capitato al compagno di viaggio che non poté fare a meno di sottrarsi a qualche benevola presa in giro.
Perché una volta era così, la presa in giro, lo “sfottò” era simpatico, se bruciava un po’ potevi fare il sostenuto e prendertela per qualche ora, ma poi facevi buon viso a cattivo gioco, tiravi su le spalle e ridevi di te stesso anche tu assieme agli altri. A questo punto cadeva lo scopo della presa in giro e tutto finiva lì. Adesso corri il rischio di prenderti bene che vada una denuncia.
In un’altra occasione venne programmata una bellissima gita sul lago di Garda che prevedeva il giro in battello da Desenzano fino a Riva del Garda con pranzo a bordo.
Peccato che il viaggio non era diretto ed erano previste fermate intermedie e a una di queste la Signora Gianna Brizzi in Quadri, pensando di essere arrivata, decise di scendere, naturalmente il battello ripartì lasciandola a terra.
Quando le compagne di viaggio se ne accorsero scoppiò il panico, come si poteva fare?? La Signora, già anziana, sarebbe stata in difficoltà, l’organizzazione fa telefonare da bordo alla Guardia Lacustre, allora non c’erano ancora i cellulari, e poi dove era scesa? Chi l’aveva vista l’ultima volta??
L’apprensione durò per qualche ora fino allo sbarco a Riva del Garda dove trovammo la Gianna pacificamente seduta in un caffè vicino alla darsena che ci aspettava in compagnia di un bel gelato e che seraficamente alle domande apprensive di chi le chiedeva come aveva fatto rispose: “Ebbè…a j ho ciàpa un taxi!!!”.
Altra situazione divertentissima si verificò quando venne organizzata una gita che prevedeva il pranzo al ristorante di Occhiobello “Il Mulino del Po’”, che si trova su di un bel barcone ancorato appunto sulla riva del Po. Partimmo con un tempo incertissimo dopo giorni e giorni di pioggia ininterrotta. Fatto sta che il Po ci omaggiò con la sua massima piena e vi dirò che mangiare dentro ad un barcone dondolante mentre attorno dalla finestra vedevi scorrere una montagna di acqua che trascinava velocemente tronchi di albero e altro legname non era il massimo. Jo Fanini era terrorizzato e veniva preso amabilmente in giro dal resto della compagnia costituita da Betti, Tullio, Mario, Giorgio ed Elmi. Nonostante tutto anche quel giorno lì non abbiamo perso lo spirito dei gitanti che fa in modo che anche le situazioni più assurde siano vissute con una buona dose di ironia e di leggerezza.
Nel rivivere questi ricordi non posso fare a meno di pensare a coloro che hanno speso tanto del loro tempo nel cercare di organizzare nel migliore dei modi queste belle occasioni di svago per i propri compaesani, prima di tutto il Signor Armando Merighi, persona sempre gentile e disponibile, mai alterato che ha continuato in questa attività anche quando già soffriva per problemi di salute, il Signor Moschieri che assieme al Signor Nanni hanno proseguito, in assenza del Signor Armando, in tale attività regalandoci ancora qualche altra bella occasione di viaggio.
Purtroppo dopo che la mamma per problemi di salute non poté più muoversi di di casa finirono anche i tempi delle gite e il periodo di lockdown Covid interruppe qualsiasi iniziativa.
Per fortuna siamo tornati alla normalità della vita e vedo che finalmente è ripresa anche da parte delle associazioni l’organizzazione delle gite che senza alcun dubbio promuovono una forte aggregazione nella vita di un paese, oltre a lasciare splendidi ricordi di momenti vissuti e immortalati per sempre in una foto di gruppo trovata nel cassetto, dove con nostalgia puoi rivedere ancora il volto di chi è partito per un “altro” viaggio.
Rita Ciampichetti, 2023