Pieve di San Pietro di Roffeno – Inaugurazione antico organo restaurato e concerto
2025/07/18, Vergato – Antico organo restaurato: inaugurazione e concerto alla Pieve di San Pietro di Roffeno
L’Associazione Amici dell’antica Pieve è lieta di invitare la cittadinanza a un evento di grande valore spirituale, artistico e culturale, domenica 27 luglio 2025 alle ore 18:00, presso L’Antica Pieve di San Pietro di Roffeno (Cereglio – Vergato) quando sarà inaugurato l’antico organo recentemente restaurato, con la solenne benedizione del Cardinale Matteo Maria Zuppi, a testimonianza del profondo legame tra fede, tradizione e territorio.

Seguirà un solenne concerto d’apertura che vedrà protagoniste le trombe barocche del Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara, in raffinato dialogo musicale con le esecuzioni organistiche di Wladimir Matesic e Francesco Zagnoni. Il programma, di grande fascino, attraverserà le opere di Charpentier, Haendel, Benoist, Pachelbel e Bach, offrendo al pubblico un percorso di intensa suggestione tra suono, storia e spiritualità.

L’evento è gratuito e aperto a tutti, e rappresenta un’occasione unica per riscoprire il patrimonio artistico e musicale custodito nelle nostre valli, e per valorizzare la bellezza di un luogo carico di memoria e identità.

Associazione Amici dell’Antica Pieve
Storia di un restauro: un antico organo torna a casa
Intervista a Giovanna Borgia, Presidente dell’Associazione Amici dell’Antica Pieve

Domenica 27 luglio 2025 alle ore 18:00, la Pieve di San Pietro di Roffeno tornerà a vibrare di suoni antichi e solenni. È questa la data scelta per l’inaugurazione ufficiale dell’organo storico restaurato, con la benedizione di S.E. il Cardinale Matteo Maria Zuppi e un concerto di apertura che prevede un elegante dialogo sonoro tra le trombe barocche del Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara e le raffinate esecuzioni organistiche di Wladimir Matesic e Francesco Zagnoni, in un programma che intreccia le armonie di Charpentier, Haendel, Benoist, Pachelbel e Bach. Il concerto è il culmine visibile di una lunga storia di tenacia, amore per il territorio e rispetto per la memoria. È il simbolo di un’opera di restauro iniziata quasi sedici anni fa, quando l’Associazione Amici dell’Antica Pieve scoprì che, nascosti e accantonati sotto al tetto della chiesa, si trovavano i resti smembrati di un organo storico, smontato durante la Seconda guerra mondiale e mai più rimontato.
Da quel momento è cominciato un viaggio che unisce storia, arte e partecipazione civile, culminato in un restauro sostenuto da istituzioni, fondazioni e realtà associative che hanno creduto nel progetto. Oggi, quello strumento antico è pronto a ritrovare la sua voce, in un luogo che da secoli custodisce bellezza e spiritualità.
Ne abbiamo parlato con Giovanna Borgia, presidente dell’Associazione promotrice del progetto.
Presidente Borgia, come è nata l’idea di recuperare l’antico organo della Pieve?
L’idea è nata nel 2009 quasi per caso, o meglio, per destino. Stavamo lavorando come Associazione per la valorizzazione della Pieve di San Pietro di Roffeno, una chiesa millenaria datata 1155, quando scoprimmo che, nel sottotetto e nella cantoria, erano ancora conservati, alla rinfusa, i resti di un antico organo smontato durante la Seconda guerra mondiale. I racconti degli abitanti ci hanno permesso di ricostruire una storia toccante: durante l’occupazione tedesca, l’organo fu smontato per evitare danni o requisizioni, ma al termine del conflitto, i pezzi furono recuperati e messi in salvo dai fedeli. Rimasero lì, nascosti, per decenni.
Quando lo vedemmo per la prima volta, accatastato in pezzi, con le canne schiacciate dentro una vecchia cassapanca, provammo un senso di perdita e commozione. Ma in quel disordine c’era ancora una voce che aspettava di essere ascoltata. Così è nata la nostra decisione: restituire vita a quello strumento e, con esso, dare un nuovo ruolo alla Pieve come luogo vivo di cultura, fede e comunità.
Il restauro dell’organo non era solo un intervento tecnico, ma un gesto di cura profonda verso la memoria, verso ciò che appartiene a tutti. Da subito abbiamo capito che non si trattava solo di recuperare uno strumento musicale, ma di ricostruire un pezzo dell’anima di questo luogo.
Quali difficoltà avete incontrato lungo il cammino?
Le difficoltà sono state molte e distribuite nel tempo. Restituire vita a un organo antico è come rimettere a posto un oggetto da museo poi bisogna anche farlo funzionare: è un lavoro complesso, fatto di pazienza, di competenze altamente specializzate, di autorizzazioni, e soprattutto di fondi, che non sono mai scontati.
Il primo ostacolo è stato proprio di tipo tecnico: lo strumento era incompleto, la cassa era scomparsa, molte canne deformate, e i meccanismi interni danneggiati o dispersi. Abbiamo dovuto avviare un lavoro preliminare di studio, confronto, documentazione, affidandoci a restauratori qualificati, con esperienza in organi storici, che potessero lavorare secondo i criteri filologici stabiliti dalla Carta del Restauro degli organari italiani.
Poi è arrivato il secondo grande ostacolo: le risorse economiche. Un restauro così delicato ha un costo elevato, oltre 62.000 euro, e come Associazione non potevamo certo affrontarlo da soli. Abbiamo quindi avviato un lungo lavoro di sensibilizzazione verso enti pubblici, fondazioni, aziende, e amici del territorio. Abbiamo scritto, parlato, presentato il progetto più volte, senza mai perdere fiducia. Ed è proprio questo lavoro di tessitura, fatto di relazioni e di visione, che alla fine ha dato i suoi frutti.
In parallelo, non è mancata la parte burocratica: autorizzazioni da parte della Soprintendenza per i beni storici e artistici, rapporti con i tecnici, con i fornitori, con la Curia. Tutto è stato seguito passo dopo passo. E mentre tutto questo accadeva, continuavamo anche a occuparci della Pieve, con eventi, aperture, collaborazioni culturali.
Il restauro dell’organo è stato una vera prova di resistenza, ma anche una dimostrazione concreta che quando un progetto ha un’anima forte, prima o poi, le condizioni giuste arrivano.
Chi ha sostenuto concretamente il progetto?
Senza l’aiuto di chi ha creduto in noi, questo restauro non sarebbe stato possibile. Il nostro primo grande ringraziamento va alla Conferenza Episcopale Italiana, che attraverso i fondi dell’8×1000 ha sostenuto la parte iniziale del lavoro. Ma poi si sono aggiunti partner fondamentali: la Regione Emilia-Romagna, la Fondazione Carisbo, la Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna, Emilbanca, Confabitare e Illumia. Ognuno ha dato il suo contributo dimostrando una profonda sensibilità verso il valore culturale e comunitario di questo intervento. Importante anche il sostegno dei tanti privati cittadini, amici dell’Associazione antica Pieve e abitanti del territorio, che ci hanno sostenuto con donazioni, tempo, idee e con una vicinanza emotiva che ci ha dato forza nei momenti più complicati.
Questa rete di realtà così diverse, istituzioni, fondazioni, aziende, associazioni e persone, è la dimostrazione che i progetti nati dal territorio, se ben pensati e condivisi, possono attirare energie e risorse anche al di fuori dei grandi circuiti.
Non si è trattato solo di finanziare un restauro, ma di sposare una visione: quella di un patrimonio che può tornare a essere vivo, vissuto, utile alla crescita della collettività. Un piccolo organo antico che ritorna a parlare e che nel farlo crea relazioni, occasioni, incontri. Un moltiplicatore di bellezza e consapevolezza.
Tutto il movimento che si è creato è un esempio virtuoso di come la collaborazione possa diventare motore di rigenerazione culturale.
Presidente, cosa rappresenta il concerto del 27 luglio e perché è importante esserci?
Il concerto del 27 luglio è molto più di un evento musicale: è un momento di rinascita, un punto d’arrivo e insieme un nuovo inizio. Rappresenta la restituzione di una voce perduta, che dopo decenni di silenzio potrà finalmente tornare a risuonare nella sua casa originaria. È il simbolo di una comunità che ha scelto di prendersi cura del proprio patrimonio, non per nostalgia, ma per costruire futuro.
Sarà una celebrazione collettiva, impreziosita dalla presenza del Cardinale Matteo Maria Zuppi, che benedirà l’organo restaurato. E sarà anche una grande emozione ascoltare questo strumento rivivere, grazie in un concerto per trombe e organo, con musiche di Charpentier, Haendel, Benoist, Pachelbel e Bach.
Invitiamo tutti a partecipare. Chi ama la musica, chi ama l’arte, chi crede nella forza dei luoghi e delle persone che li custodiscono, non può mancare. Sarà un’occasione per sentire che il suono della bellezza può ancora unirci, emozionarci, riportarci a casa.
Evento di Inaugurazione dell’Antico Organo
Domenica 27 luglio 2025, ore 18:00
Pieve di San Pietro di Roffeno (Cereglio – Vergato – BO)
Concerto per trombe barocche del Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara e le raffinate esecuzioni organistiche di Wladimir Matesic e Francesco Zagnoni e con musiche di Charpentier, Haendel, Benoist, Pachelbel e Bach
Con la benedizione di S.E. Cardinale Matteo Maria Zuppi
Ingresso libero
Info: www.amicianticapieve.it – info@amicianticapieve.it – Tel. 335 5332251