Due sacerdoti martiri di Monte Sole saranno beati
2025/11/21, Vergato – Segnal il prof. Renzo Zagnoni – Saranno beati due sacerdoti italiani, martiri dei nazisti in Emilia nel 1944
Sono due giovani presbiteri uccisi nelle rappresaglie tedesche in Emilia Romagna, don Ubaldo Marchioni e padre Martino Capelli, che hanno condiviso la sorte dei loro fedeli, pur potendo mettersi in salvo.

La Chiesa avrà presto due nuovi beati, due giovani sacerdoti italiani martiri, uccisi dai nazisti nel 1944 in Emilia Romagna, durante l’occupazione tedesca. Durante l’udienza concessa oggi, 21 novembre, al cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, Leone XIV ha autorizzato la promulgazione dei decreti riguardanti il martirio, in odio alla fede, di don Ubaldo Marchioni, 26 anni, economo della parrocchia di San Martino di Caprare, e padre Martino Capelli, religioso dehoniano,32 anni, cappellano a San Michele di Salvaro, che non hanno voluto abbandonare le comunità dei fedeli loro affidate, tragicamente colpite dai rastrellamenti delle SS. Sono stati promulgati oggi anche i decreti che riconoscono le virtù eroiche di quattro servi di Dio , che diventano così venerabili. Sono l’arcivescovo Enrico Bartoletti, pastore a Lucca e segretario della Cei; don Gaspare Goggi, sacerdote della Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione; suor Maria del Sacro Cuore, al secolo Maria Glowrey, medico e religiosa australiana della Società di Gesù Maria Giuseppe, fondatrice della Catholic Health Association dell’India; Maria de Lourdes Guarda, brasiliana, laica consacrata dell’Istituto Secolare Caritas Christi.
Don Ubaldo, ucciso dai nazisti sull’altare
Il primo sacerdote martire, don Ubaldo Marchioni, di Vimignano di Grizzana Morandi, in provincia di Bologna, nasce nel 1918, entra nel seminario diocesano a dieci anni, e a 24 viene ordinato sacerdote nella Cattedrale di Bologna. Da parroco a San Nicolò della Gugliara, viene poi nominato, nel marzo 1944, economo spirituale a San Martino di Caprara, parrocchia a ridosso dell’area presidiata dalle truppe tedesche, impegnate in combattimenti con i partigiani locali. In quei mesi di guerra, don Ubaldo resta accanto ai suoi parrocchiani, condividendo con loro i rischi dell’occupazione e delle rappresaglie naziste. Il 29 settembre 1944 mentre va all’Oratorio degli Angeli Custodi di Cerpiano per celebrare la Messa, si ferma nella Chiesa di Santa Maria Assunta di Casaglia per mettere in salvo le Sacre Specie e dare rifugio a una piccola folla di gente impaurita dall’arrivo dei soldati tedeschi. Don Marchioni invita gli uomini a rifugiarsi nei boschi, tenendo in Chiesa solo le donne e i bambini, ma le trattative con i nazisti per lasciarli liberi falliscono: vengono portati tutti nel cimitero e uccisi. Don Ubaldo viene riportato in Chiesa e poi trucidato con colpi d’arma da fuoco in testa, davanti all’altare. Questo rivela il disprezzo dei nazisti delle SS per la religione cristiana, e il fatto che il corpo del servo di Dio è stato particolarmente martoriato, dimostra la prevalenza del martirio odium fidei, “in odio alla fede”. Si tratta anche di un martirio ex partae victimae, “dalla parte delle vittime”perché il giovane sacerdote, ucciso a 26 anni, aveva assunto consapevolmente il rischio della morte scegliendo di restare accanto ai fedeli, pur avendo avuto la possibilità di mettersi in salvo.
Padre Capelli, martire a Pioppe di Salvaro
Il secondo presbitero martirizzato dai nazisti è padre Martino Capelli. Nato a Nembro, in provincia di Bergamo, nel 1912, viene battezzato con i nomi di Nicola Giuseppe, e a 17 anni inizia il postulantato presso la Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (Dehoniani) nella casa di Albisola Superiore (Savona). Da novizio prende il nome di Martino, in ricordo del padre, e dopo gli studi teologici a Bologna, viene ordinato sacerdote nel 1938, a 26 anni. A Roma studia al Pontificio Istituto Biblico, all’Ateneo di Propaganda Fide e segue i corsi della Scuola Vaticana di Paleografia. Chiamato ad insegnare Sacra Scrittura e Storia della Chiesa presso lo studentato delle Missioni dei Dehoniani a Bologna e poi a Castiglione dei Pepoli, durante la guerra si trasferisce, con gli studenti, a Burzanella, sull’Appennino tosco-emiliano. Nell’estate del 1944, padre Capelli raggiunge Salvaro per aiutare l’anziano parroco di San Michele nel servizio pastorale del villaggio, nonostante la zona si trovasse al centro di scontri armati che coinvolgevano militari tedeschi, alleati e gruppi partigiani. Non rientra in comunità come avevano richiesto i Dehoniani, che temevano per la sua vita, ma rimane accanto alla popolazione del paese. Quando l’esercito tedesco occupa in forze la zona di Marzabotto e di Monte Sole, dove avrebbe sterminato più di 770 persone, il 29 settembre 1944, dopo l’eccidio perpetrato dai nazisti nella vicina località detta “Creda”, padre Martino accorre a portare conforto agli agonizzanti. Viene però imprigionato e costretto a trasportare munizioni: insieme al salesiano don Elia Comini, che collaborava con lui a Salvaro, e ad un altro centinaio di persone, tra i quali altri sacerdoti (che vennero in seguito rimessi in libertà), viene portato in una scuderia a Pioppe di Salvaro, dove conforta e confessa gli altri prigionieri. La sera del 1° ottobre 1944 viene ucciso insieme a don Comini e ad un gruppo di persone considerate “inabili al lavoro”, presso la cisterna della filanda di Pioppe di Salvaro. Il suo corpo, come quello delle altre vittime, viene disperso nelle acque del fiume Reno. Il motivo prevalente del suo martirio è considerato l’odium fidei, l’ “odio alla fede”, perché legato principalmente al disprezzo delle truppe naziste verso il suo ministero sacerdotale. Ma si tratta anche di un martirio ex parte victimae, “dalla parte delle vittime”, perché, consapevole dei pericoli, pur potendo rientrare con i confratelli a Bologna, decide di rimanere ad assistere gli agonizzati della strage di Creda e i prigionieri di Pioppe di Salvaro.
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano





