Un altra storia sulla crescenta dell’uva; La butega d’la Maria d’Mingon
2017/12/11, Vergato – Un altra storia sulla crescenta dell’uva. La butega d’la Maria d’ Mingon (La bottega della Maria di Mingone).
Era nominata così la bottega dell’antica drogheria “Giuseppe Bernardi” fondata nel 1892 o forse anche prima.
Il nomignolo Mingone (traduzione dialettale vergatese di Domenico) era riferito a mio nonno, mentre in realtà era la nonna che si chiamava Domenica Maria.
Nella bottega, si vendevano le grandi marche italiane ed in particolare della ditta Majani di Bologna, le scansie dietro il banco erano piene di vasi in vetro con confetti rosa, bianchi, celesti, d’oro e d’argento provenienti da Sulmona, cioccolatini delle migliori ditte (Perugina, Pernigotti, Nestlè, Caffarel).
Nella butega d’la Maria d’ Mingon si vendevano anche prodotti locali preparati nel laboratorio retrostante al negozio, dove si trovava anche una distilleria.
La Giovannina ci racconta dei dolci tradizionali tipici di Vergato: la pinza con l’uva, le raviole e le famose crostate che ancora faceva ricordando la vecchia ricetta.
Il laboratorio era una cucina molto spaziosa e i prodotti che si sfornavano venivano spediti in varie parti d’Italia, compresi i liquori, le pinze o crescente dell’uva specie sotto le feste natalizie. In quel periodo il lavoro era intenso e per favorire questo commercio veniva mobilitata tutta la famiglia con l’aiuto di amici e parenti a cui erano affidate mansioni diverse. Fra questi c’era un cugino di mio babbo, Vittorio, simpatico ragazzo estremamente goloso, il quale era addetto al lavaggio dell’uva sultanina (lavata nel vino). Ogni tanto Vittorio, senza farsi notare, beveva direttamente dal recipiente il delizioso sughetto. Mio padre, racconta la Giovannina, lo rimproverava: cum fet a bever cla sbrudaia? Ed egli rispondeva a me l’am pies parchè al per rusoli.
Foto e testo;U. B.
Dal libro “Pagine della memoria” di Giovanna Bernardi, ricerca di Umberto Bernardi.