L’albero delle mele (Rose Romane) di Maggie
2018/05/07, Vergato – Trovati gli alberi che hanno prodotto le mele “Rosa Romana” rese famose dalle fotografie di Graziano Pederzani con la nostra miss…Maggie, sono a Labante e sono di nuovo in fiore. Questo fa ben sperare in un’ottima produzione ora che finalmente la nostra antica mela, la Rosa Romana, sta facendo parlare di se come frutto da recuperare. E’ di pochi giorni, la notizia del convegno presso il Castello della Rocchetta Mattei di Riola, per la precisione, lunedì 14 maggio. Sono invitati i produttori e appassionati di frutti del nostro territorio. Si parlerà di storia del territorio ma anche di recupero e possibilità di nuove produzioni che diano reddito. Un progetto partito da alcuni appassionati diversi anni fa e che recentemente ha trovato ascolto e promozione nel sindaco di Grizzana Morandi, Graziella Leoni, col progetto del pometo nell’area adiacente alla Casa Morandi. Nuove produzioni e memoria da recuperare il binomio che fa ben sperare, appuntamento alla Rocchetta, aperto a tutti anche a coloro che intendono impiantare un solo albero nel cortile di casa.
Il video con l’intervista al sign. Danilo Santamaria, il produttore delle mele di Maggie e l’articolo del prof. S. Sansavini, Emerito Direttore – Docente Dip. Culture Arboree dell’Università di Bologna
UN “POMARIO” NELLA VALLE PER RITROVARE GLI ANTICHI SAPORI
Il grande potenziale turistico culturale di Vergato e dell’Alta Valle del Reno è tale perché storicamente legato ad un paesaggio rurale di straordinaria bellezza (che ha resistito all’abbandono traumatico della montagna) e ad una identità agricola non andata persa del tutto. Per secoli l’agricoltura aveva dato sostentamento ad una popolazione laboriosa, con tecniche di produzione non ancora vulnerate dal “progresso” (macchine, fitofarmaci, concimi chimici, materie plastiche e altri mezzi energetici esterni).
Una componente primaria del paesaggio e dell’economia montana è data dagli alberi da frutto, le cui colture intensive sono ora concentrate in aree di pianura oggetto di indirizzi e specializzazioni dettate dalle leggi del mercato.
Ma la montagna, per una serie di fattori che possiede in esclusiva, può ripartire con colture di nicchia, solo che possa ritrovare la volontà di cimentarsi nel confronto fra nuove e antiche coltivazioni, nuovi e antichi sapori. Si auspicano oggi interventi di economia cosiddetta “circolare” per ritornare nei campi agli antichi equilibri naturali interrotti, per riportare in auge “biodiversità” vegetali e animali, per una gestione autosufficiente dei mezzi per vivere, mirante a un benessere naturale non solo dei coltivatori, ma di tutti i residenti.
Faccio solo un cenno al ruolo che, nella riscoperta dei valori del passato, può svolgere un “pomario”, un luogo cioè dedicato alla raccolta, al mantenimento e alla valorizzazione delle antiche varietà di piante da frutto, di cui nell’Alta Valle ci sono ancora esemplari di alberi centenari e oltre; alberi sopravvissuti al degrado all’erosione genetica, all’usura del tempo. Erano piante coltivate nei filari con e senza viti maritate.
Le specie autoctone delle vallate sono importanti per il consumo: meli e peri, susini, ciliegi e castagni. Il castagno, la specie familiare degli areali appenninici, ha garantito per secoli la sopravvivenza delle famiglie rurali, soprattutto quelle isolate, i cui casolari sono ancora oggi una significativa testimonianza di architettura rurale.
Del castagno ci siamo occupati, all’Università di Bologna, negli anni ’90, istituendo a Granagliene un’oasi genetico-varietale al cui recupero e gestione provvede oggi generosamente la Fondazione Carisbo. Ma per le altre specie arboree sarebbe opportuno considerare fra i siti idonei, in primis, il “giardino” che si costituirà a Grizzana presso Casa Morandi, se sarà sostenuto dalla volontà dei sindaci di tutta la valle e se entrerà nella gestione di un’area paesaggistica di grande valenza turistico-artistica. Sarà un’iniziativa propiziatoria per l’economia di tutta la valle, specialmente se sarà realizzata l’associazione dei produttori della Mela Rosa dell’Appennino, un brand identitario della Valle. Si creeranno certamente opportunità di mercato, ben oltre la nicchia attuale, con l’apprezzamento già manifesto del territorio.
Pomario, dal latino “Pomarium” è sinonimo di frutteto, ma si riferisce soprattutto ai giardini dell’antichità o quella parte delle ville rinascimentali in cui venivano coltivate varie piante da frutto a scopo anche ornamentale.
Nel Pomario, “Tempio” all’aperto era onorata Pomona “Patrona” degli alberi da frutto e della biodiversità delle piante.
S. Sansavini – Emerito Direttore – Docente
Dip. Culture Arboree dell’Università di Bologna
Articolo pubblicato sul libretto; 62à Edizione Sagra della Sfrappola 1° maggio 2018 a Riola a cura della Pro Loco di Riola