Don Filippo Gasparrini – I paliotti di Liserna 2° parte
2014/07/27, Liserna – Dopo la 1° parte sui Paliotti di Liserna di don Filippo, pubblichiamo il resto della “relazione” come volle chiamarla nel 2008 quando ce la consegnò.
La spiritualità del Rosario.
Ma la terza direttrice vorrebbe sondare i motivi spirituali che si trovarono alla sorgente del paliotto. E’ la parte storicamente più collegata con la spiritualità cattolica. Partendo dal nome della donatrice, è facile concludere che se Caterina Palmieri viene chiamata Priora vuoi dire che a Liserna nel 1699 esisteva una confraternita del Rosario. La committente volle dunque rivestire con un paliotto di scagliola l’altare della propria confraternita, che formava la parte più sacra della cappella.
E’ logico supporre che il paliotto sia giunto più tardi, quando ormai da tempo nella piccola
comunità parrocchiale doveva esistere un gruppo di persone organizzate in Compagnia o
Confraternita del Rosario.
La documentazione di archivio convalida l’ipotesi.
Nell’elenco degli Instrumenti pubblici della parrocchia di Liserna è segnalato un rogito notarile,
datato 29 luglio 1640, riguardante proprio l’erezione dell’altare e l’istituzione della Confraternita
del Rosario.
Dunque 59 anni prima del paliotto è attestata l’esistenza di un gruppo di Lisernesi iscritti a quel
sodalizio.
Anche dal punto di vista spirituale una comunità lontana dalle grandi vie di comunicazione, poteva registrare solo con estremo ritardo la nascita di un’istituzione che preesisteva da secoli. La storia delle Compagnie del Rosario è molto più nota di quella della scagliola. Le Confraternite o Compagnie del Rosario.
Basta ricordare che ha assunto parecchi profili prima e dopo il periodo che stiamo esaminando. Per il periodo antecedente pensiamo ai Cavalieri del S. Rosario, specie di ordine equestre consacrato a combattere gli eretici ed i musulmani anche con le armi; per quello successivo, alla Congregazione del Rosario vivente, istituita nella prima metà del 1800 e finalizzata alla recita del Rosario, all’adorazione dell’Eucaristia, alla diffusione della buona stampa e ad attività caritative. Le confraternite del 1600 ereditavano chiaramente la funzione antiereticale indicata da S. Domenico nel sec. XIII e ne proiettavano lo spirito tenendo presente l’eresia del protestantesimo. Ma il Rosario del 1600 univa anche l’aspetto orante con l’attenzione all’aggressività islamica resa più minacciosa dalla ferocia ottomana. Neppure in questa sintesi scheletrica è lecito dimenticare la vittoria di Lepanto del 7 ottobre 1571 che spinse S. Pio V a introdurre la festa della B. Vergine della Vittoria, cambiata dal suo successore, il bolognese Gregorio XIII, con la bolla Monet Apostolus del
I aprile 1573 in festa della B. V. del Rosario da celebrare in quelle chiese dove esisteva un altare o
cappella del Rosario.
II Papa Innocenzo XI nel 1679 aveva confermato le indulgenze annesse alla recita del Rosario.
Quattro anni più tardi ( 1683 ) la sconfitta dei Turchi che assediavano Vienna e la liberazione della
città ad opera degli eserciti cattolici guidati dal Duca di Lorena e dal re polacco Giovanni Sobieski,
fu interpretata come un prodigio ottenuto per intercessione di Maria. L’imperatore Leopoldo I
chiese al papa che la festa del Rosario fosse estesa alla Chiesa universale.
La Confraternita di Lisema sorgeva dunque in un momento epico, nel quale si andava realizzando la
riconquista del bacino danubiano fino a Belgrado.
La grande preghiera mariana era vissuta come invocazione della vittoria armata contro i nemici
della Fede.
Ma com’era considerata nella struttura delle 150 Ave Maria suddivise in 15 decadi corrispondenti ai 15 Misteri gaudiosi, dolorosi, gloriosi?
Il Rosario Salterio della Madonna. E’ bene ricordare che il Rosario è stato concepito fin dall’origine come un compendio del Vangelo. Tutta la vita di Cristo e il destino di Maria ripresentano al cuore dell’orante l’etica dei modelli ( Gesù con la Madre) coniugando le ore della gioia o della tristezza con il vincolo dell’amore, nell’attesa dell’umanità compiuta nella gloria.
E’ il cantico dell’incarnazione divina che soprannaturalizza la fuga dei giorni.
Perciò fin dall’origine il Rosario è definito Salterio della B. V. Maria. Così viene ripetutamente
chiamato in un testo in lingua italiana edito dai Domenicani di S. Marco di Firenze nel 1481-85, ove
sono contenute le nuove direttive per la devotissima confraternita o vero compagnia del psalterio o
vero Rosario della gloriosissima Vergine Maria. In questo incunabulo si legge che nella
confraternita passino entrare tutte le persone ecclesiastiche et seculare: ricchi et poveri: huomini et
donne: ma ninno sea obligato a pagare cosa alcuna per entrare nella decta confraternita;
acciocché per povertà o vero per ìmpotentia li poveri non siano exclusi da tanto bene spirituale.
Lo scopo della confraternita è di recitare ogni settimana almeno una volta tutto el psalterio o vero
Rosario della Vergine Maria: cioè centocinquanta Ave Marie et XVPoter Nostri.
In mancanza del regolamento adottato dalla Confraternita di Liserna è opportuno sottolineare la
terminologia che chiama il Rosario “Salterio”. Allo stesso modo in vari documenti papali torna la
denominazione “Rosario”=”Salterio della Madonna”.
Non è una casualità.
Il vero salterio è la vita di Cristo e della sua Madre. I salmi dell’Antico Testamento sono una
semplice ombra dinanzi alla pienezza della rivelazione. Per questo il Rosario vede nell ‘Ave Maria il
vero salmo dell’anima cristiana. E per questo la ripete centocinquanta volte, appunto quanti sono i
salmi dell’Antico Israele.
La confraternita di Lisema, come le altre di quell’epoca, non si limitava alla recita del Rosario, o a
lucrare indulgenze per i vivi e i defunti. In mancanza di informazioni scritte possiamo dedurre che
non ometteva qualche opera di beneficenza, come si faceva in altre partì.
Interrompiamo a questo punto lo svolgimnto della ricerca dedicato agli sviluppi e al declino della
Confraternita. Oggi a Liserna sopravvive solo quella del SS.mo Sacramento. Ma, nonostante la
cessazione della confraternita del Rosario, la devozione mariana dei Lisernesi, ha vissuto altri
momenti di intensa spiritualità.
Qui viene unicamente alluso il ricordo del tempietto della Madonna di Lourdes legato alla figura di
Roberto Martignoli.
1699-1999.
Il paliotto di scagliola, collocato alla confluenza di motivi estetici-spirituali-geografici-storici, è diventato così ricco di suggestioni da postulare l’omaggio di questa sintesi. E la sintesi si conclude con un parallelismo spontaneo. Allora come oggi, i cattolici si preparavano al giubileo secolare.
Per la nostra generazione che forse, ancora troppo distratta, non percepisce il richiamo della scadenza bimillenaria ormai alle porte, anche Caterina Palmieri, Priora della Confraternita del Rosario di Liserna, parla con la data.
Invita a contare la fuga degli anni dal giorno dell’Incarnazione, per sottrarli alla vanità della terra,
echeggiando fedelmente la risposta della Madonna alla prima Ave Maria della storia. Il suo Figlio
ce lo comanda nella terza petizione del Padre Nostro che intercala le “poste” del Rosario: diventare
fin d’ora, come affermava Péguy, temporalmente eterni.
I Parroci di Liserna.
E ‘ opportuno integrare le notizie sulla Compagnia del SS. Rosario con l’elenco dei Parroci di Liserna. Quantunque incompleto, attesta la continuità della Fede che ha illuminato i sacrifìci e le speranze di tante generazioni. Per il periodo antecedente il 1474 sono documentabili soltanto alcuni nomi come risulta dalla cronotassi dei parroci giacente presso l’Archivio Arcivescovile di Bologna. In essa evidentemente non si tiene conto di quanto può affiorare dalla storiografìa locale. Cito come esempio I. S. RUGGERL, Le chiese parrocchiali della diocesi di Bologna, Bologna,
1847. Egli afferma che nel 1098 era “moderatore spirituale ” di Lucerna=Liserna, Don Ascanio Zorzi di Nonantola.
1409- 1424. Don Gherardo.
1438: Don Antonio di Salvatore Boschi.
1440-1449 Don Rodolfo di Francia (?).
1461-1466 Don Tommaso di Alemagna.
Fino al 1474 Don Giovanni di Alemagna.
1474-1522 Don Sante Pacchi ( o Paoli? ) di Carlo da Carviano.
1522-1559 Don Lorenzo Magnani di Bastiano da Vergato.
1560-1580 Don Pietro Magnani di Giovanni (Economo).
1582-1591 Don Filippo Guidotti.
1591-1612 Don Gherardo Boschi di Liserna.
1613-1662 Don Guidone Guidotti da Vergato.
1669- 1682 Don Giulio Guidotti.
1686-1704 Don Giacomo Carboni di Liserna.
1704-1723 Don Giovanni M. Grandi.
1723-1763 Don Carlo ( o Galeazze ? ) Pascili. Si tratta di uno o dì due parroci?
1763-1792 Don Francesco Lippi.
1792-1831 Don Giuseppe Bettini.
1831-1862 Don Pietro Parentelli.
1862-1914 Don Luigi Tanari.
1915-1935 Don Adelmo Zucchi.
1935-1952 Don Angelo Ruggiano.
1953-1985 Don Giuseppe Boninsegna
L’a. ringrazia la Dr. Anna Stanzani, Direttrice dell’Ufficio Catalogo della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici delle Province di Bologna Ferrara Forlì Ravenna, per la concessione delle foto dei due paliotti di Liserna.